Innovativo

Sanremo, al Don Orione un nuovo reparto Alzheimer: cure alternative basate sulla relazione fotogallery

Grazie alla donazione della signora Adriana vedova Hintermann

Sanremo. È stato inaugurato questa mattina il rinnovato reparto dedicato agli ospiti del piccolo Cottolengo Don Orione di Sanremo affetti dal morbo di Alzheimer. Un reparto innovativo che rappresenta un’eccellenza per approccio e metodi di cura tra quelli applicati nelle case di riposo della provincia di Imperia e dell’intera Liguria. A rendere possibile la realizzazione dei lavori di ristrutturazione è stata la donazione della signora Adriana, moglie di Attilio Hintermann alla cui memoria è intitolata la struttura.

A benedire il nuovo corso è stato il vescovo della diocesi Antonio Suetta. Presenti il direttore del Don Orione, don Fulvio Ferrari, il vicesindaco del Comune di Sanremo Costanza Pireri, l’assessore regionale Marco Scajola e la consigliera di Regione Liguria Mabel Riolfo.

«L’opera Don Orione si è proposta, fin dai suoi inizi, di intervenire là dove c’è un disagio, dove c’è un bisogno, – ha esordito il direttore, don Fulvio -. Quando nel 1943 si inaugurò il Piccolo Cottolengo Sanremese, in piena guerra, i bisogni erano diversi da quelli di oggi. E diverse erano anche le risposte.

Allora era sufficiente avere un alloggio e un buon pasto per tirare avanti. Ci si accontentava. Oggi le richieste sono ben altre e si richiede tanta cura e tanta professionalità. Perciò volontariamente, senza che nessuno ce lo abbia chiesto, abbiamo provveduto a dare una risposta ad una patologia che sempre più si manifesta tra gli anziani e che getta nello sconforto i familiari: la malattia di Alzheimer.

Avendo saputo che ci sono studi che propongono un rimedio non esclusivamente a  base di farmaci, d’accordo con i medici della struttura mi sono interessato a verificare la possibilità di una cura alternativa che potesse dare un conforto ai pazienti affetti da tale malattia e anche agli operatori che devono dotarsi di tanta pazienza.

D’accordo con i medici abbiamo optato per un sistema già collaudato che prevedeva una risistemazione degli spazi del reparto e una formazione specifica per gli operatori. Mi sono impegnato a sensibilizzare alcune persone amiche perché aiutassero l’Istituto a sostenere le spese della risistemazione del reparto e dell’acquisto dei presidi necessari per mettere in pratica la nuova terapia.

La spesa è stata piuttosto onerosa però il risultato che ne è scaturito è eccellente. Direi che il reparto Alzheimer, già abitato da 14 ospiti (è la massima capienza consentita), è il più tranquillo di tutto il Piccolo Cottolengo.

E’ una risposta adeguata al passo con le nuove conquiste scientifiche che sempre più propongono una terapia alternativa al massiccio uso dei farmaci. E’ anche un modo nuovo per stare accanto ai nostri fratelli che si trovano nel disagio», – ha concluso don Fulvio -.

Ha aggiunto la direttrice sanitaria, dottoressa Ana Popovic: «La creazione di un reparto per la gestione delle persone con deficit cognitivo all’interno della nostra struttura e in particolar modo di pazienti affetti da malattia di Alzheimer nasce come esigenza di risposta al territorio per l’incremento numerico sempre più significativo di  pazienti  affetti da questa patologia  e la richiesta sempre più importante per il  loro ricovero in struttura. La gestione di questa tipologia di ospiti  richiede un trattamento  qualificato  e specializzato   in quanto  coloro che entrano in struttura sono  già in una fase avanzata della patologia con  disturbi comportamentali non più gestibili   nell’ambito familiare o territoriale .

Siamo stati ispirati da un concetto della salute che rappresenta un cambiamento culturale caratterizzato dal passaggio dalla “cura della malattia” alla “cura della persona”, dal vedere l’uomo come un “corpo” al vederlo come una “vita”; dal considerare la persona come un paziente al considerare il paziente come una persona. 

