Stangata sull’acqua, ecco perché
I conguagli più alti a Imperia, Taggia e Ventimiglia dove le tariffe applicate erano più che generose. A Diano Marina i rimborsi maggiori
Imperia. Infuria la polemica e si preparano le proteste dei cittadini a Imperia, Taggia e Ventimiglia per la stangata arrivata in bolletta agli utenti domestici di Rivieracqua, gestore provinciale del servizio idrico integrato. Fatture da capogiro quelle notificate nei giorni scorsi e che stanno viralizzando in rete. C’è chi ha ricevuto bollette da più di 2700 euro per via dell’applicazione retroattiva al gennaio 2022 della nuova tariffa unica d’ambito che ha uniformato la giungla di tariffe in vigore fino a due mesi fa. Non aver pensato a una rateizzazione d’ufficio per questi casi è stata una svista che rischia di scatenare ricorsi a valanga.
Ma perché i cittadini di Imperia, Taggia e Ventimiglia sono così penalizzati, mentre in altre realtà, non meno importanti, come Sanremo e Diano Marina, la bolletta dell’acqua cresce ma non così esageratamente? La spiegazione è di una logica ferrea. “In quei Comuni l’acqua è stata pagata poco, troppo poco e il prezzo basso applicato ha favorito consumi alti e sprechi”. A confermarlo sono i tecnici che stanno elaborando in questi giorni le prossime fatture da recapitare nel Dianese, territorio vessato in passato da tariffe spropositate e che oggi dovrebbe godere di notevoli compensazioni in positivo per i cittadini.
Stando ai coefficienti elaborati dalla struttura commissariale dell’ambito idrico imperiese che fa capo al sindaco di Imperia e presidente della Provincia (nonché commissario), Claudio Scajola, i cittadini del Comune di Imperia hanno pagato l’acqua meno della metà di quanto avrebbero dovuto se la tariffa unica provinciale fosse entrata in vigore nel 2018 e non nel 2024.
Uno “sgravio” nella misura esatta del 52,4% per bolletta (importo stimato su un consumo standard di 180 metri cubi) che oggi viene imputato una tantum a titolo di conguaglio per ogni periodo di fatturazione intercorso dal 1° gennaio 2022 a oggi. Stesso discorso anche per Taggia (49,6%) e in misura meno impattante a Ventimiglia (12,8%). I conguagli più pesanti sono arrivati o arriveranno a Dolcedo (69,1%), Riva Ligure (65,6%) e Borghetto d’Arroscia (53,9%), Pornassio (49,5%), Chiusavecchia (46,6%), Castellaro (38,6%), Vessalico (36,2%) e Ceriana (28,4%), Civezza (22,5%), Diano San Pietro (18,3%), Ventimiglia (12,8%), San Lorenzo al Mare (16,1%) e Pontedassio (9,2%).
Al netto della quota fissa in bolletta, aumentata per tutti, possono tirare un sospiro di sollievo i cittadini di DianoMarina, dove l’acqua costava in precedenza quasi il doppio rispetto alla nuova tariffa unica d’ambito (45,7% in più). Così anche a San Bartolomeo al Mare (35,8%), Cervo (38,7%), Villa Faraldi (17,7%). Tra i grandi centri abitati, la batosta non toccherà i residenti del Comune di Sanremo che hanno pagato il 13,2% in più rispetto al prezzo aggiornato. Idem a Cipressa (9,7%), Ospedaletti (8,7%); Costarainera (8%), Diano Arentino (7,8%), Montalto Carpasio (5%), Santo Stefano al Mare (4,1%), Terzorio (2,7%) e Badalucco (2,3%). Rimangono da stimare le variazioni su Bordighera, Vallecrosia, Camporosso, Dolceacqua, Apricale, Perinaldo, Airole e tutti gli altri enti locali gestiti in passato da iReti Spa, oltre a Pieve di Teco, perché subentrati nella gestione unica di Rivieracqua solo a calcolo della tariffa unica già in corso. Per questi comuni l’introduzione della nuova tariffa è solo posticipato ma avverrà ugualmente con applicazione retroattiva al 1° gennaio 2022.
Le diffide cadute nel vuoto. A denunciare in tempi non sospetti che qualcosa non quadrava nelle tariffe imperiesi del servizio idrico integrato, era stato nel febbraio 2022 l’ex presidente del consiglio di amministrazione di Rivieracqua Gian Alberto Mangiante. Il presidente del consorzio costituito dai Comuni (prima che venisse trasformato in una società per azioni), aveva parlato di “esborsi inspiegabili” per definire l’accordo sottoscritto tra Rivieracqua e Amat Spa (partecipata dal Comune di Imperia e dal socio privato Iren, ora liquidato a seguito dell’incorporazione dell’ente in Rivieracqua). Un accordo che prevedeva, stando alle parole di Mangiante, costi stratosferici pagati dall’ente pubblico per comprare l’acqua destinata al Dianese, da Amat Spa, la quale a sua volta acquisiva la risorsa idrica a prezzi di gran lunga sottostimati da Amaie Spa (municipalizzata del Comune di Sanremo). Una differenza che Mangiante aveva stimato nell’ordine del 400%. Lo schema era il seguente: Amat comprava l’acqua da Amaie a 12 centesimi per metro cubo, rivendendola a Rivieracqua con destinazione Golfo Dianese a 55 centesimi al metro cubo. Questo passaggio intermedio tra Amaie e Rivieracqua, a beneficio di Amat Spa e del suo socio privato, avrebbe creato una perdita per la società di Palazzo Bellevue stimata in 7 milioni di euro.
L’ex presidente di Rivieracqua, il commercialista Gian Alberto Mangiante, una volta studiata la situazione aveva fatto scattare una diffida nei confronti degli ex amministratori della società in house – il direttore generale Gabriele Saldo e il presidente del Cda Massimo Donzella -, ventilando la necessità di intraprendere delle azioni di responsabilità che l’assemblea dei sindaci imperiesi non ha mai portato avanti, facendole cadere in prescrizione.