Pieve di Teco venduto il convento dei Cappuccini, rinascerà come centro culturale
Dal 2024 è proprietà della Fondazione Manfredi Firmian che si occuperà dei restauri e della pubblica fruizione
Pieve di Teco. Venduto il convento dei cappuccini alla Fondazione Manfredi- Firmian, senza scopo di lucro, che si occuperà della ristrutturazione dell’edificio: rinascerà, infatti, come centro culturale al servizio della cittadinanza. Un punto di riferimento per i pievesi. Arroccato in cima ad una salita da secoli ha dominato e protetto con la sua imponente ma non timorosa struttura i cittadini del borgo.
Tremila cinquecento sessantotto metri quadrati (compreso un bosco sempre all’interno del perimetro dell’edificio) è composto da più di cinque locali, tre bagni, trentotto celle dove una volta abitavano i padri cappuccini, una cucina, una vigna e un chiostro con un pozzo nel cortile interno.
Molti gli oggetti preziosi che testimoniano la vita all’interno del convento. Attrezzi da giardino, una pompa antica dell’acqua, un organo antico che veniva suonato durante le messe. Ma ancora visibili alcuni tratti della vita quotidiana dei frati.
“Suonare Padre Angelo una volta, Padre Giuseppe 12 volte” – forse uno scherzo tra padri cappuccini- un cartello e un campanello ancora appesi dall’ingresso che portava al piano dove abitavano i frati storici del convento simboleggiano l’immortalità del tempo di quando ancora i padri cappuccini abitavano e tenevano vivo il loro convento. Ora loro non ci sono più da molti anni e solo due sacerdoti abitano nell’edificio: a breve si trasferiranno in due frazioni del Comune.
E ancora, la vigna che diventerà biologica, un futuro orto anch’esso biologico. La vecchia cucina, l’ex refettorio, una cantina, un vecchio carretto e il rumore dell’acqua delle due sorgenti che scorre sotto il pavimento. La vita del convento si è fermata è rimasta immobile, sopratutto con il lockdown ma presto rinascerà come centro culturale al servizio dei cittadini non solo di Pieve di Teco e della Vallata ma dopo il restauro ad opera della Fondazione inizierà una nuova vita tra quelle mura.
Un edificio storico, sopravvissuto a due sacchi di Pieve nel 1625 e nel 1672 e a due guerre mondiali vede la sua fondazione nel XVI secolo, nel 1593 gli abitanti di Pieve di Teco – si legge sul sito della Fondazione che racconta la storia del convento- presentarono una supplica al pontefice per l’istituzione di un convento di Cappuccini, avendo avuto modo di ascoltare i frati durante le prediche quaresimali. Nel 1606 furono intrapresi i lavori di costruzione, con il concorso della popolazione locale nel agosto 1606, infatti, alla presenza di Luca Fieschi vescovo di Albenga, ci fu la posa della prima pietra del nuovo edificio. Il 17 luglio 1608 essendo ormai terminata la costruzione, la comunità di Pieve cedette ai Frati Cappuccini il nuovo convento e la nuova chiesa e si celebrò l’ingresso dei frati nel convento nel 1617. Nello stesso anno, Monsignor Vincenzo Landinelli vescovo di Albenga consacrò la chiesa dedicandola a San Francesco d’Assisi. Il 12 maggio 1625 Pieve subì il saccheggio da parte delle truppe franco-piemontesi e la chiesa e il convento furono devastati.Nuovi saccheggi e violenze da parte delle truppe piemontesi si verificano nel 1672. Nel primo decennio del 1700 si riscontrarono le prime lesioni dei muri della Chiesa e nel 1730 constatato il cedimento delle fondamenta, la chiesa venne abbattuta e riedificata ad eccezione del Sancta Sanctorum e del coro. Nel 1740 venne alzata la volta della Chiesa di alcuni metri e realizzate le due cappelle una sacra a San Felice e l’altra all’Immacolata. Nel 1754 padre Fedele da Ceriana fece costruire l’oratorio della Santissima Concezione e vicino al convento fu edificato un altro oratorio per i Terziari Francescani. A seguito della soppressione napoleonica del 1810 i Cappuccini furono allontanati e il convento fu adibito a ospedale civile».
«I frati vi fecero ritorno solo nel 1816 e intrapresero grandi lavori di restauro che si conclusero nel 1846. Dopo la soppressione degli ordini religiosi votata dal Parlamento Italiano nel 1866 il convento fu affittato dal Comune ad alcuni sacerdoti, mentre i frati furono ospitati dal 1867 presso il signor Tomaso Carenzi. Nel 1893 il Comune cedette il convento al senatore Borelli, in cambio di una somma di denaro per la costruzione di un nuovo ospedale, il quale ne permise l’uso ai frati. Dopo il concordato con la Santa Sede del 1929 tutta la proprietà passò all’Ente provinciale dei Cappuccini di Genova. Nel 1937 fu nuovamente ceduto alla Provincia dei Frati Minori Cappuccini. Tra il 1969 e 1970 la chiesa venne completamente restaurata e da allora non sono più stati eseguiti restauri».
La Fondazione Manfredi- Firmian nasce «grazie alla fondatrice Contessa Carla de Firmian (1933-2020) discendente di Lucius Caecilius Firmianus Lactantius, noto come Lattanzio (250 -317) scrittore, retore e apologeta romano di fede cristiana che si è impegnata nel conservare e tramandare la storia della propria famiglia, promuovendo anche attività sociali e culturali in collaborazione con associazioni pubbliche e private, per la valorizzazione del territorio su cui sorgono. Un lavoro portato avanti dai tre figli Giacomo, Paolo e Federico, a perseguire le sue orme e a prodigarsi con lo stesso impegno anche per valorizzare e tener vivo nella memoria il valore storico culturale dei Manfredi di Pieve di Teco. Uno dei programmi futuri tra la Fondazione ed il Comune di Mezzocorona è il restauro e l’apertura al pubblico di Castel San Gottardo, fondato poco dopo il 1100, dimora originaria dei Metz vassalli del Tirolo: uno dei pochi esempi di castello medievale costruito all’interno di una roccia naturale. Nel Gennaio 2024 ha ultimato i lavori di restauro e consolidamento delle facciate e dei tetti di Palazzo Manfredi che, con le sue sei arcate nei portici tardo medievali, contribuisce al risalto del notevole centro storico di Pieve di Teco».