Meno voti del previsto alle provinciali, giro di vite all’interno di FdI: c’è chi vuole denunciare

21 dicembre 2023 | 08:57
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Meno voti del previsto alle provinciali, giro di vite all’interno di FdI: c’è chi vuole denunciare

Voci interne al partito parlano di presunte pressioni subite dai consiglieri comunali per la caccia ai franchi tiratori. Berrino nega: «Mai chiesto prove»

Imperia. Giro di vite tra i consiglieri comunali della provincia di Imperia iscritti al partito Fratelli d’Italia, che avrebbero ricevuto pressioni tali da spingerli a presentare un esposto in Procura: atto che, almeno per il momento, non sarebbe stato ancora formalizzato.

All’indomani delle elezioni provinciali, che hanno riconfermato la presidenza di Claudio Scajola, è palese che qualcosa, all’interno del partito del premier Giorgia Meloni non abbia funzionato. Mancano, sulla carta, oltre 700 voti ponderati a sostegno dell’unica candidata tesserata a FdI, Manuela Sasso (riconfermata con 6.603 voti), sindaco del comune di Molini di Triora nonché compagna del senatore e segretario provinciale dei fratellini Gianni Berrino.

Carte alla mano, a non rispettare le direttive del partito sono stati quattro consiglieri comunali votanti: uno a Ventimiglia o Bordighera, dove i fratellini contano, in totale, quattro rappresentanti in comune, uno nel comune di una cittadina limitrofa e due consiglieri in carica in Comuni più piccoli.

Una falla che il senatore avrebbe vissuto come affronto personale, essendo stata tradita la fiducia nei confronti della sua compagna. E nonostante la nota stampa diffusa da FdI, in cui con nota trionfale viene lodato il risultato della Sasso e si parla di una «grande soddisfazione per l’esito delle elezioni per il rinnovo del consiglio provinciale» e dell’«ampio consenso di amministratori locali» ricevuto, non appena concluso lo spoglio dei voti è iniziata una vera e propria caccia ai franchi tiratori. Secondo voci interne allo stesso partito, infatti, Berrino vorrebbe le teste di chi non ha votato il sindaco di Molini di Triora. E qualcuno si sarebbe spinto non solo a chiedere conferma del voto, ma a volerne vedere la prova, magari con tanto di foto della preferenza espressa nel seggio: pena, l’espulsione immediata da FdI. Voci che, se confermate, sarebbero prova di un reato penale.

Accuse che Berrino, avvocato di professione, con una lunga carriera politica che lo ha portato a ricoprire il ruolo di senatore, respinge con fermezza: «Sicuramente non ho chiesto né ho fatto chiedere a nessuno di mostrarmi la prova del voto – replica – Anche perché significherebbe che avrei dovuto chiedere, già prima, di fare la foto nel seggio. Non è una cosa che si può fare a posteriori, e se qualcuno lo ha fatto è un pazzo».

Ovviamente la caccia ai “traditori” (uno solo secondo Berrino) comunque c’è: «Ma una cosa è il giudizio politico, un’altra è fare pressioni per il voto – aggiunge il senatore – Questo non fa parte della mia cultura. Poi se uno ammette di non aver seguito le indicazioni del partito, cosa che tra l’altro è successa anche in altri schieramenti, allora faremo le nostre valutazioni. Ad oggi, però, non so ancora chi sia stato».