Cronaca

Corruzione, spaccio e peculato al Commissariato di Sanremo: cinque condanne e una assoluzione

Assolto l'assistente di polizia Alessio Olivieri

giustizia tribunale processo imperia

Imperia. Il gup Massimiliano Botti del tribunale di Imperia ha pronunciato oggi cinque condanne e una assoluzione, in abbreviato, nel processo che ha visto finire alla sbarra alcuni poliziotti del Commissariato di Sanremo, accusati di corruzione, spaccio, peculato e altri reati.

Tre anni e 13.400 euro di multa (assolto per il reato di corruzione), è la condanna comminata all’ex assistente di polizia Christian Borea.  All’uomo, difeso dall’avvocato Bruno Di Giovanni, erano contestati diversi capi di imputazione, per reati commessi tra il 19 gennaio e il 16 giugno del 2021. Il pubblico ministero, Luca Scorza Azzarà, aveva chiesto una condanna a 3 anni e 10 mesi.

Jalil Oujjet (avv. Maria José Sciortino), marocchino residente a Sanremo, è stato condannato a 5 anni e 4 mesi e 30mila euro di multa (il pm aveva chiesto 7 anni); Omran Moulod Merssal Asara (avv. Salvatore Sciortino), nato in libia, irreperibile, è stato condannato a 2 anni e 8 mesi e 20mila euro di multa (contro i 5 anni chiesti dal pm). A Saimir Biti (avv. Luca Ritzu e Alessandro Mager), albanese, abitante a Sanremo sono stati comminati 4 anni e 20mila euro (il pm aveva chiesto 6 anni). Karima Belhoue (avv. Maria José Sciortino), mamma di Oujjet, quest’ultima accusata di percepire il reddito di cittadinanza illegittimamente, è stata condannata a 1 anno e 20 giorni con. Pensa sospesa (il pm aveva chiesto anno e 4 mesi).

E’, invece, stato assolto «perché il fatto non sussiste» Alessio Olivieri (avv. Bruno Di Giovanni), nato a Genova, assistente di polizia, all’epoca in servizio presso il commissariato di Sanremo, nei confronti del quale il pm aveva chiesto 2 mesi.

I fatti. Secondo l’accusa, il personaggio principale dell’inchiesta è Christian Borea, accusato di corruzione e spaccio dal fatto che, il poliziotto avrebbe omesso di interrompere l’attività di spaccio di un marocchino residente a Sanremo (Jalil Oujjet), che gli forniva la cocaina sia a pagamento che in omaggio, in cambio di ripetuti consigli e informazioni riservate per evitare eventuali controlli delle forze dell’ordine. In un caso, Borea, avrebbe anche avvisato il marocchino della presenza di una telecamera di sorveglianza occultata sul pianerottolo della sua abitazione e gli avrebbe segnalato l’incremento dei controlli di polizia per la presenza in città di personale del reparto prevenzione crimine Liguria giunto da Genova.

E non è tutto, sempre secondo l’accusa, Borea si sarebbe anche offerto di custodire per suo conto dello stupefacente, invitandolo a limitare la propria attività di spaccio. Il poliziotto è anche accusato di truffa, derivante dal fatto che, approfittando del proprio ruolo di componente della squadra di polizia giudiziaria del commissariato, si sarebbe allontanato dall’ufficio in orario di servizio per ragioni non meglio precisate di ufficio, ma in realtà sarebbe andato a fare la spesa o altri acquisti. In un caso sarebbe tornato a casa a ritirare qualcosa, in un altro avrebbe portato la propria auto dal meccanico. E ancora: avrebbe accompagnato il figlio a fare sport, sarebbe andato a procacciarsi della droga e avrebbe provato un’auto di cui stava trattando l’acquisto.

Gli viene poi contestato il reato di rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio. In due casi, a beneficio di altrettante persone, avrebbe rivelato notizie di ufficio, che dovevano restare segrete. In particolare: risultanze di attività tecniche in corso, particolari di operazioni di polizia programmate o compiute, modalità di svolgimento di attività di polizia, indicando anche i nominativi dei soggetti indagati. C’è, quindi, il peculato per avere accompagnato il figlio a fare sport con l’auto di servizio e non solo. Stesso reato contestato in concorso con il collega di pattuglia Fabio Di Flumeri. In particolare a Borea (in concorso con Di Flumeri) viene contestato di avere accompagnato il figlio con l’auto di servizio al campetto di calcio di Bussana. In un altro caso, quand’erano assieme di pattuglia, Borea avrebbe accompagnato il collega ad Arma di Taggia, per prelevare da casa il proprio scooter per portarlo dal meccanico a sostituire gli pneumatici. Quindi, si sarebbero recati a fare la spesa.

Borea avrebbe pure accompagnato Di Flumeri a effettuare un prelievo bancomat e a eseguire un pagamento, per poi rientrare in ufficio. E sempre con l’accusa di peculato: «mentre si trovavano insieme e stavano facendo rientro da Genova – si legge negli atti – ove si erano recati per ragioni di servizio, uscivano dall’autostrada a Savona per recarsi a Quiliano loc. Massapé ove Borea doveva recuperare alcuni accessori di un veicolo che aveva acquistato da un privato».

A Borea viene anche contestato l’accesso abusivo a sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza per aver interpellato la banca dati per conoscere la data di immatricolazione di un veicolo, che gli sarebbe stato intestato il giorno successivo. Inoltre, avrebbe effettuato ventotto interrogazioni della banca dati, su richiesta della madre, per verificare l’esistenza di precedenti o pendenze riguardanti una persona. Non ultimo, c’è l’omessa denuncia di un reato di prostituzione minorile di cui aveva avuto notizia. Nei guai c’è pure Andrea Sartore, indagato per rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio perché «violando i doveri inerenti alle sue funzioni, rivelava a Di Flumeri Fabio notizie di ufficio che dovevano rimanere segrete: in particolare, lo avvertiva che personale della Squadra Mobile di Imperia aveva chiesto immagini del sistema cittadino di rilevazione targhe “Falco” in relazione ad un’autovettura “civile” del Commissariato PS di Sanremo (ove Di Flumeri presta servizio)».

 

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