Processo Breakfast, il sindaco Scajola intervistato da Klaus Davi: «Un processo che è nato sul nulla»
«Il processo ha annullato tutte queste congetture – dichiara l’ex ministro parlando delle indagini di Striano – Ma non ha annullato anni di sofferenze»
Imperia. «E’ un processo che è nato sul nulla: per Matacena che a Dubai era, a Dubai è rimasto, con tutte le intercettazioni telefoniche che ho avuto non c’è mai stata una telefonata tra me e questo soggetto, non si capisce perché si sarebbe dovuto trasferire da lì in Libano, dove stava bene; non c’era sicuramente una ricerca di nascosto, perché lui fu arrestato a Dubai su richiesta della Procura di Reggio Calabria e quindi sapevano che era lì, poi fu rilasciato perché non avevano trovato moventi, è rimasto lì, questo processo non ha né capo né coda». Lo ha detto l’ex ministro e attuale sindaco di Imperia, e presidente della Provincia, Claudio Scajola, intervistato dal giornalista Klaus Davi per il suo web talk YouTube “KlausCondicio”, in merito al cosiddetto “Processo Breakfast”, ora in fase di Appello, nel quale Scajola compare nel banco degli imputati con l’accusa di procurata inosservanza della pena in quanto, secondo la pubblica accusa, avrebbe aiutato l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, morto il 16 settembre 2022 a Dubai, dove si era rifugiato dopo una condanna a 3 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, divenuta definitiva.
Dopo la condanna a due anni comminata in primo grado dal tribunale di Reggio Calabria, il sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria, Maria Pellegrino, al termine della sua requisitoria ha chiesto il 15 novembre scorso il «non doversi procedere nei confronti di Claudio Scajola per il reato al capo C (procurata inosservanza della pena, ndr) per sopravvenuta prescrizione del reato». Stessa richiesta per gli altri due imputati nel processo d’Appello “Breakfast”, Mariagrazia Fiordelisi e Martino Antonio Politi, ex collaboratori di Amedeo Matacena, per i quali la Pg aveva impugnato l’assoluzione in primo grado.
Alla domanda di Davi, che gli chiede chi gli sia stato vicino e chi no durante il lungo iter giudiziario in Calabria, Scajola risponde: «Non voglio fare nomi. Berlusconi l’ho trovato vicino. Gianni Letta (sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri all’epoca del presidente Berlusconi, ndr) e Confalonieri (Fedele, attuale presidente di Mediaset, ndr) li ho sempre trovati vicinissimi. Li ho incontrati tante volte, ma anche telefonicamente li ho sempre sentiti vicini a me, per una storia comune che abbiamo vissuto ma anche per una vicinanza di valori e questo devo congiungerlo al popolo e alle persone: dovunque vado, in tante parti d’Italia quando giro, e questa è la mia più forte e importante consolazione, trovo consenso per il lavoro che ho svolto nella mia attività di partito e di governo. E oggi quando sento che si riparla di piano energetico, e si riparla di nucleare, devo dire con piacere che è stata la mia battaglia quella dell’energia quindici anni fa e che se fosse andata avanti oggi non saremmo in queste condizioni. Ma devo anche dire, ahimè, un ricordo che ho molto presente, che mi fece l’allora presidente della Repubblica Napolitano, che mi disse: “Guarda Scajola, io ero molto amico di Ippolito (Felice Ippolito, geologo, ingegnere e parlamentare, ndr) che fu arrestato”, mi disse “Scajola, stai molto attento quando parli di energia”».
Parlando sempre dell’inchiesta Breakfast, Scajola aggiunge: «Era tutta una vicenda che, poiché dopo la vicenda “casa al Colosseo” che mi martoriò tre anni fui assolto, stava riemergendo prepotentemente la persona Scajola e il politico Scajola, mi hanno fermato». E ancora: «Sono stato presente a tutte le udienze a Reggio Calabria e sono anche intervenuto, siccome è un mio diritto, sette volte durante i diversi interrogatori per fare puntualizzazioni di fronte alle falsità che ascoltavo». Scajola sarà a Reggio Calabria anche mercoledì 13 marzo, per assistere alle arringhe difensive dei suoi legali, nella discussione finale per il processo in Corte d’Appello.
Nella lunga intervista con il giornalista e opinionista Klaus Davi, Scajola parla anche di Pasquale Striano, il tenente della Guardia di Finanza che fu investigatore e teste nel processo Breakfast e che ora è indagato a Perugia nell’indagine su una presunta attività di dossieraggio contro politici, imprenditori e vip avviata dalle denunce del ministro della Difesa Guido Crosetto. «Il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho fu il firmatario del mio arresto e fece una conferenza stampa dove affermò che era stata svelata la cupola tra massoneria, ndrangheta e politica. Chi fece le informative più significative era questo Striano che quindi è stato chiamato diverse volte a testimoniare con la sua relazione al processo di Reggio Calabria. Inutile dire che, dopo aver usato anche dei pentiti fasulli che sono stati presentati, che sono stati poi dalla stessa Procura della Repubblica cancellati, la stessa Procura della Repubblica, ma ahimè dopo quattro anni e mezzo, ha fatto cadere questo castello». E ancora: «Negli incontri che ho fatto posso dire che con lui (Striano, ndr) non ho avuto nessun colloquio. Con un altro, che era stato anch’esso un estensore che aveva seguito questa inchiesta non posso dimenticare che durante una pausa mi venne vicino e mi disse: “io mi vergogno di questa inchiesta”. Ora non voglio fare il nome, ma ci sarà il momento».
Oltre a Striano, protagonista delle indagini nei confronti dell’ex ministro, è stato anche il colonnello della Finanza Omar Pace, che si tolse la vita due giorni prima di testimoniare in aula. «Questo colonnello, altro episodio molto strano, due giorni dopo aver comprato con la moglie il vestito per il figlio che doveva cresimarsi la settimana successiva, si suicidò due giorni prima di venire a testimoniare – dichiara Scajola – Un episodio molto strano».
«Su tutta questa inchiesta ci sono punti interrogativi – conclude -. Tanto è vero che il processo ha annullato tutte queste congetture, ma non ha annullato anni di sofferenze di grande eclatanza, quasi la necessità che fosse più importante fare un ballon d’essai piuttosto che andare a ricercare la verità».