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Imperia, tenta di strangolare l’ex compagna perché indemoniata: pm chiede condanna a 5 anni di carcere

23 aprile 2024 | 13:44
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Imperia, tenta di strangolare l’ex compagna perché indemoniata: pm chiede condanna a 5 anni di carcere

Tutte le sere, la donna era obbligata a pregare per purificarsi. Se non lo faceva veniva insultata

Imperia. Al termine della propria requisitoria, il pubblico ministero Francesca Dentis ha chiesto stamane una condanna a 5 anni di reclusione nei confronti di Marco Goddi, 62 anni di Imperia, finito a processo con l’accusa di maltrattamenti, lesioni, tentato omicidio della compagna e uccisione di animale.

L’uomo, difeso dall’avvocato Sandro Lombardi, secondo la pubblica accusa, dal marzo del 2019 all’ottobre del 2022 a Borgomaro, ha vessato l’ex convivente, impedendole di frequentare le amiche, minacciandola di morte, aggredendola fisicamente e tentando più volte di strangolarla. Sempre Goddi avrebbe ucciso una gatta di nome Leopolda, di proprietà della donna, alla quale avrebbe poi mostrato la foto della micia soffocata sotto il suoi piede.

Almeno venti le aggressioni fisiche che sarebbero state perpetrate nei confronti della donna, presa a calci, pugni, schiaffi, forti strette e spintoni che la facevano anche cadere a terra. In un’occasione, a bordo della propria auto, Goddi l’avrebbe colpita con dei pugni sulla testa e, in un’altra volta ancora le avrebbe rotto due costole.

Ma non è tutto: la donna sarebbe anche stata spinta in una vasca da bagno e mentre l’imputato le gettava acqua fredda addosso, si legge negli atti del processo, «le poneva il crocifisso di fronte dicendole che era indemoniata e chiedendo perdono al Signore». Tutte le sere, la convivente era obbligata a pregare per purificarsi del suo comportamento sbagliato e lei non adempieva alla richiesta, veniva offesa e insulta.

«Mi sono presentato angelo e poi sono finito bestia», ha detto lo stesso Goddi in sede di esame, come sottolineato dal pm che ha dichiarato come «la versione fornita dalla persona offesa è da considerarsi pacificamente riscontrata negli atti, tra cui i referti ospedalieri che certificano le lesioni subite» e poi denunciate ai carabinieri.

«E’ vero che il Goddi ammette le accuse, precisando, “dovrei essere un pluriomicida se avessi ucciso tutti quelli che ho minacciato di morte ma non l’ho mai fatto. Lei (la parte offesa, ndr) su questo ci ha giocato perché sa che ho un limite” – ha aggiunto il pubblico ministero durante la sua requisitoria -. E quale sarebbe il limite, ce lo dice lo stesso Goddi: “Mi sono presentato angelo e poi sono finito bestia”». E ancora: «Il Goddi non nega l’evidenza, ammette i fatti, ma a sua discolpa sostiene che le sue condotte ai danni della donna siano state poste in essere come frutto di una provocazione, dell’ossessione della gelosia della donna nei suoi confronti. Il Goddi è sicuramente un imputato che si presenta precisando che è in una fase continua di percorso spirituale così profondo che a domanda specifica, in sede di esame del pm, risponde che non ha sondato la spiritualità della donna che si è preso in casa. Preferisce essere definito sacrilego e non violento. Così credente che in sede di esame ha bestemmiato ripetutamente».

Al termine della discussione, il tribunale collegiale, presieduto dal giudice Carlo Alberto Indellicati, ha rinviato l’udienza al 14 maggio per eventuali repliche e sentenza.