L'inchiesta

Soldi in cambio di favori, gli indagati dalla Dda di Genova che ha arrestato il presidente Toti

Imprenditori, persone dell'entourage del presidente e anche anelli di collegamento con Cosa Nostra

Genova. Sono venticinque le persone indagate nell’inchiesta della Dda di Genova che ha portato all’arresto, stamani a Sanremo, del governatore ligure Giovanni Toti. A finire nel mirino della Guardia di Finanza, che ha condotto le indagini, sono imprenditori, persone dell’entourage del presidente e anche anelli di collegamento con Cosa Nostra.

Diverse le ipotesi di reato che hanno portato all’emissione, da parte del gip genovese, delle misure cautelari e reali richieste dalla Procura di Genova nei confronti di dieci degli indagati.

Misure cautelari e reali: tutti i nomi

GIOVANNI TOTI – Il presidente della Regione Liguria è accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio, per lui la misura cautelare degli arresti domiciliari.

PAOLO EMILIO SIGNORINI – Ex presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale, è accusato di corruzione per l’esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d’ufficio. A suo carico è stata disposta la misura restrittiva più severa: quella della custodia cautelare in carcere.

ALDO SPINELLI – Imprenditore nel settore logistico ed immobiliare, è accusato di corruzione nei confronti di Paolo Emilio Signorini e del presidente della Regione Liguria. E’ agli arresti domiciliari.

ROBERTO SPINELLI – Figlio di Aldo, e come lui è imprenditore nel settore logistico ed immobiliare, è accusato di corruzione nei confronti del Presidente della Regione Liguria. Gli è stata applicata la sola misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale.

MAURO VIANELLO – Imprenditore operante nell’ambito del Porto di Genova, è accusato di corruzione nei confronti di Paolo Emilio Signorini, anche a lui è stata applicata la sola misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale.

FRANCESCO MONCADA – Consigliere di amministrazione di Esselunga, è accusato di corruzione nei confronti del Presidente della Regione Liguria. Come per Spinelli jr e Vianello, a suo carico la sola misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare l’attività imprenditoriale e professionale.

MATTEO COZZANI – Capo di gabinetto del presidente della Regione Liguria, è accusato di corruzione elettorale, con l’aggravante mafiosa di aver agito in favore di Cosa Nostra, in particolare a vantaggio del clan Cammarata del ‘mandamento’ di Riesi (Caltanissetta) con proiezione nella città di Genova, è accusato anche di corruzione per l’esercizio della funzione. Per lui gli arresti domiciliari.

ARTURO ANGELO TESTA e ITALO MAURIZIO TESTA – I due fratelli sono accusati di corruzione elettorale, aggravata dal fine di aver agevolato Cosa Nostra, entrambi sono sottoposti all’obbligo di dimora nel Comune di Boltiere (Bergamo). Alle regionali in Liguria del 20 e 21 settembre 2020, avrebbero promesso posti di lavoro per far convogliare i voti degli elettori, appartenenti alla comunità riesina di Genova e comunque siciliani, verso la lista ‘Cambiamo con Toti Presidente’ e verso il candidato Stefano Anzalone, indagato ma non colpito da ‘misure’. Iscritti a Forza Italia, sono stati sospesi dal partito. Arturo Testa lavora al Consiglio regionale della Lombardia come collaboratore del gruppo di FI.

VENANZIO MAURICI – Ex sindacalista della Cgil in pensione, è accusato di corruzione elettorale, aggravata dal fine di aver agevolato Cosa Nostra, in particolare il clan Cammarata di Riesi con proiezione su Genova, è destinatario dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. La Cgil lo ha sospeso. SEQUESTRO – Nei confronti di Signorini e di Spinelli padre e figlio, il gip ha disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per un importo complessivo di oltre 570 mila euro, ritenuti profitto dei reati di corruzione contestati.

Risultano indagati: Stefano Anzalone, Santo Inturri, Ivana Catarinolo, Giovanni Di Carlo, Francesco Cornicelli, Biagio Zambitto, Giuseppe Soldano, Umberto Lo Grasso, Domenico Cianci, Alessandro Cartosio, Francesco Ania, Filippo Ania, Carmelo Griffo, Giovanni Ferroni, Elisabetta Pinna.

Le intercettazioni.

Nelle oltre 650 pagine di ordinanza di misura cautelare, sono stati ricostruiti i presunti “patti” tra Giovanni Toti e Spinelli. In particolare in una telefonata intercettata il 1 settembre del 2021, Toti parla al telefono dallo yatch di Spinelli da dove, secondo l’accusa della procura, impartiva le direttive per agevolare i suoi amici. Si legge nel provvedimento: «Toti: “Sto pranzando con l’intera famiglia Spinelli. Bisogna trovare una soluzione per la spiaggia lì del…di Punta dell’Olmo… eh bè ci mettiamo lì…ma razionalizziamo le libere che ci sono attrezzate, accorpiamo, spostiamo… si ma in realtà lì diventerà una concessione ma tanto mettiamoci un piede dentro e poi vediamo… però vedetevi un secondo con il mio amico Roberto, se ne occupa Roberto Spinelli… si te lo organizzo io con la mia segreteria così ci vediamo… ci vediamo lì anche con sto minchione del Demanio nostro…”.
E ancora. Per quanto riguarda le agevolazioni del Terminal Rinfuse è di nuovo Toti a parlare: «Sono buttato in barca da…da Aldo, quando gliela portiamo sta proroga in Comitato… dice di stare tranquillo che se…” “Portiamo quella roba in Comitato il prima possibile che è …. inc… ma se riusciamo a farlo entro la metà di settembre mi fa comodo anche a me… quindi”». In cambio, per l’accusa, avrebbe ottenuto 40 mila euro per il partito. “Toti: «Il 29 va la tua roba… ricordati che io sto aspettando anche una mano …eh?. Toti: “Si ci dobbiamo vedere ci ci…..Tanto do… Tanto domani va tutto eh…”». E ancora sempre Toti: «No va va la proroga pero ti devo venire a trovare che qua se no finiscono le elezioni». E poi: «Dai ora finiamo sta operazione qua poi ci vediamo per parlare di un po’ di robe… Festeggiamo le rinfuse…” e Spinelli risponde: “quello ufficiale è il due per mille …tutto il resto… il resto dopo…”». Quattro giorni arriva il bonifico di 40 mila euro. E il presidente ringrazia «Grazie di tutto, eh? Aldino»

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