Ventimiglia, alla chiesa di Sant’Agostino la commemorazione dei caduti sul lavoro

3 maggio 2024 | 09:59
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Ventimiglia, alla chiesa di Sant’Agostino la commemorazione dei caduti sul lavoro

Nel corso della celebrazione è intervenuto il professore Giancarlo Memmo dell’Unitre Intemelia

Ventimiglia. Giovedì 2 maggio alle 19, si è svolta la Messa in commemorazione dei caduti sul lavoro, celebrata dal Parroco Don Ferruccio Bortoloto. Alla Messa sono state invitate le autorità istituzionali e in particolare erano presenti per le Organizzazioni Sindacali con Tiziano Tomatis Segretario Generale Cgil Imperia , Antonieta Pistocco Segretario Cisl Imperia e Milena Speranza Responsabile territoriale Uil Liguria.

Don Ferruccio Bortoloto ha chiesto per l’occasione al professor Giancarlo Memmo, dell’Unitre Intemelia, una breve riflessione finale, al termine della messa, sul tema delle morti sul lavoro e sul significato che queste hanno anche per la comunità catolica. I fedeli hanno accolto le parole del docente condividendole con un applauso finale.

L’intervento di Giancarlo Memmo per la Messa:

«Mi è stato chiesto da Don Ferruccio, un breve intervento, un monologo per esprimere ciò che sento da Cristiano e da Cattolico sul tema di questa Messa: le morti dei nostri fratelli sul lavoro. Innanzitutto mi presento, mi chiamo Giancarlo Memmo, sono un ex insegnante, malato di sclerosi multipla e toccato pesantemente dagli esiti severi del Covid 19 nel 2021. Sono stato in terapia intensiva e per qualche strana ragione il buon Dio mi ha rimandato per quattro volte nella vita terrena, non era il mio momento evidentemente, e mi ha permesso anche di essere qui con voi.

Io credo che Lui mi ha restituito, come atto d’Amore, una nuova vita, non so dirvi perché… Personalmente non credo di avere particolari meriti e credo anzi che nella mia fragilità umana di essere un peccatore forse anche recidivo, ma Lui ci ha visto dell’altro… e mi ha restituito una nuova vita. Me lo sono chiesto tantissime volte perché io si e gli altri che erano vicino a me no. Questo per dirvi che l’argomento della morte fisica, l’ho sperimentato e conosciuto, mio malgrado, molto bene. Io, poi, ho capito che se fossi ritornato in vita avrei restituito in qualche modo e in cambio di nulla questo dono che avevo avuto di nuovo. Mi sono anche convinto che, nonostante tutto, sarei diventato un uomo migliore, mi riecheggiavano sempre le Scritture quando dicono: chi onora Me, Io onorerò, credo di aver capito il significato profondo della Scrittura con la mia esperienza.

Ho dovuto abbandonare il lavoro che amavo e ho cominciato a rimettere a posto nei cassetti della mia vita alcune cose, mi sto laureando alla Sapienza, per la seconda volta, con una tesi a me congeniale che si intitola l’Economia del Dono, avevo bisogno di dare una forma teorica a quella che era la mia seconda vita. Ma concentriamoci sul dramma delle morti sul lavoro, questo triste primato che il nostro Paese detiene: 3 morti al giorno!

Dovete sapere che uno dei capisaldi dell’Economia marginalista e Neoclassica, per intenderci quella vigente, è che il valore di una grandezza, per esempio il fattore Lavoro, è dato dal valore dell’ultima unità del fattore usata per la produzione: l’ultimo dà valore a tutti gli altri!! Concetto interessante, che mi pare che il buon Dio conosceva già quando diceva che quello che farete al più piccolo di uno di voi, lo farete a Me, quando diceva ero carcerato, ero forestiero, ero malato….lì c’è il volto di Cristo, in quel fratello.

Qual è il valore “marginale” di una vita spezzata sul lavoro? Niente dice qualcuno, è un incidente…tutto, dico io perché non è un incidente! Dice il Talmud chi salva una vita salva il mondo…quindi “parafrasando” l’economia marginalista neoclassica, se il valore di una vita ultima o “marginale” è zero o prossimo a zero, purtroppo anche quella degli altri assumerebbe lo stesso valore, e direi che noi cattolici la svalorizzazione della vita umana la vediamo perfettamente nella nostra società.

