Il sogno di Simone, guidare come Al Pacino. Viaggio tra le “vecchie signore” di Ospedaletti

26 novembre 2023 | 13:37
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Il sogno di Simone, guidare come Al Pacino. Viaggio tra le “vecchie signore” di Ospedaletti

Nella cittadina delle rose la famiglia Rondelli-Cavicchia custodisce auto storiche di inestimabile valore

Ospedaletti. Quante perle di bellezza ci sono intorno a noi eppur fatichiamo a vederle? Una si trova a Ospedaletti, prima collina della città delle rose. Quattro ruote dalla nascita per via di un brutto scherzo del destino, quattro ruote nel cuore, antico retaggio di famiglia. Lui è Simone Cavicchia, classe 1983, tra i più importanti collezionisti d’auto d’epoca della Riviera dei Fiori, insieme alla sorella Ilaria (32), a papà Luigi e mamma Rosita.

Fare un viaggio nell’officina di Simone è come entrare dentro una macchina del tempo. Ci sono vetture (viene difficile definirle tali nell’era del digitale), che vanno a manovella e sono state prodotte a cavallo tra due secoli. Simone se ne prende cura da quando era bambino, sempre al fianco del compianto nonno Mirko Rondelli che, grazie alla sua mania di raccattare ferraglia in ogni dove, ha creato una collezione di inestimabile valore.

Poterla vedere riunita in un unico grande magazzino, utilizzato in passato per la lavorazione dei fiori, è un privilegio che si può ottenere con poco. Curiosità prima di tutto. Passione per l’antan. Voglia di amarcord. Tutti sentimenti che stridono con l’ultima generazione dei Cavicchia, Simone e Ilaria, i giovani centenari, come amano definirsi. Sommate le loro età non superano quella dalla più recente delle loro automobili.

Ma com’è iniziata l’avventura di Simone nel mondo delle auto d’epoca? «Il nonno Mirko mi infilava sotto le macchine sdraiato sopra il carrello, facendomi cercare i bulloni saltati o incaricandomi di stringere le viti allentate. Tornavo indietro tutto sporco ma soddisfatto. Ho passato la mia infanzia in questo magazzino con lui. Ancora oggi ricordo dove abbiamo conservato pezzi di vent’anni fa…». Per Simone, socio d’onore del Cave di Imperia, esprimersi è un esercizio più impegnativo che aggiustare auto, ma si fa capire benissimo lo stesso. Qui il tempo scorre lento e poi basta guardarlo negli occhi per leggergli cosa gli passa per la mente. La passione per le storiche ce l’ha nel sangue. Ed è un’enciclopedia vivente. Sa a memoria la biografia di tutte le sue “signore”.

«Parliamo della mia preferita? La 1400 Cabriolet. Sogno di guidarla un giorno, come Al Pacino sognava di portare una Ferrari nelle vesti del tenente colonnello Frank Slade nel celebre film Scent of a Woman. Nel frattempo, mi accontento di fare da copilota a mia sorella quando andiamo ai raduni», – aggiunge Simone, che continua emozionato -. «Certo, quando si ha a che fare con le storiche gli inconvenienti sono dietro l’angolo. Una volta con la Fiat 503Torpedo del ’26 ci si è rotto il tubo dell’olio, mi si sono riempite le scarpe! In un’altra occasione ci è saltata la pompa dell’acqua e sembrava che dovessimo abbandonare il tour. Per fortuna nel circuito degli appassionati tutti viaggiano con pezzi di ricambio e un meccanico piemontese ci ha salvato. La scena più clamorosa a cui ho assistito è la riparazione della nostra Buick dei primi del ‘900. Abbiamo ripristinato la cinghia con le collant della nonna Lina. Roba da non credere».

il sogno di simone cavicchia

«Mio fratello, come me, ha seguito le orme del nonno Mirko che ha iniziato a recuperare pezzi usati nei mercatini e non si è più fermato, fino ad assemblare intere automobili», – prosegue nel racconto Ilaria -. «Della coppia “giovani centenari”, come ci siamo soprannominati, io sono la giovane e mio fratello il centenario. Ma a parte gli scherzi, questa passione ci lega e continuiamo a partecipare ai raduni come facevamo da bambini, quando tra queste vecchie macchine di famiglia giocavamo a far finta di guidare, viaggiando con l’immaginazione».

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«Io mi sono affezionata alla Peugeot 302 Darl’Mat color azzurro. Per due volte regina a Le Mans. E’ la vettura che sfoderiamo sempre per l’evento della rievocazione del circuito di Ospedaletti e che molti nostri concittadini hanno potuto ammirare in più occasioni. Abbiamo la fortuna di aver ereditato dei modelli unici in Europa, forse al mondo, ma non mancano i rimpianti. Per esempio il più grande è la De Dion-Bouton del 1899 (foto in alto) che purtroppo mio nonno ha venduto. Ma se un giorno ne avrò la possibilità, me la ricomprerò».

Nel garage dei coniugi Luigi Cavicchia e Rosita Rondelli di perle ce ne sono tante. E’ praticamente un museo dell’automobile fatto in casa. Si possono ammirare rarità, come l’ultimo esemplare rimasto in circolazione della francese Unic 1905. E poi ci sono una Balilla a tre marce, classe ’34, pieno regime. Una Itala del 1916, inventata nel periodo della prima guerra mondiale e realizzata con quel poco acciaio che non finiva impiegato per la produzione di armamenti. Il pezzo impossibile è la Mc Laughlin, una Buick carrozzata dal signor Mc Laughlin, importata dal Colorado da nonno Mirko nel 1991. Per lui fu amore a prima vista.

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