Abbiamo pensato se non è possibile modificare la malattia, di intervenire   per valorizzare le capacità non compromesse della persona modificando l’ambiente in cui è inserito, creando spazi protesici, terapeutici e piacevoli, spazi per le relazioni umane dove  il primo obiettivo diventa il benessere della persona e la qualità di vita».

«Il nostro reparto si estende all’ esterno con  giardino/terrazzo Alzheimer creato nel 2015. Il giardino è uno strumento essenziale per  gli anziani che vivono all’interno di una residenza sanitaria. Il ritorno alla natura è per le persone affette da demenza una possibilità di ritorno alla vita».

Fabrizio Rinaldi, educatore Opera Don Orione Sanremo: «Il nuovo nucleo Alzheimer Giovanni Paolo II si distingue come una innovativa realizzazione, unica in provincia di Imperia, il metodo di assistenza utilizzato è quello del gentlecare fondato da Moyra Jones, ovvero gestione del paziente affetto da demenza in una prospettiva d’insieme, modello definito protesico, volto cioè a impostare a ciascun paziente una assistenza personalizzata.

Il metodo Gentlecare propone di compensare i deficit dell’anziano e favorire le sue funzioni residue per migliorare al massimo la qualità di vita. L’assistenza protesica si basa su persone, programmi e ambiente logistico che devono essere riprogrammati in base alla definizione accurata dei deficit della persona in cura. Tale approccio nasce per l’assistenza alle persone con demenza di tipo Alzheimer. 

La Finalità del nostro reparto è basata sulla cura non farmacologica ovvero tramite terapie alternative come quella del giardino Alzheimer, uno spazio progettato per stimolare i sensi e promuovere il benessere della persona attraverso la natura e i suoi benefici, la terapia del treno, attività che offre stimoli visivi e ricordi grazie alla proposta di un vero e proprio viaggio in treno, la stanza del rilassamento, dove i nostri ospiti posso rilassarsi su una comoda poltrona in una stanza dove vengono proiettate stelle sui muri e sul soffitto il tutto accompagnato da musica rilassante in sottofondo. 

Inoltre vengono svolte attività socio educative quotidiane come attività ricreative, attività espressive, attività occupazionali e laboratoriali, attività neuro cognitive con finalità di rallentare in decadimento cognitivo, uscite su territorio, laboratorio di cucina, ma la vera perla del nostro reparto sono la pet therapy (attualmente vengono in struttura tre cani, un labrador, un setter e un beagle) la doll therapy ( bambole utilizzate per rassicurare e fornire conforto), il giardinaggio e orto-terapia. La ricchezza della proposta educativa rende la vita in struttura più varia, favorisce la socializzazione e l’esercizio di abilità che altrimenti andrebbero perse.

Il reparto offre dunque un approccio completo e all’avanguardia, mirato a migliorare la qualità di vita dei pazienti e offrire supporto alle famiglie. Sono ormai 20 anni che opero come educatore presso il Piccolo Cottolengo Opera Don Orione di Sanremo. 

In tutti questi anni ho dato molto ma soprattutto ho ricevuto molto dagli anziani con cui ho condiviso le mie giornate. Voglio ricordare Armando, per i grandi consigli sulla vita, Serio per avermi trasmesso il suo amore per la natura, Vanda e il suo carattere forte e deciso nell’affrontare ogni cosa nonché una delle prime donne della storia italiana ad avere la nomina di cavaliere del lavoro, Giuseppina detta Pinuccia e la sua voglia di scherzare sempre, Rosemma per il suo modo di intraprendere ogni attività sempre con un grande sorriso e infine Matilde, unica per tutto, una vera signora, che si è dimostrata sempre forte, tanto da farmi organizzare il suo funerale mentre era ancora in vita, mio braccio destro per ogni attività organizzata, mia consigliera e grande amica con cui ho condiviso la vita di reparto e un po’ della mia. 

Queste sono solo alcune delle tante persone che ho potuto conoscere durante il mio cammino, e forse, se non fosse stato per il mio lavoro, le nostre strade non si sarebbero mai incontrate. Quello che so è che sono felice di essere un “educatore per anziani” e di condividere ogni giorno la vita con loro cercando di svolgere al meglio la mia missione».

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