Imperia

Progetto Pelagos per la salvaguardia del santuario dei cetacei, Biasi: «Creare un brand di identità della nostra provincia»

In programma in autunno un convegno per invitare i player internazionali a sviluppare questa importante possibilità ambientale, turistica, culturale ed ambientale

Imperia. Un vero e proprio patrimonio ambientale per i cetacei esiste nel ponente ligure ed in particolare in provincia di Imperia dove grazie al fitoplancton, un’erba di cui vanno ghiotti questi mammiferi e che, per questo, avrebbero eletto lo specchio d’acqua antistante Imperia e provincia, il loro posto del cuore.

Oltre 800 balene sono state fotografate (la maggior parte rimane nel santuario anche in inverno e la minoranza si sposta poi tra Lampedusa o a largo della Catalogna), più di duemila capidogli e dalle 300 alle 600 balenottere vivrebbero nel santuario Pelagos. Un patrimonio immenso che porta anche turismo non solo per i paesi sulla costa ma anche per quelli dell’entroterra. Si stima infatti che sarebbero almeno 22 milioni di whale watcher che girano il mondo per vedere le balene generando oltre 3 miliardi di euro indotto, un dato in continua crescita. E proprio durante l’incontro che si è tenuto nella sala consiliare questa mattina  dal titolo “Pelagos, il Santuario dei cetacei” sono stati illustrati gli sviluppi del progetto e le prossime iniziative in programma per la salvaguardia del Santuario dei cetacei nel ponente ligure.

«Un grazie alla dottoressa Airoldi e Tethys che hanno coinvolto la Provincia in questa riflessione della potenzialità della tutela ambientale – afferma il vice presidente della Provincia con delega alla tutela dell’ambiente Armando Biasi– ma della possibilità di crescita turistica e culturale creando un brand di identità della nostra provincia. La delega al turismo è in capo alla Regione ma essendo la Provincia la casa dei Comuni, ho pensato come vicepresidente, in accordo con il Presidente Scajola, di poter cominciare a fare quel coordinamento tra Enti, affinché oltre dopo 25 anni di enorme lavoro fatto dalla dottoressa Airoldi e da Tetis, che hanno messo insieme quelli che sono i numeri con la quantità di potenzialità anche con il numero di specie marine presenti nel nostro mare in provincia di Imperia che possa finalmente diventare un modello identitario che unisca sia il mare che la costa ma anche l’entroterra perché credo che avvenuto con pazienza e progettualità nelle cinque terre che erano 5 Comuni separati che se non si univano, non avrebbero fatto massa critica».

«Noi abbiamo un obbligo morale e un impegno di crescita territoriale- conclude Biasi- e quindi di cominciare a coordinare i Comuni e la Regione che hanno già dato disponibilità di essere al nostro fianco, di promuovere questo brand e questo marchio turistico e muovendoci su diverse tappe. Il prossimo obiettivo è creare un brand regionale che possa essere condiviso con chi già opera da tanti anni, per arrivare ad organizzare un convegno in autunno per invitare i player internazionali che ci comunicano, come hanno già fatto in altre parti del mondo, a sviluppare questa importante possibilità ambientale, turistica, culturale ed ambientale che è il Whale watching. Oggi è un inizio e ci impegneremo come Provincia a far sì che l’incontro di oggi non sia uno dei tanti ma sia l’inizio che possa portare un crono-programma per aumentare i flussi turistici e dare una consapevolezza della potenzialità e delle caratteristiche del nostro territorio».

«Rappresento- spiega la dottoressa Sabina Airoldi– l’Istituto Tetis, che si occupa da quasi quarant’anni di ricerca e monitoraggio dei cetacei del santuari Pelagos. Il nostro ruolo è quella di produrre la conoscenza scientifica in questa situazione era quello di valorizzare questo straordinario patrimonio ambientale che a mio parere se visto e vissuto come una possibile fruizione totalmente sostenibile. Il mio ruolo è quello di sottolineare che questo può essere un valore aggiunto all’attività del territorio e se ne può fruire ma deve essere fatto veramente in modo rispettoso di quelle che possono essere le esigenze degli animali e dell’intero ecosistema. Questa è un’importante tappa perché credo che per la prima volta si sia compresa l’importanza di fare rete, cioè di fare in modo di che si uniscano, fare sistema tutti i Comuni e le realtà e gli stakeholder presenti sul territorio nella consapevolezza di operare insieme e raggiungere un obiettivo. Già trentaquattro paesi nel mondo che hanno puntato sui cetacei come elemento di attrattività per il proprio territorio, in modo diversificato tra paese e paese ma ne hanno creato un’occasione di incoming economico per il proprio paese, quindi si può fruire di di questi straordinari patrimoni, l’importante è di farlo in modo sostenibile cioè lo dobbiamo fare senza che le attività turistiche vadano a creare un eccessivo disturbo su questi mari, bisogna goderne senza disturbare in modo che la risorsa rimanga inalterata nel tempo».

L’accordo Pelagos concerne la creazione di un santuario per i mammiferi marini del Mediterraneo che venne sottoscritto tra Italia, Francia e Principato di Monaco nel 1999 ed entrato in vigore nel febbraio del 2002, coinvolgendo ad oggi 111 Comuni italiani e 129 francesi con l’obiettivo di di promuovere tra i tre paesi firmatari azioni concretate ed armonizzate per la protezione dei cetacei e dei loro habitat.

Questo progetto ha contribuito significativamente alla promozione di pratiche sostenibili di navigazione e pesca, al monitoraggio costante dello stato di salute del santuario e alla creazione di collaborazioni tra le varie parti interessate. La Capitaneria ha svolto un ruolo fondamentale nell’implementare i regolamenti marittimi volti a proteggere l’ambiente marino. Inoltre le strutture ricettive hanno contribuito a promuovere un turismo sostenibile e a sensibilizzare i visitatori sull’importanza della conservazione marina.

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