Cervo in blu d’inchiostro sabato 11 maggio incontro con Cristina dell’Acqua

7 maggio 2024 | 11:44
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Cervo in blu d’inchiostro sabato 11 maggio incontro con Cristina dell’Acqua
Cervo in blu d’inchiostro sabato 11 maggio incontro con Cristina dell’Acqua
Cervo in blu d’inchiostro sabato 11 maggio incontro con Cristina dell’Acqua

Ore 17.00 nell’oratorio di Santa Caterina

Cervo.Sabato 11 maggio 2024 ore 17.00 nell’oratorio di Santa Caterina si svolgerà l’incontro con Cristina dell’Acqua, per la presentazione del libro “La formula di Socrate. Conosci te stesso e diventa chi sei.” ed . Mondadori.

Modera l’incontro il filosofo Giorgio Durante.

Intermezzi musicali a cura del pianista Leonardo Ferretti Gallino, docente dell’Istituto Comprensivo Sauro indirizzo musicale.

Cristina dell’Acqua laureata in Lettere Classiche all’Università degli Studi di Milano, insegna greco e latino al Collegio San Carlo di Milano. Da sempre appassionata di sperimentazione didattica, si è specializzata in Arts Integration negli USA (Annapolis, Maryland). Ha pubblicato con Mondadori Una Spa per l’anima (2019) e Il nodo magico (2021) e con Solferino Il desiderio di volare (2022). Ha curato la rubrica settimanale «Dizionario del Tempo Presente» e «Mitici» per i social di La7, la serie «I nostri miti» e «I miti delle stelle» sul digitale del «Corriere della Sera». Pubblica articoli culturali per il «Corriere della Sera».

La formula di Socrate

Gli Ateniesi lo chiamavano «tafano» per quanto poteva spazientire. Un insetto fastidioso, come quelli che ancora oggi, nelle campagne, attaccano alle gambe e siamo costretti a scacciare. Perché Socrate sapeva bene come pungolare e inquietare i suoi interlocutori con le domande e in questo modo far venire alla luce ciò che loro, senza ancora saperlo, custodivano dentro di sé. Fu infatti un maestro nell’arte che è passata alla storia come maieutica, poiché ci aiuta a nascere per la prima volta davanti a noi stessi.

Era considerato brutto, come le statuette di Sileni in vendita nei mercati greci; queste statuette, però, una volta aperte rivelavano al loro interno un’immagine preziosa e divina. Così è anche Socrate: un tesoro nascosto. Una figura misteriosa e affascinante, un incontro che può cambiare la vita. È accaduto a Platone e può accadere a ciascuno di noi, a qualunque età. Forte di questa convinzione, Cristina Dell’Acqua ci conduce in un nuovo viaggio nel mondo greco, per imparare a sentire socratica-mente. Nel pensiero di quest’uomo straordinario, che nella vita non ha mai smesso di insegnare (fu la sua missione), ci sono i semi della nascita dell’uomo occidentale. Il suo insegnamento si fonda sui temi della ricerca, della libertà, del dialogo e del dubbio. Una formula che ha come nutrimento l’amore per le domande e parte da un unico presupposto: la conoscenza di sé. Perché noi siamo continua conoscenza. Quella di Socrate è una formula non scritta, composta dagli elementi più singolari del suo pensiero, capace di insegnarci la cosa più importante: il coraggio di essere noi stessi. In questo, a dispetto dei secoli che passano e sembrano voler cancellare il passato, Socrate è ancora oggi un maestro per tutti noi, giovani e adulti. Riscoprirlo è riscoprire se stessi. Gli Ateniesi in parte avevano torto. Socrate è sì un tafano, ma prezioso come l’oro.

Gli studenti della 3 A Servizi per la Sanità e l’Assistenza sociale – IPSSC “U. Calvi” – Polo Tecnologico Imperiese propongono qui di seguito le loro riflessioni scaturite dalla lettura del libro di Cristina dell’Acqua:

Il libro si focalizza sulla figura di Socrate, filosofo ateniese che visse nel IV secolo a. C.

Socrate era figlio dello scultore Sofronisco e della levatrice Fenarete. Proprio come la mamma, anche lui aiutava i giovani a “partorire”, non figli, ma la verità che da sempre risiede in ognuno di noi.

Il compito del Maestro consiste proprio in questo: aiutare gli uomini a tirare fuori la verità che già possiedono, a renderli consapevoli di loro stessi. Socrate non si definiva Maestro, erano i giovani che a lui si accostavano per parlare, sapere e comprendere che lo definivano tale. Lui era sicuramente sapiente, ma ciò che lui sapeva era di non sapere, pertanto il suo cammino, determinato anche dal suo stile di vita, era di volgersi continuamente al sapere, alla conoscenza, in un processo inesauribile, indeterminabile, infinito. Per sapere, l’uomo deve porsi delle domande, deve interrogarsi, e questo era ciò che lui faceva: interrogava se stesso e interrogava gli altri…continuamente. La conoscenza non è qualcosa che da fuori entra dentro, ma è un qualcosa che da dentro esce fuori…appunto un nascere, un partorire.

