Straniero annegò per sfuggire al pestaggio, a Imperia si apre il processo per omicidio preterintenzionale

11 marzo 2024 | 18:06
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Straniero annegò per sfuggire al pestaggio, a Imperia si apre il processo per omicidio preterintenzionale

Tre imputati, di cui due irreperibili, saranno giudicati dalla Corte d’Assise

Imperia. Si aprirà mercoledì 27 marzo, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Imperia, il processo che vede sul banco degli imputati tre stranieri, di cui due irreperibili, accusati di omicidio preterintenzionale per aver causato la morte del nigeriano Osakpolor Omoregie, annegato il 29 maggio del 2019 a Ventimiglia dopo essersi gettato in mare, a quanto sembra nel tentativo di sfuggire all’aggressione di un gruppo di stranieri.

Alla sbarra comparirà, assistito dall’avvocato Elena Pezzetta, Fortune Nworji, nigeriano di 29 anni. Mentre altri due connazionali, di 24 e 29 anni, sono considerati al momento irreperibili.

Secondo quanto ricostruito dalla pubblica accusa, sostenuta dal pm Paola Marrali, Omoregie si sarebbe lanciato in acqua, alla foce del fiume Roja, dopo essere stato aggredito a bastonate e con il lancio di pietre e cocci di vetro, come dimostrano le tumefazioni alla zona sovraorbitaria e diverse contusioni riscontrate sulla salma del giovane.

Sembra che vittima e aggressori facessero parti di due gruppi diversi che stavano trascorrendo del tempo assieme. Per motivi poco chiari, però, è scoppiato un diverbio che ha portato all’aggressione. Preso dal panico e ferito, Omoregie è stato inseguito con delle bottiglie di vetro rotte e insultato fin quando, forse in preda al panico, si è lanciato in acqua. Non sapendo nuotare, però, è stato ben presto trascinato via dalle correnti insidiose di quel tratto di costa.

A riconoscere l’imputato Nworji, sarebbero stati alcuni amici e sembra dei familiari della vittima, che si trovavano sul luogo della tragedia e che hanno fermato l’uomo, mentre stava salendo sull’autobus per tornare a Imperia dove pare che vivesse.

L’avvocato Pezzetta difenderà il proprio assistito, cercando soprattutto di capire sulla scorta di quali prove viene incolpato il giovane, considerando anche che la vittima avrebbe potuto scappare in altre direzioni, senza necessariamente gettarsi in mare.