Disordini di attivisti pro Palestina a Ventimiglia, la replica al professor Zarfati

8 giugno 2024 | 09:09
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Disordini di attivisti pro Palestina a Ventimiglia, la replica al professor Zarfati

«L’obiettivo non è divulgare conoscenze, ma svolgere il compitino, annoiarsi mentre fuori “la bella stagione bacia la città”, mandare qualche foto all’ambasciata e assicurarle di aver svolto il lavoro di propagandista anche oggi»

Ventimiglia. «Se c’è un contesto in cui si rivela il disorientamento dei professori sionisti che fan la spola tra Roma e Tel Aviv con slogan su un conflitto di cui fan finta di sapere fin troppo, sono i luoghi di confronto.
Credono che il sangue che versano in Palestina, Libano, Siria non li seguirà anche a Ventimiglia, Rimini o Bari, ma che potranno chiacchierare tranquilli e contenti, insieme a quattro anziani e dieci poliziotti, con il brillante autore del brillante libro colmo di grottesche evidenze».

Lo dichiara il professor Fulvio Birocca, che replica alle parole del professor Alex Zarfati in merito ai disordini di attivisti pro Palestina alla biblioteca Aprosiana di Ventimiglia, nel momento in cui era in corso la presentazione del nuovo libro di David Elber “Il diritto di sovranità in terra di Israele”.

Aggiunge Birocca: «Credono che potranno insegnare ai giovani, dialogare con loro, sanzionare affettuosamente la loro ignoranza e indirizzarli verso vestiti dai colori più sobri e posizioni politiche moderate come quelle di Ben-Gvir. Ma andiamo per ordine: Siamo nel mezzo di un massacro orribile, una distruzione senza precedenti, inverosimile, e l’odio contro i palestinesi si rivela nelle atrocità scandalose e quotidiane dell’esercito israeliano contro Gaza, Cisgiordania, Libano. I professori e i governanti sionisti credono che i tempi siano maturi per terminare la pulizia etnica dei nativi palestinesi, annettere i territori “contesi” e poi “l’appetito (coloniale) vien mangiando… non c’è limite ai deliri sionisti. (Professore ci parli di Beirut, ci parli di Quneitra e Damasco)».

«Nel mezzo di questo delirio, i professori organizzano una frizzante brillante presentazione: l’obiettivo non è divulgare conoscenze, ma svolgere il compitino, annoiarsi mentre fuori “la bella stagione bacia la città”, mandare qualche foto all’ambasciata e assicurarle di aver svolto il lavoro di propagandista anche oggi. Il sempre brillante Elber sbadiglia che l’annessione è giusta, la Palestina non esiste e mai esisterà, Israele è sovrano per la legge (della forza). Tornerà a casa pieno di libri (i suoi). Il professore invece è coraggioso, è venuto a passare tre giorni in Costa Azzurra spesato dall’ambasciata. Decide di introdurre parlando dei rischi digitali, “il problema passa dalle finestre digitali” dice, come a ricordarsi quanto era più semplice riuscire a espellere 750.000 palestinesi quando non c’era internet».

«Dei giovani e delle giovani contestano le parole della briosa banda e abbandonano la sala, contestando la complicità del governo italiano e del comune di Ventimiglia che chiude alle 14 l’unica biblioteca della città perché quattro amici se la raccontino tra di loro; in fronte ai quattro amici “che non si scompongono” ragazzi e ragazze che manifestano solidarietà al popolo palestinese, molte persone si uniscono da Imperia, Genova, Milano, Tunisi, Berlino e Baghdad, macchine strombazzano e passanti applaudono e sostengono. Gli organizzatori sono costretti ad uscire da una porta sul retro e addirittura si immaginano inseguiti. Senza timore di offendere il professore, se oggi qualcuno può scrivere la parola Resistenza sono i palestinesi e le palestinesi che difendono la propria terra e dignità dalle vostre spade assetate».