Imperia ricorda il deportato Franco Antolini, la figlia Adriana: «Una cosa a cui teneva molto era la competenza»

16 aprile 2024 | 10:46
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Una cerimonia in Provincia alla presenza anche della figlia, del nipote e della pronipote

Imperia. «Quello che conta nella vita non è un pressapochista, le cose bisogna saperle e saperle fare» questo ripeteva spesso il partigiano, sindacalista e deportato a MauthausenFranco Antolini alla figlia Adriana. Questa mattina con una cerimonia in Provincia è stato ricordato con una corona di allora e una conferenza. Nato a Porto Maurizio nel 1907 è deceduto a Genova nel 1959.

«Oggi- spiega Simone Falco, presidente Aned- si aprono le celebrazioni del 79esimo anniversario della Liberazione su Imperia città e provincia, lo facciamo con l’associazione ex deportati sezione Savona-Imperia con questa conferenza dedicata a Franco Antolini che era un sindacalista, studioso di economia, partigiano, deportato e sopravvissuto a Mauthausen e grazie al suo contributo ha dato la possibilità insieme ad altri sopravvissuti di costituire l’Aned subito dopo la Liberazione».

«Mio padre è morto che avevo 17 anni- racconta la figlia Adriana- ed è stato deportato che ne avevo due. Era una persona molto dolce e simpatico, una cosa a cui teneva molto era la competenza, quello che conta nella vita non è un pressapochista, le cose bisogna saperle e saperle fare. È una delle poche cose che dirò quando gli chiedevo “ma come facevi a stare in un posto così tremendo dove aspettavano che tu morissi e basta, e lui mi rispondeva “io sapevo perché ero lì e loro no” questa era la forza dei deportati politici che nel nostro paese sono stati più i deportati politici che i deportati razziali che è comunque una vergogna ma questo ci dice che qualsiasi dittatura e sistema oppressivo prima fa fuori l’opposizione con tutte le forze che ha dopodiché si permette tutte le leggi possibili fra cui quelle razziali».

«Negli anni dell’Università- si legge nel sito dell’Anpi- era entrato nel movimento antifascista e, su ispirazione di Carlo Rosselli, aveva contribuito alla nascita e alla diffusione della rivista Pietre. Allorché giunse il momento del servizio militare, frequentò il corso allievi ufficiali, ma ne fu allontanato per le sue idee politiche e assegnato, per punizione, ad una “compagnia di disciplina”. La conoscenza di Rosselli lo portò, nel 1928, ad aderire al movimento “Giustizia e Libertà” ma, com’ebbe a scrivere, “una più profonda maturazione culturale e politica” lo indusse a cercare contatti con la classe operaia genovese e, dal 1935, a militare nel Partito comunista clandestino.
Negli anni della guerra di Spagna, Franco Antolini s’impegnò nell’organizzazione dell’espatrio di combattenti antifranchisti. Nel 1937, entrato col socialista Rodolfo Morandi nel “Fronte Unico Antifascista”, fu arrestato e, dopo mesi di segregazione, processato dal Tribunale speciale. I giudici fascisti non riuscirono a portare prove a suo carico e il giovane professionista fu assolto».
«Dopo l’8 settembre 1943, Franco Antolini fu tra gli animatori della Resistenza in Liguria. Membro del Comando militare regionale, il 18 marzo 1944, finì nelle mani delle SS. Tre mesi di carcere e di stringenti interrogatori non bastarono a strappare ad Antolini nomi o indicazioni; così i tedeschi lo deportarono nel campo di eliminazione di Mauthausen.
Sopravvissuto e rientrato in Italia, Franco Antolini fu designato dal CLN commissario all’Ansaldo. Egli è stato anche consigliere comunale e provinciale di Genova e membro della Commissione centrale economica del PCI. Tra i suoi scritti economici, anche un Manuale del contribuente che è stato, per anni, uno dei testi più consultati. Dopo la sua morte, a Genova, gli è stata intitolata una Sezione del PCI. Una strada del capoluogo ligure porta il suo nome».