Malato ingerisce protesi dentaria, ma all’ospedale di Bordighera il medico non se ne accorge. La denuncia della moglie
«A Sanremo ho trovato ottimi medici, che hanno subito aiutato mio marito»
Bordighera. «Mio marito sarebbe potuto morire. Non voglio risarcimenti, ma le persone devono sapere cosa è successo al pronto soccorso dell’ospedale Saint Charles di Bordighera, dove i medici non si sono accorti che aveva ingerito una protesi dentaria». A raccontare l’accaduto è la moglie di G.B., un uomo di 78 anni, residente a Ventimiglia, malato di Alzheimer, finito in ospedale a Bordighera (passato recentemente alla gestione privata in convenzione con l’Asl) venerdì scorso perché faticava a respirare.
«Ho visto mio marito soffrire e così, intorno alle 21,30 abbiamo chiamato un’ambulanza e l’abbiamo portato in ospedale a Bordighera». Qui l’uomo viene visitato e rimandato a casa. «Non ha nulla, mi dice il medico, è sereno e tutto va bene secondo lui», dice la donna. Intorno a mezzanotte, però, la situazione peggiora: «Non respirava, faticava anche a tossire. Lo vedevo che soffriva e così, senza nemmeno aspettare l’ambulanza, lo abbiamo caricato in macchina e riportato all’ospedale di Bordighera». Il medico che visita l’anziano è lo stesso della volta precedente, tanto che la signora si sente domandare: «Ma siete di nuovo qui?». A quel punto la donna riferisce al medico che le condizioni del marito sono peggiorate e che sospetta cha possa aver ingoiato involontariamente la protesi fissata ai denti.
«Non è possibile, mi viene risposto – spiega la signora -. Ma io non la trovavo e volevo solo che lo verificassero con una radiografia». Ma il punto di primo intervento dell’ospedale, pur essendo aperto h24, non garantisce in nottata l’esecuzione di esami come i raggi. «Allora ho chiesto se potevo accompagnare mio marito al pronto soccorso di Sanremo, ma il medico mi ha risposto di no, che sarebbe stato inutile, perché per i raggi comunque avremmo dovuto aspettare il mattino successivo». Notizia non vera, questa, essendo quello del Borea un vero pronto soccorso che effettua esami anche in orario notturno. Ma la donna non lo sa e, sconsolata, resta al fianco del marito tutta la notte in ospedale. «Gli avevano dato un codice verde perché per loro non aveva nulla», dice. Solo la mattina successiva, all’arrivo del radiologo, il 78enne viene sottoposto a radiografia: «Mi hanno richiamato subito per mostrarmi l’esito – racconta la donna -. Aveva la protesi incastrata nell’esofago e ci hanno trasferito d’urgenza al Borea di Sanremo, dove ho trovato medici bravissimi e scrupolosi. Una dottoressa, in particolare, è riuscita con una manovra ad estrarre la protesi dalla gola, senza bisogno di dover operare».
Ma nonostante il lieto fine la rabbia resta tanta: «Mio marito è rimasto per oltre quindici ore con una protesi conficcata nella gola, motivo per il quale ora è sotto antibiotici per scongiurare un’infezione. Tutto per la superficialità di un medico di Bordighera. Avrebbe potuto soffocare e soffrire ancora di più se la protesi si fosse spostata. Non mi fermerò qui, voglio denunciare questo episodio increscioso».