Giudiziaria

Induzione indebita e corruzione, a Imperia assolti anche due militari della Marina

Secondo l'accusa, avevano promesso assunzioni in cambio di soldi

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Imperia. Il tribunale collegiale di Imperia, presieduto dal giudice Carlo Alberto Indellicati, ha pronunciato stamane cinque  assoluzioni nei confronti di altrettanti imputati, nel processo che ha visto alla sbarra anche due militari della Marina Militare, accusati di due episodi riguardanti l’induzione indebita a dare o promettere utilità (ex concussione) e una presunta corruzione, nell’ambito di due assunzioni.

I fatti. Il primo episodio risale all’ottobre del 2017. A finire nel registro degli indagati, con l’accusa di induzione indebita a dare o promettere utilità erano stati: S.M., 29 anni, volontario in ferma prefissata all’epoca in servizio in provincia di Imperia e G.P., 43 anni, all’epoca sottocapo della Marina Militare in servizio a Roma. Secondo la pubblica accusa, rappresentata dal pm Salvatore Salemi, i due avevano proposto a una giovane militare, in servizio a Imperia, di farle superare il concorso per la ferma prefissata di quattro anni. Il tutto in cambio di una somma intorno ai quattromila/seimila euro. La donna, che non accettò e denunciò l’episodio, aveva già superato le fasi selettive e attendeva soltanto la graduatoria finale.

La seconda vicenda, in cui veniva contestata anche la corruzione, risale al luglio 2018. In questo caso, oltre ai due militari, erano imputati anche: D.S., 24 anni, aggiudicatario del concorso di volontario nell’esercito; il padre di quest’ultimo, C.S., di 58 anni e V.M, 58 anni, padre del militare ventinovenne. Nel dettaglio, i due militari erano accusati di essersi fatti consegnare mille euro (in due tranche da 500 euro ciascuna) dal padre del futuro aggiudicatario del concorso. A fare da intermediario sarebbe stato il padre del militare ventinovenne, che avrebbe preso il denaro consegnandolo al figlio. La somma sarebbe servita, tra l’altro, a correggere il voto dell’esame di terza media del candidato. Per entrambi gli episodi gli inquirenti ritenevano che vi fosse il coinvolgimento anche di un terzo militare non identificato.

Nel primo caso il reato è stato derubricato in truffa, ma è stata emessa sentenza di assoluzione per non doversi procedere, in quanto mancanti le condizioni di procedibilità a querela.

Il collegio difensivo era formato dagli avvocati Giorgio Carta, Claudia Rodini e Gino Fabio Fulgeri.

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