Cold case

«Se io voglio, tu non vedrai più tua figlia», parla in aula la mamma di Sargonia Dankha

«Ha detto che aveva prestato dei soldi a nostra figlia, 25mila corone svedesi, e che li rivoleva indietro. Ci ha detto che non era una buona ragazza»

Sanremo. «”Se io voglio, tu non vedrai più tua figlia”, me lo ha detto più volte, Salvatore, ma non pensavo che fosse la verità». Fatica a parlare, Ghariba Dankha, in aula come testimone principale nel processo nei confronti di Salvatore Aldobrandi, accusato di aver ucciso sua figlia, Sargonia, a Linköping, in Svezia, il 13 novembre del 1995: 28 anni fa. Da quel giorno, della 21enne svedese non si sa più nulla: scomparsa, probabilmente per sempre.

Quando il giudice Carlo Indellicati, presidente della Corte d’Assise davanti alla quale si tiene il processo, chiede a Ghariba se vuole un paravento per non dover incrociare lo sguardo di Aldobrandi, la donna alza la testa e dice: «No, è difficile, ma voglio che sappia quello che ha fatto».

A porre le domande alla donna è il pm Matteo Gobbi, che ha svolto le indagini insieme alla collega Maria Paola Marrali. La madre ricorda, con grande fatica, quello che è accaduto nel 1995. Avvalendosi di un interprete, la donna ha raccontato che Aldobrandi era solito chiamare anche di notte, apostrofando la figlia come una poco di buono e chiedendo indietro i soldi di un prestito: «Tua figlia è una (p…..a) e tra l’altro mi deve dare dei soldi che le ho prestato». La madre ha raccontato che quando litigavano, lui chiamava a casa e se la figlia si rifiutava di rispondere allora si sfogava con lei. E quando il pm ha chiesto in cosa consistessero i maltrattamenti, la donna risponde: «Voleva tenerla per sé, non voleva che uscisse con altri. Diceva parole brutte e si arrabbiava tantissimo».

I giorni immediatamente prima della scomparsa, Sargonia viveva in un appartamento suo. La notte, tra sabato e domenica (la ragazza è sparita nel nulla il lunedì), avviene un litigio tra la 21enne e Salvatore Aldobrandi. «Salvatore ha suonato alla nostra porta – ricorda Ghariba -. Ha detto che aveva prestato dei soldi a nostra figlia, 25mila corone svedesi, e che li rivoleva indietro. Ci ha detto che non era una buona ragazza. Non avevamo quei soldi in casa, gli abbiamo detto che glieli avremmo dati il lunedì».

Domenica Sargonia chiama i genitori, che corrono a casa sua: «Non era sola, ma con due uomini – spiega la mamma -. Abbiamo chiesto loro di uscire per poter parlare con nostra figlia. “Aiutatemi, non mi lascia in pace”, ci ha detto. Era in lacrime. Ci ha confermato di dovere dei soldi ad Aldobrandi e noi le abbiamo detto che glieli avremmo dati, ma di aspettare il lunedì».

Aldobrandi ha ascoltato in silenzio, guardando sempre verso la madre della sua ex compagna. Quando lei parlava dei presunti maltrattamenti subiti dalla figlia, l’uomo, ora accusato di omicidio volontario aggravato dai motivi abietti e futili e dalla soppressione di cadavere della ragazza, negava, muovendo la testa.

 

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