Porto vecchio ancora per poco
Pregi e difetti dell’opera che cambierà il volto del fronte mare
Sanremo. Tutti i candidati a sindaco in corsa alle elezioni amministrative di Sanremo ritengono che l’ultimo progetto di riqualificazione straordinaria del Porto vecchio debba essere modificato in sede di conferenza dei servizi per rispondere al meglio alle esigenze degli operatori. A partire dai pescatori professionali, le associazioni sportive e i gestori dei “baretti”. Anche il Comune si è convinto della necessità di attendere l’insediamento della nuova Amministrazione, tanto da aver rilasciato l’altro ieri una nota stampa con la quale il settore Lavori pubblici e grandi opere di Palazzo Bellevue ha annunciato la sospensione dell’iter in attesa del voto popolare.
L’intervento privato destinato a cambiare il volto del fronte mare della Città dei fiori è l’argomento più discusso degli ultimi anni, così come degli ultimi mesi caratterizzati dalla campagna elettorale. Non si contano più gli incontri per spiegare pregi e difetti degli elaborati firmati dallo studio di progettazione architettonica Amdl Circle dell’archistar Michele De Lucchi, in collaborazione con lo studio Calvi Ceschia Viganò, autore del primo progetto targato Walter Lagorio posto a base della gara d’appalto europea vinta dalla Porto di Sanremo srl, proprietà Reuben Brothers. Gli stessi di Portosole Cnis.
Riviera24.it è entrata in possesso di tutti i documenti relativi all’affaire Porto vecchio e li mette a confronto. Una premessa è dovuta per rispetto agli studi che hanno lavorato sulle proposte in discussione. Il progetto del sanremese Calvi Ceschia Viganò è stato realizzato prima dell’introduzione delle più recenti normative in materia di project finance. Per tanto, il livello di approfondimento è quello di un progetto di fattibilità e non di un progetto definitivo, che è il caso della versione curata dallo studio De Lucchi insieme alla holding Rina Consulting Spa coinvolta per la parte ingegneristica. Ad onor del vero, il progetto Calvi può vantare dalla sua un’ampia concertazione con gli operatori del porto, frutto di lunghi confronti. Quella De Lucchi è una versione alternativa, nata per porsi in concorrenza.
I numeri. Il nuovo progetto aggiudicato prevede un valore degli investimenti in opere di circa 75 milioni di euro. Di questi, solo per quelle “fredde” (che non daranno redditività all’investitore, ndr), i costi sono aumentati del 35% rispetto alle ipotesi iniziali. Solo la costruzione del tunnel che dovrà assorbire la viabilità di via Nino Bixio pedonalizzata costerà quasi 14 milioni di euro. Il totale complessivo dell’investimento, iva inclusa, sfiora i 110 milioni.
Il confronto sulle visioni. Partendo dal piano degli ormeggi, spiccano importanti differenze. Nella prima versione, i moli destinati ai pescatori professionali vengono trasferiti dal molo sud in piazzale Vesco, sotto gli occhi della capitaneria. Stessa sorte per i magazzini e il mercato del pesce. Nel progetto aggiudicato, Piazzale Vesco viene ampliato verso Portosole per permettere l’inserimento di un parcheggio. Di conseguenza, per le piccole barche a vela e le canoe delle associazioni sportive viene fortemente ridimensionato l’accesso al mare. A comportare il trasferimento del mercato del pesce e dei magazzini dall’area di Santa Tecla a piazzale Vesco, è stata una delle prescrizioni imposte dalla Soprintendenza alle Belle Arti che ha richiesto di lasciare il cono visivo di fronte al polo museale completamente libero da ostacoli. Il trasferimento dei moli tocca anche la piccola pesca che nel progetto Calvi trovava spazio nel primo segmento del molo sud, mentre in quello De Lucchi gli amatori ritornano nel perimetro del Permare.
Nella versione uno, di fronte ai baretti sono presenti degli yacht sul modello di Calata Cuneo a Imperia. Nella versione due l’area viene liberata e gli yacht sono tutti attraccati lungo la diga foranea. Una scelta dovuta alla consistenza del terreno che si trova in prossimità della banchina dei baretti, la cui composizione chimica non permette di dragare il materiale per trasferirlo in discarica. Non potendo abbassare la quota del fondale, secondo lo studio marittimo compiuto da Rina Consulting, in caso di forte mareggiata non poteva essere garantita la sicurezza delle barche ormeggiate di fronte ai locali.
Arrivando all’argomento più scottante, quello del tunnel sotterraneo, nella versione due troviamo un dettaglio particolare. Il sottopasso che parte dall’incrocio di Corso Mombello e sbocca nella salita “Croce Rossa”, si conclude a cielo aperto. Per semplificare, viene interrotta la continuità della passeggiata di via Nino Bixio. In corrispondenza delle Poste c’è una balconata che guarda dall’alto verso il basso l’uscita delle auto. Nella relazione generale allegata al progetto De Lucchi, lo studio Rina specifica che il ricalcolo delle quote (dovuto a maggiori e più opportuni approfondimenti sulla natura del terreno di fondazione e delle quote di uscita e di superficie del tunnel), ha fatto emergere differenze sostanziali tra lo studio di fattibilità e il nuovo progetto definitivo. In sostanza, adeguando alle reali condizioni le quote di progetto, sono cambiate alcune strutture in superficie. Per riequilibrare le altezze è prevista la demolizione e ricostruzione del ponte ciclabile che attraversa il torrente San Francesco. Il tunnel sarà alto 5 metri per 140 di lunghezza. Passerà sotto i nuovi locali che sostituiranno i baretti e non nel sottosuolo di via Bixio al fine di rimanere lontani dalle case in fase di scavo e non interrompere il deflusso delle acque provenienti dalla parte a monte di Sanremo. Annesso al tunnel viene previsto un parcheggio interrato che passa da 100 a 130 posti auto.
A proposito di baretti, la versione Calvi prevedeva una dislocazione sparsa per favorire una migliore integrazione porto-piazza Bresca. Nel progetto De Lucchi viene riproposto il blocco rettilineo orizzontale che oggi già conosciamo. Ciò in ossequio a un’altra precisa prescrizione della Soprintendenza che vuole mantenere la linearità della pista ciclabile rispetto ai nuovi volumi. Dettaglio di pregio apportato dall’archistar ferrarese, tutti i tratti pedonali, compresa la camminata panoramica ricavata sul molo sud, hanno il ricamo di corso Imperatrice, in un’ideale prosecuzione che dovrebbe coinvolgere, un domani, lungomare Calvino e l’ex stazione.
Il cronoprogramma. L’ultima versione iscrive le opere a mare come quelle da realizzare con priorità. La messa in sicurezza del molo sud partirebbe ad agosto 2025 per terminare nelle stesso mese dell’anno successivo. Allo stesso tempo si procederebbe con la sistemazione dei pontili, l’ampliamento di piazzale Vesco e le manovre di dragaggio che si dovrebbero concludere nel dicembre del 2028.
In parallelo si avvierebbe la fase due con le demolizioni e gli scavi per il tunnel. Prima picconata iscritta ad agosto 2025, collaudo finale nel dicembre 2028. Quasi pronto il tunnel, il cantiere si amplierebbe alle strutture e agli impianti connessi ai nuovi ristoranti. Partenza dei lavori 1° luglio 2027, consegna ai concessionari al 31 dicembre del 2028. Capodanno con varo.