Essere o non essere, il dilemma Fellegara tra responsabilità e purezza
Il centrosinistra è l’ago della bilancia ma la base è in subbuglio. Alle porte ci sono le elezioni regionali
Sanremo. “Essere o non essere, questo è il dilemma”. A porsi l’interrogativo non è l’Amleto di Shakespeare ma Fulvio Fellegara. Scaduto ieri il termine perentorio per chiudere un accordo di coalizione in “apparentamento”, il centrosinistra sanremese ora deve decidere se giocare un ruolo o restare a guardare. Più esplicitamente, se votare per il candidato civico Alessandro Mager o disertare le urne, favorendo l’ascesa dell’ingegnere Gianni Rolando e la riconquista della città da parte di quel centrodestra dei partiti confinato in panchina da 10 anni (unico caso del genere nella Liguria di Toti).
Negli ultimi giorni le assemblee della coalizione Fellegara – che tiene insieme la neonata lista civica Generazione Sanremo, la sinistra di Progetto Comune e il Partito Democratico -, si sono accavallate l’una sull’altra. Ieri l’ultima dei Dem, dalla quale è emersa una divisione netta tra favorevoli e contrari al sostegno al candidato Mager. L’unico comune denominatore di fronte al quale le spaccature si smussano è la fiducia in Fellegara e nel suo delicato compito di mediatore tra visioni differenti.
Per dirla con le parole dell’ex segretario Cgil, se Mager e Rolando sono “facce della stessa medaglia”, non si può nascondere che dietro l’angolo ci siano le prossime elezioni regionali. Una vittoria di Rolando rafforzerebbe il centrodestra dei partiti. Al contrario, quella di Mager rinnoverebbe un’esperienza civica che potrebbe saldarsi da un momento all’altro con quella di Claudio Scajola a Imperia. Un asse che nella partita per la Regione giocherebbe un ruolo cruciale all’interno di un contenitore da creare al centro. Ed è al centro che il centrosinistra ligure (in particolare quello vicino all’ex presidente della giunta regionale, Claudio Burlando), guarda con interesse alla luce dei risultati delle europee. C’è un 7% dell’elettorato che si rifà a Stati Uniti d’Europa e Azione che non si può ignorare. Nel cortocircuito generale della politica locale, l’asse dei civici, per quanto di centrodestra, potrebbe contribuire ad affondare i partiti dell’area di governo in provincia di Imperia e non solo.
Riunendo il campo progressista, Fellegara ha già fatto un mezzo miracolo a Sanremo, città dove storicamente i moderati sono la stragrande maggioranza. Ora il leader dell’alternativa deve scegliere tra senso di responsabilità e purezza. Nelle premesse della sua discesa in politica c’è il richiamo al progetto “non di testimonianza”, ovvero nato per assumersi la responsabilità di amministrare. Il capitolo della sua corsa a sindaco si è concluso con il raggiungimento dell’unico obiettivo utile realmente possibile, riunire quel 20% circa dell’elettorato che prima di lui era frammentato e inconsistente ai fini della determinazione del risultato che conta.
Tra Generazione Sanremo, Progetto Comune e Pd c’è un totale di poco meno di 5000 elettori che al pari di Fellegara devono capire se essere o non essere. Tenendo a mente che la neutralità non è neutra come in Svizzera, perché a Sanremo colmare un gap di 2500 voti in pochi giorni non è semplice. Una situazione simile si era avuta nel 2004, quando lo stesso Gianni Rolando di oggi arrivò al ballottaggio con 1500 voti di vantaggio sullo sfidante Claudio Borea. L’ex sindaco riuscì a ribaltare il risultato al secondo turno, grazie al calo dell’affluenza e alla convergenza sul suo progetto dei voti della Lega in allora rappresentata da Marco Lupi.