Verso le regionali

Campo largo, a Camporosso l’investitura di Andrea Orlando

Prima uscita pubblica di tutte le forze del centrosinistra dopo le dimissioni di Toti. Sansa pronto a sostenerlo, i 5 Stelle vogliono un profilo politico. L'identikit è quello dell'ex ministro

Camporosso. Vuoi il fattore tempo che impone scelte rapide perché le elezioni sono dietro l’angolo. Vuoi i risultati delle recenti europee, che hanno contribuito a stabilire in anticipo i rapporti di forza nel centrosinistra. Vuoi che il primo discorso dopo la caduta della giunta Toti ha i contenuti e il tono di un candidato presidente in pectore. Vuoi nomen omen: il campo largo si rinsalda a Campo-rosso.

E’ arrivata questa sera, sul palco della Festa dell’unità a Bigauda, la prima investitura dell’onorevole Andrea Orlando alla guida del campo largo ligure. A benedire platealmente l’uomo di governo del Pd è stato il consigliere regionale Ferruccio Sansa: «Mi auguro che il candidato venga scelto tra le persone su questo palco», – ha detto l’ex candidato presidente nel 2020. Nella stessa direzione Fabio Tosi del Movimento 5 Stelle: «Abbiamo bisogno di persone che abbiano masticato la cosa pubblica. Ci vuole un profilo politico». Ad ascoltare le parole delle due colonne portanti dell’opposizione al centrodestra, orfano di Toti, a Camporosso c’erano anche i segretari regionali Carla Nattero (Sinistra italiana), Gianni Pastorino (Linea condivisa), Simona Simonetti dei Verdi, Patrizia Acquista (Italia Viva Sanremo) e Cristina Lodi, consigliera comunale di Genova per Azione. Tutti pronti a convergere.

«L’ho detto in tante occasioni, – ha risposto Orlando, messo di fronte alla domanda sulla sua disponibilità per candidarsi alla presidenza -. Ho fatto il ministro per sette anni e non avevo mai svolto prima il ruolo di parlamentare del territorio. È quello per cui mi sti impegnando nell’ultimo periodo. Figuriamoci se io non voglio fare la mia parte per la Liguria. Prima, però, capiamo bene cosa serve di più: una punta, un centrocampista o un mediano. Partiamo dal profilo che può vincere meglio. Lo accetterei se la scelta cadesse su un’altra persona. Serve un esponente della società civile? Tiriamolo fuori e vediamo se regge».

Ancora l’ex ministro: «Non siamo più nella fase ‘prima il programma e poi il candidato’. I tempi ci impongono di scegliere contestualmente, altrimenti parteciperemo alle regionali del 2030. Quello che dobbiamo evitare assolutamente è la tattica. Siamo di fronte a un contesto ‘post bellico’. La democrazia ligure è stata bombardata e noi la dobbiamo ricostruire. Tante modalità della politica che possono essere utilizzate in tempo di pace non vanno bene in tempo di guerra. Siamo in un momento in cui chi vuole dare un contributo lo deve dire. Se sarò scelto io, ci sono».

Le dimissioni di Toti. «La storia va raccontata bene. La narrazione che vorrebbero imporre è che c’è in atto un golpe della magistratura al quale si è accodata l’opposizione. Non sono mai stato tra quelli che sventolano cappi o manette. Credo però che non si possano trasformare gli imputati automaticamente in vittime e i magistrati in criminali. È pericoloso per la democrazia e per lo Stato di diritto», – ha proseguito Orlando -.

«In Liguria non c’è nessun golpe. Lo deduco dal comportamento di quelli che gridano al voto, a partire da Toti. Se ci fosse stata un’intenzione così abnorme da parte della magistratura, non si sarebbe atteso a presentare il ricorso in Cassazione, che ancora oggi non è stato depositato». Poi l’attacco: «I parlamentari e i ministri del governo si comportano da teppisti. Perché non vengono attivate le azioni disciplinari nei confronti della magistratura, cosa aspetta la maggioranza a intervenire? La realtà è un’altra, che c’è un processo che deve andare avanti e la politica deve fare la sua parte».

«Prima che scoppiasse questa vicenda, ho detto che in Liguria è stata favorita un’oligarchia predatoria. Ci troviamo di fronte a un’inchiesta che dimostra che avevamo ragione. E cosa dovevamo fare? Fermarci per dire e delegare alla magistratura il cambiamento? Abbiamo fatto bene ad andare in piazza. Abbiamo chiesto le dimissioni perché l’inchiesta confermava quanto da noi denunciato, la creazione di un centro di potere che svuotava la democrazia».

«Noi tutti siamo in grado di costituire una coalizione se condividiamo l’enorme gravità di quanto accaduto. Non vogliamo un’alternanza, ma un’alternativa. Se aspetti quattro settimane per una concessione in porto ma ci vogliono undici mesi per una visita oncologica, questa è una violazione degli articoli 2 e 3 della Costituzione. Dopo una stagione di privilegi, ora dobbiamo ricostruire su basi profonde una nuova stagione della democrazia in questa regione. A partire dalla trasparenza. Questo palco dimostra che ci sono le condizioni per andare uniti. Non si deve fare una campagna elettorale per parlare solo male di Toti. Al contrario, dobbiamo proporre un progetto che superi il concetto di territorio come patrimonio personale. Se sbagliamo questa volta, non verremo perdonati da chi spera nell’alternativa, nel cambiamento».

leggi anche
Il commento
Orlando su dimissioni Toti, «Frutto della rottura all’interno della coalizione»
Retroscena
Orlando guarda al mondo civico, «Immagino una lista di coordinamento aperta ai moderati»