Il sangue dei morti sul lavoro, mi ricorda l’omelia di Papa Francesco anni fa a Lampedusa, come vedete migranti e lavoro si intrecciano. Diceva il Papa parlando di Adamo che aveva smarrito il suo posto nella Creazione Universale: Dio chiede a Caino dov’è tuo fratello? Caino dov’è tuo fratello?….il suo sangue grida fino a Me! Quindi le morti sul lavoro interrogano le istituzioni, ma interrogano anche me, te, voi: sono domande e fatti che ci interrogano sempre, le domande non sono per altri sono in primis per noi. Di chi è la responsabilità? Di tutti….cioè di nessuno?

Vedete non so se ci avete mai fatto caso ma all’inizio della Messa c’è il Confesso a Dio Onnipotente….quello dove ci battiamo il petto. Io mi sono chiesto il perché facciamo questo, che senso ha…. infatti è qualcosa che mi affascina questa presa di coscienza collettiva, diremmo outing per usare un termine in voga…Perché peccando, anche singolarmente, abbiamo inquinato le possibilità di vita degli altri fratelli, per questo lo facciamo in pubblico, perché siamo tutti collegati, interdipendenti per usare un termine economico. Quindi la colpa è anche nostra, la mia, la tua, la sua. Ad esempio anche Aldo Moro nella lettera all’ amata moglie diceva:…qualche volta penso alle scelte sbagliate, tante, alle scelte che altri non hanno meritato…”. Per cui come Persone, come Cristiani e cattolici non siamo esenti da responsabilità.

Del resto basta prendere le tabelle OCSE-UE delle retribuzioni orarie del lavoro che ci collocano all’ultimo posto e le tabelle dei morti sul lavoro che ci collocano al primo posto. Cosa c’è da capire? Cosa ne deduciamo? Cosa non è chiaro? Che tipo di laurea ci vuole per interpretare questi dati? Vedete quando ero a Scuola, capitava di invitare l’Anpi in occasione del 25 aprile e spesso naturalmente parlavamo anche della nostra Carta Costituzionale. Una delle cose che facevo in preparazione diciamo dell’evento, era far vedere ed ascoltare le lettere dei partigiani condannati a morte, un affresco di vita significativo! Come del resto ci fa capire Madre Teresa di Calcutta quando ringraziava commossa i morenti ammalati perché diceva le davano tantissimo…. Poi esordivo nelle occasioni ufficiali con parole di trasparente sincerità:… vedete io ho studiato alla casa dello studente a Genova, ho usufruito, credo immeritatamente perché non ho lottato per averlo, di un welfare che “altri” hanno preparato per me, e io di questo un po’ mi vergogno, però posso dirvi con certezza che se voi ragazzi un giorno potrete esigere come diritto un lavoro che dà dignità alla persona, lo potrete fare perché sono morte delle persone per questo, per darci questi valori costituzionali, per cui vi chiedo sempre di onorarli andando sempre e comunque a votare….per questo ci è morta della gente, è il minimo che gli dobbiamo.

Anche se ricordiamoci sempre dell’importanza dell’esempio o della testimonianza come diremmo noi cattolici: nel messaggio di fine anno del 1979 Sandro Pertini disse che “ i giovani non hanno bisogno di sermoni, i giovani hanno bisogno di esempi di onestà, coerenza e altruismo”. Vedete nella letteratura sociologica ed economica, diciamo che ci sono valide ragioni, che non possiamo qui approfondire, per cui esiste un conflitto tra Capitale e Lavoro. La bellezza della nostra Costituzione, una delle perle a mio avviso, è che si è cercato di risolvere questo conflitto facendo partecipare il lavoratore alla vita dell’impresa, garantendogli dei diritti, la giusta retribuzione dignitosa per sé e per la sua famiglia, legando l’impresa stessa alla crescita ed emancipazione della società. Anche da qui è nata l’imprenditoria cattolica, il cattolicesimo imprenditoriale, il capitalista cristiano e cattolico.

