Entroterra, Fulvio Moirano raggiunge le 200 donazioni di sangue: «Una missione per rendere la vita del prossimo più felice»
Ha iniziato nel 1994 quando aveva 21 anni e da allora non si è mai fermato
Gavenola (Borghetto D’Arroscia). Ha raggiunto le 200 donazioni di sangue ieri, record ed orgoglio per Fulvio Moirano, 50 anni lo scorso luglio, di Gavenola, frazione di Borghetto D’Arroscia, festeggiato da medici ed infermieri, oltre che dal suo amico Roberto con il quale «siamo in competizione per chi dona di più» racconta scherzosamente il signor Fulvio. Conosciuto da tutti come LSDG (lo spazzino di Gavenola) non ha dubbi «il mio impegno sia civico, Fidas, che lavorativo è sempre svolto con il sorriso perché tutto ciò che faccio è una bella missione in modo da rendere la vita del prossimo più felice possibile».
«Duecento donazioni in ventinove anni, ho iniziato nel 1994, avevo 21 anni e lavoravo come cameriere in un locale ad Albenga- racconta il signor Fulvio- e l’allora responsabile cuoco mi aveva proposto di diventare donatore di sangue, fai del bene al prossimo e ho cominciato così. All’epoca ero iscritto all’Avis ad Albenga e poi lavorando in Valle mi sono iscritto alla Fidas dove dono tutt’ora. Ho una figlia di 19 anni che abita a Sirmione sul Garda e vorrei trasmettergli anche questi valori di aiutare il prossimo».
«In passato mio zio- prosegue- nel 2005 aveva avuto un incidente, si era capottato con il trattore a Gavenola e aveva bisogno di trasfusioni di sangue. Ecco perché uno dovrebbe donare perché il sangue non lo compri al supermercato, è sintomo di vita e grazie alle trasfusioni che lui ha ricevuto è ancora vivo. All’anno dono più o meno dieci o dodici volte, oltre al sangue intero dono anche plasma e piastrine che sono componenti del sangue stesso che servono o alla preparazione dei farmaci o durante le operazioni chirurgiche. Se riesco dono quando ho un giorno libero dal lavoro, oppure visto che la Fidas è a Imperia ho l’opportunità di donare anche la domenica. A fine mese sarà la 201esima donazione, rispettando sempre l’intervallo tra la donazione di sangue e di plasma. Vedere il sorriso dei dottori e delle infermiere non ha eguali perché uno fa qualcosa perché ci crede e diventa parte della vita stessa».