L’arte di Michelangelo e la prova dell’esistenza di Dio, lectio magistralis di Vittorio Sgarbi al teatro Ariston

13 aprile 2024 | 00:34
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Il critico: «Dobbiamo sentire l’orgoglio di essere cristiani, nostra cultura superiore»

Sanremo. «Davanti a un’opera come la Pietà Rondanini, noi possiamo dire che Michelangelo è vivo. La sua arte è il senso che Dio c’è». Dopo due ore ininterrotte, Vittorio Sgarbi chiude così quella che è stata una vera e propria lectio magistralis tenuta davanti a un folto e attento pubblico del teatro Ariston di Sanremo.

Solo sul palcoscenico più importante d’Italia, su uno sgabello con davanti un leggio sul quale appoggia appunti e il suo ultimo libro “Michelangelo, rumore e paura“, Sgarbi racconta il grande artista rinascimentale facendo parlare le sue opere. Dalla prima Pietà, quella in cui Maria ha il volto di una giovane madre che sembra cullare il proprio bimbo, invece che il corpo del figlio crocefisso, fino all’ultimo, immenso capolavoro di Michelangelo: la “Pietà Rondanini“. Un voluto “non finito”, che suggella l’opera straordinaria dell’uomo che, forse più di tutti, si è avvicinato a Dio.

Il viaggio nell’arte inizia con la lettura di un altro capolavoro, questa volta letterario: “Vergine madre, figlia del tuo figlio”, recita Sgarbi dall’ultimo canto del Paradiso, che chiude la Divina Commedia di Dante. E’ la Pietà di Michelangelo: la madre vergine, che resta giovane per sempre. «Michelangelo traduce le parole di Dante – spiega Sgarbi -. Maria è l’eterna ragazza che non è sfiorata dal tempo. E’ nell’età di essere figlia del suo figlio. E lo è nel senso fisico e anche nel senso di figlia di Dio».

Poi il David, nel 1501, con l’intuizione di Michelangelo di dare vita a un uomo che ha in mente di sconfiggere il suo nemico, Golia. Una sintesi perfetta, dice Sgarbi, della scultura romana e di quella greca. E poi il rimando a due opere lontanissime nel tempo, che Michelangelo non ha mai potuto ammirare, ma che in qualche modo ricrea: i Bronzi di Riace. «C’è la stessa potenza», afferma il critico. «Il David è una scultura psicologica – dice – Ci fa sentire il pensiero dell’uomo prima dell’azione. E’ l’azione concepita, l’azione premeditata, il calcolo di questo eroe che deve battere Golia».

E ancora il “Tondo Doni“, dove la scultura si fa pittura grazie alla potenza plastica espressa dal pennello di Michelangelo. Impossibile, poi, non soffermarsi sull’opera commissionata da papa Giulio II a Michelangelo, che dipinge la Cappella Sistina insieme a un altro grande protagonista dell’arte rinascimentale: Raffaello. Ai due artisti il papa affida stanze e opere diverse, che resteranno per sempre nella storia. Da qui la riflessione di Sgarbi si spinge fino ai nostri giorni, e il critico non si tira indietro quando afferma, senza alcuna remora, che la civiltà occidentale, la civiltà cristiana, è superiore a quella islamica. Per farlo, paragona la “Scuola di Atene” di Raffaello a un’immagine scattata in Siria, che mostra i miliziani dell’Isis in procinto di uccidere soldati dell’esercito: «C’è qualcosa di profondamente diverso – spiega Sgarbi – Questo (Scuola di Atene, ndr) è un tempio che contiene pensiero, che contiene idee che cambiano il mondo, che contiene Platone, Aristotele, Plotino, Euclide, e poi Michelangelo, Raffaello, cioè contiene il sapere. Questo (indica l’immagine siriana, ndr) è uno spazio che contiene invece un messaggio di morte: perché quelli che vedete qui, fra un attimo non ci saranno più, perché sono i miliziani dell’Isis che hanno davanti, inginocchiato, l’esercito ordinario della Siria, e ognuno di quelli inginocchiati ha un fucile puntato, tra un attimo saranno morti». «Accostamenti come questo – aggiunge – Ci dovrebbero far sentire l’orgoglio di essere cristiani».

Michelangelo torna poi protagonista con il suo Mosè, la prima delle opere “non finite”. «Il non finito di Michelangelo è il tentativo di far parlare quello che non è compiuto – afferma Vittorio Sgarbi -. Lui intuisce qualcosa che va oltre la modernità». Dall’opera dell’artista toscano fino a Medardo Rosso e Pollock. Nessuno, dopo Michelangelo, ha potuto ignorare la sua arte. «Michelangelo – dice il critico – Diventa un riferimento anche per l’arte contemporanea, con la sua intuizione di estrarre dalla materia lo spirito e la forma».

Chiude il cerchio la “Pietà Rondanini“, «Il capolavoro di Michelangelo – lo definisce Sgarbi – L’opera di cui si occupa negli ultimi vent’anni della sua vita. E’ un dialogo intenso tra la Madonna e il figlio. Lei è dritta, alle sue spalle, perché non vuole che lui cada, non vuole che lui muoia. E’ il gesto estremo di una madre che non vuole che il figlio muoia».