Scuole

A Pieve di Teco e Pontedassio un 23 maggio con lezioni di vita in piazza

Nel giorno della strage di Capaci si è concluso il progetto “Legalità e Partecipazione” al Comprensivo di Pieve Di Teco e Pontedassio

Pieve di Teco-Pontedassio. Cinque palloncini bianchi volano sul cielo di Pontedassio e Pieve di Teco. Cinque palloncini come cinque furono le vittime che morirono a Capaci il 23 maggio di trentadue anni fa: Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro.

A farli volare in cielo, come volano i desideri però, questa volta, non sono state delle mani mafiose, ma i ragazzi dell’Istituto Comprensivo delle due città, di mattina a Pontedassio e nel pomeriggio a Pieve. È stata un’altra giornata speciale per queste due scuole, di commemorazione, ma anche di chiusura del progetto di cittadinanza, partecipazione e legalità che ha attraversato tutto l’anno scolastico.

Tutto cominciò il 9 novembre quando gli studenti delle due scuole incontrarono Rocco Mangiardi, imprenditore calabrese di Lamezia Terme che con coraggio denunciò all’inizio degli anni 2000 gli estorsori della ‘ndrangheta che avevano bussato alla porta per chiedergli il pizzo. Fu solo l’inizio, perché poi i docenti sostenuti dalla Dirigente Serena Carelli hanno prima partecipato ad un percorso con il formatore Mauro Maggi, sotto la supervisione dell’Associazione Libera, e poi hanno progettato dei percorsi antimafia nuovi di zecca modellati in base all’età e alla specificità dei loro studenti. E dopo la progettazione dal dire, si è passati al fare. Così nel corso dell’anno le idee immaginate, sono diventati incontri, laboratori, feste, podcast, valige, barchette e aeroplanini di carta: percorsi a tappe, tutti diversi, capaci di partire dalle classi per arrivare sino al cielo.

Il 21 marzo scorso, in occasione della giornata nazionale della memoria delle vittime innocenti delle mafie e dell’impegno nel contrastare il malaffare mafioso, i primi elaborati realizzati a conclusione dei progetti in classe furono il cuore della giornata realizzata a Pieve di Teco.

Questo 23 maggio invece è toccato ai prof. e agli studenti di Pontedassio concludere il loro percorso e, come si fa da queste parti, lo hanno fatto in un modo particolare, tutta la scuola si è data appuntamento alle 10 del mattino nella piazza del paese per fare una lezione aperta e pubblica. Due ore insieme in mezzo alla città per presentare i lavori pensati e che avevano come tema portante “la memoria” ed in particolare la memoria di 6 vittime innocenti di mafia approfondite nelle 6 classi medie dell’istituto: Rocco Gatto, Peppino Impastato, Rita Atria, Don Pino Puglisi, Francesca Morvillo e suo marito Giovanni Falcone.

Ogni classe ha esposto pubblicamente il ritratto del personaggio approfondito, ogni classe ha pensato a degli oggetti che rappresentassero la figura studiata, ogni classe ha elaborato uno scritto capace di cogliere una sfaccettatura della loro storia da ricordare. Un gruppo dopo l’altro ha letto e raccontato agli altri il prodotto finale: c’è stato chi ha scritto una lettera alla diciassettenne Rita, chi ha provato a raccontare la storia di Peppino tenendo presente la prospettiva della madre Felicia, una classe ha fatto il resoconto della vita di Rocco Gatto, una ha pensato invece di raccontare la figura di Don Pino pensando ai giovani che incontrava nella sua parrocchia e poi per raccontare Francesca e Falcone una classe ha pensato ad un dialogo tra marito e moglie.

Ma non è finita qui, perché questi testi stampati i 100 studenti delle classi girando per il paese li hanno consegnati a 100 persone incontrate per strada, nei negozi, negli uffici. Il percorso, in una giornata di memoria, non è stato così solo loro, ma è diventato un po’ di tutta Pontedassio.

A conclusione Carla Guglieri di Libera ha raccontato ancora una storia, di quando la sua associazione riuscì a intravvedere nella strage di Capaci, da quella immensa sofferenza collettiva, un germoglio e un impegno da portare avanti. Ovvero che le vittime di mafia vanno ricordate tutte e che non ci sono vittime di mafia di seria A e di serie B, ma sono tutte persone con una storia unica. Per anni si sentì parlare dei “ragazzi della scorta” morti a cornice dell’uccisione del giudice Falcone, e che sofferenza ogni volta provava la madre di Antonio Montinaro per questa formula: “i ragazzi della scorta”, così generica e impersonale. Da quel germoglio nato tanti anni fa, a Pontedassio questo 23 di maggio, è sbocciato un palloncino, perché uno di quei palloncini volati in cielo voleva ricordare proprio lui.

Nel pomeriggio si è replicata la commemorazione anche a Pieve di Teco, insieme alla referente provinciale di Libera Maura Orengo. Anche qui fuori da scuola, sul piazzale davanti all’ingresso, quei cinque palloncini sono volati in cielo. E anche se quest’anno scolastico volge al termine, in tutti quegli occhi rivolti al cielo, si è intravista la speranza che non finisca qui un semplice progetto, ma che da qui possano invece nascere nuovi germogli.

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