Imperia, Rivieracqua, approvata la bozza di statuto, Sardi: «Pietra tombale sull’acqua pubblica in provincia»

30 aprile 2024 | 22:08
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Imperia, Rivieracqua, approvata la bozza di statuto, Sardi: «Pietra tombale sull’acqua pubblica in provincia»
Imperia, Rivieracqua, approvata la bozza di statuto, Sardi: «Pietra tombale sull’acqua pubblica in provincia»
Imperia, Rivieracqua, approvata la bozza di statuto, Sardi: «Pietra tombale sull’acqua pubblica in provincia»
Imperia, Rivieracqua, approvata la bozza di statuto, Sardi: «Pietra tombale sull’acqua pubblica in provincia»

La pratica è passata con 18 voti favorevoli, 10 contrari e un astenuti.

Imperia. L’approvazione della bozza dello statuto della nuova società Rivieracqua e i patti parasociali dividono ed infiammano il consiglio comunale di Imperia. Se da una parte la maggioranza spinge per l’entrata del privato nella nuova società, visto come il salvatore di Rivieracqua, dall’altra l’opposizione rimarca il suo no al socio privato tenendo fede al referedum popolare del 2011 dove la cittadinanza ha ribadito il il no alla privatizzazione dell’acqua pubblica. Ma «l‘acqua è pubblica– sottolinea il sindaco Claudio Scajola- ma non è pubblica la gestione dell’acqua, la gestione è una cosa diversa dal bene pubblico». La pratica è passata con 18 voti favorevoli, 10 contrari e un astenuti.

«Il focus di questa deliberazione- spiega l’assessore Monica Gatti– è l’acquisizione di un partecipazione azionaria della società Rivieracqua, l’approvazione della bozza di statuto e dei patti parasociali. Fondamento alla base di questi documenti è salvare la società dal fallimento. Lo statuto come i patti sono stati studiati e prevedono un consiglio di amministrazione che rappresenta al suo interno tutte le anime che vanno dal Comune di Imperia, Sanremo e i piccoli comuni più un socio privato che garantisca il salvataggio della società e contestualmente mantenendo la maggioranza pubblica. L’acqua rimane pubblica e lo dice una legge e non può essere alienabile ma il servizio può essere organizzato da un partenariato pubblico e privato. La scelta politica è stata fatta quando nel 2019 la conferenza dei sindaci».

«L’acquisizione di una quota pari al 28% – conclude Gatti-sarà presentata come speranza affinché il servizio possa continuare con approvazione della bozza di statuto e patti parasociali possiamo dire che siamo quasi alla fine di questo percorso quello che è importante è il salvataggio della società, posti di lavoro e garanzia di servizio idrico integrato sono presupposti da cui non si può prescindere».

«Noi siamo siamo assolutamente per l’acqua pubblica- interviene la capogruppo del Pd Deborah Bellotti– che rimanga tale, ma  siamo contro l’entrata del soggetto privato. Non pensiamo che sia l’ultima salvezza ed infatti c’è non solo il ricorso del PD sul bando di gara ma anche quello di alcuni creditori contro queste procedure e che vorrebbero la nomina di un commissario ministeriale. Nel 2011 referendum popolare acqua rimanesse pubblica e mirava ad estromettere il privato. Abbiamo chi vuole rispettare gli elettori che sono espressi nel 2011 e chi vuole privatizzare come una certa politica di destra ma non ha il coraggio di dirlo. La società a regime può funzionare e non come è stata gestita in questi ultimi anni».

«Noi fondamentalmente- prosegue la Bellotti- pensiamo che un soggetto privato non possa che impoverire il territorio perché sì che farà degli investimenti ma vorrà degli utili rapidamente e spingerà per dei rincari per rientrare nei propri investimenti e toglierà indotto al lavoro locale e di base non prevede la tutela del bene collettivo. Ultima cosa da una parte c’è il PD che vuole rispettare il volere dei cittadini e dall’altra c’è chi vuole privatizzare e quindi il centrodestra e Scajola ma che non hanno il coraggio di dirlo perché recentemente è stato detto che viene privatizzato il servizio ma non l’acqua che è un giro di parole perché è come privatizzare l’acqua. Oggi in commissione ci è stato detto che è un passaggio obbligatorio e anche che chi vota contro o prende tempo si prenderà la responsabilità di far fallire Rivieracqua quando è evidente che le responsabilità sono ben altre e di altre persone».