Socrate era definito Maestro dai suoi sostenitori, ma anche un tafano dai suoi detrattori. Perché proprio un tafano, e non un’ape, una vespa o una zanzara?

Per conoscere meglio Socrate, siamo partiti da questa domanda e abbiamo analizzato le caratteristiche dei tafani, i loro morsi e gli effetti che da questi ne possono derivare.

Il tafano assomiglia ad una mosca, ma è più grosso, non ha un pungiglione, per cui non punge, ma la femmina morde, perché ha bisogno di succhiare il sangue per produrre le uova. Prima deduzione: Socrate era un uomo, per cui assimilabile ad un tafano maschio, che non punge e non morde, ma si nutre di succhi vegetali e nettare. In questo caso, allora, perché definire Socrate un tafano, se il maschio di questo animale non è pericoloso, dannoso e sostanzialmente innocuo? Forse veniva assimilato ad un tafano femmina?

Il tafano femmina, come già detto, morde e succhia sangue; il morso è molto doloroso, poiché, mordendo, lacera la cute, facendo così uscire più sangue. Seconda deduzione: Socrate, con il suo modo di essere e di interrogare, lacerava la “cute” per fare uscire più “sangue”?

Forse sì: il suo domandare continuo, il suo rispondere alle domande con altre domande, può essere assimilato ad un procedimento lacerante, faticoso, a volte doloroso…costa fatica conoscere, richiede molto sforzo rispondere alle domande ricorrendo alla sola nostra forza, alla nostra sola intelligenza… è più facile e indolore quando sono gli altri a rispondere per noi, a darci le risposte che vogliamo… ma così facendo non ci rendiamo autonomi, indipendenti, maggiorenni… così facendo rimaniamo schiavi degli altri, minorenni e minorati, ci priviamo delle nostre potenzialità, delle nostre capacità, delle nostre possibilità; invece di aprirci al mondo e alla vita, al nostro essere e al nostro esistere, ci chiudiamo in noi stessi senza darci possibilità di fuga, senza offrirci la libertà, la vera libertà: di pensiero, di essere Uomo, di essere Vita.

Una interpretazione così fatta porterebbe a dire che essere definiti tafani forse non è così un male, ma tale definizione viene attribuita a Socrate in senso negativo. Allora scopriamo altre informazioni sul tafano.

Quando il tafano morde, la sua saliva, che contiene sostanze irritanti, provoca una reazione cutanea caratterizzata da rossore, a cui fa seguito un pomfo nella sede del morso. Alcune persone manifestano una vera e propria reazione allergica alla saliva del tafano. Terza deduzione: il “morso” di Socrate produce irritazione, dolore e fastidio, ma può provocare reazioni più gravi come sovrainfezioni e, attraverso agenti patogeni, batteri e parassiti, veicolare malattie infettive anche molto gravi che affliggono animali e uomo.

Sì, deve essere per quest’ultimo motivo che Socrate veniva definito “tafano”. La sua “ars maieutica”, l’arte di far partorire nei giovani la verità, poteva lacerare la società ateniese del suo tempo, recava fastidio, irritazione nei governanti e, come un agente patogeno, insinuandosi nelle giovani menti degli ateniesi, poteva produrre reazioni gravi e diffondere il virus, l’infezione… SOVVERTIRE LO STATUS QUO: porre nelle menti dei giovani il dubbio, scuotere le fondamenta della certezza, della stabilità, provocare un terremoto, una voragine nella terra in cui rischiavano di cadere i valori, gli insegnamenti, le tradizioni di generazioni di ateniesi su cui ci si basava per mantenere il controllo sociale e il potere politico. Socrate costituiva un pericolo sociale, i giovani, se lo avessero seguito sul cammino della ricerca della verità, si sarebbero ribellati, si sarebbero resi autonomi, indipendenti e liberi… Socrate doveva essere limitato, denigrato, reso innocuo con tutti i mezzi…Socrate è ancora oggi una risorsa, una possibilità! I maestri dovrebbero conoscerlo, i maestri dovrebbero attuare la sua arte, i maestri, se hanno a cuore i giovani, dovrebbero sposare la sua filosofia, che come tale conduce tutti verso la conoscenza, senza raggiungerla mai… i maestri dovrebbero fare tutto il possibile affinché i giovani, interrogando loro stessi, possano davvero conoscersi, conoscere gli altri, conoscere…

Il libro che Cristina Dell’Acqua ci presenterà l’11 maggio a Cervo potrà far nascere o alimentare il desiderio della ricerca. Vi aspettiamo per camminare insieme!

Dopo la pausa estiva, Cervo in blu d’inchiostro riprenderà Sabato 21 settembre con Cervo ricorda Norberto Bobbio con il figlio Marco Bobbio, il direttore del Centro Gobetti Pietro Polito, Walter Barberis Presidente Einaudi, Mauro Ansaldi docente di storia e filosofia del Liceo Cassini di Sanremo.