Ma in questo io ci vedo anche la visione che aveva Aldo Moro, infatti non guardava solo alla società come era, ma a come avrebbe dovuto evolversi, trasformarsi, in una specie di sviluppo prossimale, che però non trascurava nessuna delle sue componenti e avrebbe affermato pienamente i valori costituzionali e la Persona Umana. Umana, mai come oggi è necessario, a mio avviso specificare l’aggettivo.

La Globalizzazione diceva Papa Bergoglio a Lampedusa, è diventata la globalizzazione dell’indifferenza, ci ha tolto la capacità di piangere, di patire con, ha creato l’anestesia del cuore, per cui aggiungo io ci sembra quasi normale e inevitabile nel 2024 avere le morti sul lavoro. Non so se avete notato che quasi mai sappiamo che facce hanno, chi sono le famiglie, i figli, i mariti e le mogli, fidanzate e fidanzati… di altri personaggi invece sappiamo tutto minuto per minuto.. ecco per esempio dovremmo preferire sapere di più dei primi e meno dei secondi.

E’ possibile un altro modo di vivere? Si è possibile, non esistono solo modelli basati sulle catene del valore, sulla massimizzazione dei profitti, sul deterioramento della ragione di scambio internazionale dei paesi poveri, sui diritti soggettivi degradati al maquillage dei diritti, per esempio può esistere l’economia del dono, il commercio equo e solidale, il diritto assoluto della persona contrapposto al diritto soggettivo che “noi possiamo permetterci dati i vincoli di bilancio” che alla fine diventa un mero interesse legittimo. Come suonerebbe: Tu hai diritto alla sicurezza che noi, le condizioni di mercato, il bilancio aziendale, i tassi di interesse del fido bancario..può o possono offrirti ???

Nel mio pellegrinare lavorativo quando ero precario mi è capitato, alle falde del Monte Rosa a Varallo Sesia, di organizzare anni fa un convegno con Mani Tese, quella dei piccoli progetti nell’Africa e l’insegnamento di padre Alex Zanotelli, di cui ricordo a memoria alcuni concetti. Per esempio si parla sempre di competizione, ma il rovescio della medaglia è l’esclusione di cui spesso nessuno parla abbastanza. Noi non votiamo solo nelle urne ma votiamo anche quando compriamo delle merci: questo è fatto con i bambini, con le donne in gravidanza maltrattate, senza condizioni di lavoro dignitose….ma è di marca è bello, fa status….ma io non lo voglio,…anche se costa meno io non lo compro. Quindi possiamo scegliere merci che abbiano una maggiore dotazione sociale e criteri etici di produzione: possiamo farlo, dobbiamo volerlo fare!

Diceva Hannah Arendt nella “banalità del male” che per evitare l’abisso del totalitarismo sarebbe bastato che Eichmann avesse riflettuto, ognuno di noi può riflettere, può pensare, quando rinunciamo a questa importante facoltà umana, si apre la strada alla tragedia. Diceva Franco Basaglia “”Noi, nella nostra debolezza, in questa minoranza che siamo non possiamo vincere, perché è il potere che vince sempre. Noi possiamo al massimo convincere. Nel momento in cui convinciamo, vinciamo, cioè determiniamo una situazione di trasformazione difficile da recuperare.”

Credo quindi che il buon Dio non ha visto in me un disabile, un peccatore, un malato, ha visto una Persona. Così i morti sul lavoro, non sono effetti collaterali, danni collaterali, sono Persone che andrebbero custodite come Gesù Cristo ci ha insegnato quando diceva amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Se noi riusciamo a ragionare in termini di Persone, allora quel conflitto tra Capitale e Lavoro è superato in quella società che visionari come Aldo Moro immaginavano per la nostra Costituzione.

Una società dove Essere vuol dire percepire e non Essere come essere percepiti, dove dobbiamo celebrare la vita, la vita che c’è e non la morte, dove forse abbiamo bisogno di sacerdoti e sacerdotesse della Vita e non di streghe e apprendisti stregoni della Morte. Una società dove la rendita INAIL una tantum per i deceduti sul lavoro possa essere considerata offensiva per il divino valore che ha la vita umana».