«Siete voi che avete portato Rivieracqua a questo punto- interviene Luca Volpe, Insieme- noi stiamo cercando di portarla fuori da questa situazione. Il privato non regala niente a nessuno ma noi gli chiediamo di fare investimenti. Noi non stiamo svendendo l’acqua pubblica per trenta denari, la sinistra in questi 12 anni nulla che potesse cambiare la storia dell’acqua pubblica in questa provincia. Non è vero che se Rivieracqua fallisce arriva il commissario, se noi dovessimo concorrere a far fallire la società andremmo a far privatizzare Rivieracqua»».

Una discussione che è andata anche ad analizzare sul bando per la ricerca del privato ma anche i pro e contro dell’entrata del provato nella nuova società. «Il Comune di Imperia e Sanremo hanno la maggioranza mentre i piccoli comuni avranno l’1%- l’intervento di Ivan Bracco– se fallisce, Rivieracqua, si avrà la risoluzione intervenendo così il commissario. Tornando allo statuto in commissione è intervenuta la sub commissaria Brescianini e  alla domanda su come mai non è stata fatta una gara ma affidamento diretto e in documento si cita l’articolo 250 comma 1 bis del codice dell’ambiente, “Per favorire l’accelerazione degli interventi per la messa in sicurezza, bonifica e ripristino ambientale e di tutela del territorio e delle acque”si può dare direttamente senza fare gare però qua parliamo dell’affido non di una area da bonificare ma dell’affido del servizio idrico integrato e questa è una modalità che hanno usato per bypassare la gar che devono fare e questa è una procedura che ci desta forti dubbi ma non solo noi infatti il partito a Sanremo ha portato avanti un ricorso al Tar».

«Oggi- interviene Matteo Fiorentino di Prima Imperia- la decisione non ha alternative. Tutti sarebbero per la gestione pubblica me incluso ma i disegni attuali non ci sono. Il fallimento di Rivieracqua porterebbe ad una gestione interamente privata».

«Bisogna fare tutto di fretta non si discute- aggiunge nel suo intervento Lucio Sardi di Alleanza Verdi di Sinistra- e questo è un modo per tirare un bidone ai cittadini. Bidone nel tempo in persone che non credevano in Rivieracqua, stiamo mettendo la pietra tombale sull’acqua pubblica in provincia. Rivieracqua non è fallita si può salvare, ora è nelle condizioni di pagare i debiti e i fornitori».

«Dal 2018 da quando ho ripreso la mia carriera amministrativa ho sempre definito Rivieracqua un bidone- sottolinea il sindaco Claudio Scajola– e leggendo lo statuto si capiva benissimo che la società non poteva funzionare. Quando si dice che Rivieracqua era un bidone il riferimento non è alle capacità tecniche ma all’organizzazione, dove ci sono molti impiegati e pochi tecnici. Io voglio non fare fallire Rivieracqua e su questo ho lavorato come sindaco , con i collaboratori e la maggioranza per metterci un primo tappo. Il piano con i creditori è stato approvato dall’86% dei creditori. Se c’è il fallimento c’è il Tribunale fallimentare. Ci sono state delibere unanime di ricorrere al socio privato, io non c’ero ancora ero sindaco del Comune di Imperia, la provincia era commissariata. Quando un anno fa sono stato nominato commissario, ho cercato a portare avanti quella che era una decisione unanime della conferenza dei sindaci e cioè che portasse la società a rivivere. Abbiamo cominciato a lavorare per capire se c’erano spazi per vedere se si poteva trovare un modo per una società interamente pubblica mettendo consulenti di prestigio. Ma non è stato possibile mentre i tempi del Tribunale si stringevano. L’acqua è pubblica ma non è pubblica la gestione dell’acqua, la gestione è una cosa diversa dal bene pubblico. Abbiamo tempo strettissimi perché se non riusciamo si fallisce. Noi abbiamo scelto la Sogedis società in house interamente pubblica del Ministero dell’Economia perché quella società è quella che fa le gare per lo Stato italiano e forse riescono a farlo nei tempi che servono a noi».