Sanremo, detenuto con la scusa di telefonare distrugge un piano detentivo del carcere
Uil: «Istituto strapieno, a rischio sicurezza e ordine pubblico»
Sanremo. Con la scusa di telefonare distrugge , mandando in frantumi un intero piano detentivo. È successo eri nel carcere di Sanremo in serata.
«Alle ore 19,30 circa di ieri un detenuto di origine magrebina, ristretto nel carcere di Sanremo Valle Armea, al piano terra , probabilmente anche in evidente stato di ebrezza ( metodo frutta a macerare ) , con la scusa di telefonare ha praticamente distrutto , mandando in frantumi un intero piano detentivo ( corridoio) – a darne notizia è il Segretario regionale della Uil PA PP , Fabio Pagani che aggiunge – Mentre attendiamo invano, da mesi, che il Ministro Nordio batta un colpo, nella casa circondariale di SANREMO siamo arrivati alla “frutta” ( quella che i detenuti utilizzano per procurarsi una sorta di grappa). Da mesi invitiamo l’Amministrazione Penitenziaria Regionale e Centrale , a sfollare Sanremo , un carcere che da tempo continua a superare quota 280 presenze su una capienza regolamentare di 220 detenuti, in queste condizioni a rischio è sicurezza e ordine pubblico. Ci chiediamo- prosegue Pagani- cos’altro deve accadere affinché il Governo facesse seguire alle passerelle e agli annunci atti concreti e tangibili»
«Il gravissimo episodio conferma, palesemente, quel che diciamo da tempo e, cioè, che le carceri sono fuori controllo a dispetto del diuturno sacrificio delle donne e degli uomini del Corpo di polizia penitenziaria, i quali pagano sulla loro pelle gli anni di abbandono della politica e il pressapochismo dei governi, ivi compreso quello attualmente in carica. L’escalation del degrado e della violenza è sotto gli occhi di tutti, ma dal ministero continuano a mostrarsi inermi e inerti . A questo punto – conclude Pagani – ci aspettiamo una convocazione immediata da parte del Provveditore , per l’individuazione di soluzioni reali; in mancanza il senso di responsabilità ci indurrà, nostro malgrado, a inasprire i toni del confronto anche con vigorose proteste».