Incontri Libera nelle scuole di Pieve di Teco e Pontedassio

13 novembre 2023 | 07:11
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Incontri Libera nelle scuole di Pieve di Teco e Pontedassio
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Rocco Mangiardi, un testimone di giustizia a scuola

Pieve di Teco-Pontedassio.  Rocco Mangiardi è un piccolo grande uomo e nei giorni scorsi si è “mischiato” tra i piccoli grandi ragazzi delle scuole di Pontedassio e di Pieve di Teco.

Rocco certamente non fa venire in mente nessuno di quegli eroi dei fumetti, muscolosi, enormi, con la maschera o volanti; ha piuttosto una voce flebile e una statura di poco sopra il metro e sessanta. Ma soprattutto ha modi e maniere che sembra sempre muoversi in punta di piedi. La sua voce però quando parla tocca corde profonde da lasciare il segno e l’hanno capito bene le centinaia di ragazzi in crescita delle scuole elementari e medie delle due cittadine.

Rocco è venuto da lontano, da Lamezia Terme, la sua città dove ha un’attività, la sua famiglia, il cuore per la sua Calabria. Ma è anche la città che ha rischiato di togliergli tutto, perché nei primi anni dopo il 2000 dei loschi figuri si sono presentati nel suo magazzino per chiedergli un “regalino per zio Pasquale” (il boss del circondario), un regalino ogni mese, perché la sua vita non cambiasse. Insomma, sono andati a dargli un prezzo perché la sua impresa, i suoi figli, la moglie e lui stesso potessero sentirsi al sicuro e protetti. Ma al sicuro e protetti da chi? 1.200 euro di pizzo mensile per non correre rischi che gli stessi “loschi figuri” avrebbero potuto procurargli.

La paura gli cresce, ma non lo acceca, ne parla con la famiglia e qui comincia una storia non di un eroe, ma di un uomo, di una famiglia giusta. Perché parlandone insieme escono fuori i valori sempre raccontati in teoria e per necessità diventati pratica. La famiglia è con lui quando torna a casa e racconta ciò che è successo. Uno sguardo silenzioso di una delle sue due figlie lo attraversa, è lo sguardo di una che dice: «Ci hai sempre insegnato a credere nella giustizia, nello stare dalla parte di chi non si piega ai soprusi e agli affari sporchi».

La paura resta, ma sul piatto della bilancia dall’altra parte diventano più pesanti i valori, la famiglia, la sua Calabria, e lui dice, la sua fede. Un piatto che ribalta la normale visione del mondo, quella che ci porta a stare zitti e a non fare nulla. E invece lui denuncia, arriva in tribunale e davanti a tutti punta il dito contro chi, lo vedeva solo alto poco più di un metro e sessanta e con una voce che quasi non si sente. E invece puntando il dito quel giorno, non c’è neanche stato bisogno di parlare, per urlare al mondo che se si sta con la legalità le cose possono cambiare, per sé e per gli altri.

Un atto di coraggio, vive ancora oggi sotto scorta, ma capace di dare libertà a sé, agli altri e un po’ a tutti. Dopo la sua denuncia, molti mafiosi sono stati incarcerati, molti poi si sono anche pentiti, anche lo stesso zio Pasquale, e la storia ha preso un’altra piega rispetto a quello che di solito si sente raccontare. La sua attività è ancora lì e mai più nessuno è andato a chiedergli qualcosa, se non pezzi di ricambio per auto, che poi è il suo lavoro.

Rocco dice che il contrario dell’amore è l’egoismo, l’amore è non pensare solo a sé stessi; dice che quando va nelle scuole si sente sicuro perché la sua scorta diventano le centinaia di ragazzi che incontra, dice che quando puntò quel dito non voleva far del male alla persona che gli voleva fare del male, ma voleva denunciare un comportamento che non andava bene e che in quel momento si è sentito veramente libero, dice che se la paura la si prende un pezzetto ciascuno, fa meno paura; dice che i suoi soldi per estorcere e per ammazzare altre persone non li avrebbe mai voluti dare; e che la Calabria sta cambiando.

Parole proprio che fanno bene alle orecchie, infatti i ragazzi hanno ascoltato quella voce leggera con un’attenzione incredibile e quelle parole hanno lasciato il segno. A un certo punto dell’incontro, quando l’ora di pranzo incombeva, si sono dovute fermare le domande perché il tempo era finito già da un pezzo.

«E ancora una volta l’associazione LIBERA coordinata a livello provinciale da Maura Orengo va ringraziata per permettere a tante persone, giovani e adulti di poter incontrare questi testimoni, che vivono e raccontano che un mondo più giusto è possibile. LIBERA che ancora una volta non smentisce il suo nome perché permette davvero alle persone di vedere e di sentire concretamente cosa voglia dire essere e sentirsi liberi dalle mafie, dai soprusi e dalle ingiustizie».

«Un grazie va alla scuola di Pontedassio e di Pieve di Teco e alla dirigente Serena Carelli che crede in queste iniziative, che permette ai suoi studenti di diventare giorno dopo giorno donne e uomini sempre più corretti e più giusti. Un grazie agli insegnanti, che da due anni realizzano un progetto per la Legalità con le loro classi fatto non solo di parole, ma di eventi, incontri, laboratori, iniziative anche al di fuori delle mura scolastiche, un progetto che quest’anno è proprio partito dall’incontro con Rocco e che si svilupperà nei prossimi mesi per tenere viva la memoria di questi incontri, di questi valori e di questa libertà».