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Contro la violenza sulle donne, intervista a Roberta Rota (centro ISV): «174 richieste di aiuto in provincia di Imperia»

24 novembre 2023 | 19:00
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Tutti i dati della provincia di Imperia. La coordinatrice del centro Insieme Senza Violenza traccia un bilancio del lavoro svolto

Sanremo. Aumenta, di anno in anno, il numero delle donne che chiedono aiuto perché vittime di violenza. A confermare il dato è Roberta Rota, coordinatrice operativa del centro ISV (insieme senza violenza), che gestisce a livello provinciale gli sportelli di ascolto e i centri di aiuto dedicati alle donne. «Il numero di richieste di aiuto è sempre preoccupante. Al momento abbiamo 174 accessi, ovvero due in più rispetto al medesimo periodo dello scorso anno». Sono dati che emergono nel corso dell’intervista a Roberta, che ha accettato l’invito di Riviera24.it a partecipare allo speciale del nostro giornale dedicato al 25 novembre: giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

«E’ vero che i femminicidi, pian piano, sembra stiano diminuendo (in provincia di Imperia, ndr), ma è altrettanto vero che i delitti, proprio nell’eccezione legale del termine, quindi i maltrattamenti in famiglia, i danneggiamenti che la donna subisce, sono nettamente in crescita: 174 donne in un anno sono tantissime», aggiunge Rota. Non tutte le violenze riguardano persone residenti in provincia di Imperia: «Bisogna considerare – spiega – Che la nostra provincia è turistica, quindi che in estate si popola moltissimo. Di queste 174 donne, infatti, 42 sono persone che sono state vittime di violenza mentre si trovavano in vacanza e quindi si sono rivolte a noi come primo contatto. Oppure si tratta di persone domiciliate a Sanremo, ma residenti in altro luogo, che hanno deciso di ritornare nel loro Comune di residenza».

Centotrentadue sono le donne che, da gennaio ad oggi, hanno raccontato le proprie storie e le violenze subite al centro ISV. «Mi preme sempre ricordare che uno degli errori più comuni è pensare che la violenza tocchi solo particolari ceti sociali – sottolinea Roberta Rota -. Invece non è vero. In provincia di Imperia, dove ci sono i tre sportelli antiviolenza (Imperia, Sanremo e Ventimiglia), denunce e testimonianze sono varie. Imperia ha una situazione un po’ “mista”: può capire che arrivi sia la donna extracomunitaria che quella italiana. Ma a denunciare sono soprattutto le italiane: sono 65 quelle prese in carico dal centro antiviolenza e che stanno facendo un percorso di fuoriuscita dalla violenza insieme noi». A Sanremo, invece, le richieste di aiuto arrivano più facilmente dal “ceto medio”, dalle libere professioniste. Mentre a Ventimiglia, città di confine, vede soprattutto le donne straniere bussare alla porta del centro ISV.

Cosa si intende con “presa in carico”? «E’ quando prendiamo atto che una donna ha fatto almeno tre accessi al nostro sportello antiviolenza – spiega la coordinatrice del centro -. La presa in carico è già un progetto di emersione. Abbiamo un sistema operativo, che è il metodo SARA (Spousal Assault Risk Assessment, ndr) e attraverso questo andiamo a valutare quella che è la gestione del rischio: basso, medio, di alto livello. In questo caso c’è bisogno di garantire protezione alla donna il più urgentemente possibile».

Per contattare le operatrici del centro ci sono diverse modalità. Una è quella del “Chatbot“, consultabile sul sito internet (indirizzo in fondo al testo dell’articolo) che, spiega Rota «E’ un’applicazione che non si scarica sul telefonino, completamente anonima e accessibile, che funziona sette giorni su sette. L’applicazione è nata in tempo di lockdown per aiutare la donne vittime di violenza a mettersi in contatto più velocemente possibile con i centri antiviolenza senza che potessero essere controllate. Perché sappiamo che il controllo è una delle funzioni della violenza, quindi il maltrattante, per prima cosa, prende il telefonino della vittima e controlla. Con questa applicazione non rimane nulla, nemmeno nella cronologia delle ricerche».

Nella “Chatbot” possono essere formulate diverse domande, che sono le stesse che solitamente le donne fanno al telefono al primo contatto con le operatrici dei centri antiviolenza. E’ curiosamente drammatico constatare che tra le richieste, c’è questa: «Se vado via di casa, è abbandono del tetto coniugale?». Un retaggio della cultura patriarcale, ancora presente nella società odierna, che fa sentire le vittime di violenza colpevoli anziché vittime vere e proprie. Tra le altre preoccupazioni, emerge quella delle donne che non sono economicamente indipendenti, e non sanno come fare in caso di allontanamento volontario dall’abitazione condivisa con il maltrattante.

A seconda della gravità della situazione, i centri antiviolenza hanno possibilità, spiega Rota, «di collocare le vittime sia in strutture presenti in provincia di Imperia, che fuori regione. Mi preme ricordare una cosa: noi lavoriamo sempre in sinergia con i servizi sociali. Laddove c’è una violenza diretta o anche assistita sui figli, bisogna essere molto scrupolosi e allontanare la donna da una situazione che molto spesso la fagocita. I servizi ci aiutano spesso a trovare le case rifugio più idonee».

Nessuna donna è obbligata a fare nulla: il percorso di liberazione è sempre condiviso. «La donna è assolutamente libera – precisa Roberta Rota – Non è che se si viene al centro antiviolenza, noi poi costringiamo a denunciare. Uno dei patti che facciamo sempre con la donna è quello di sentirsi libera, autonoma, autodeterminata anche nelle sue scelte. Se ci sono delle situazioni gravi, verrà spiegato alla donna in cosa incorre, quali sono i pericoli. Noi la sosteniamo, le siamo vicine, ma non la obblighiamo mai a fare denuncia: deve essere sempre una scelta consapevole perché è un percorso difficile».

Quanti sono i casi limite e le violenze sessuali? «Abbiamo registrato casi gravi – risponde – Di violenze sessuali, per fortuna, non ne abbiamo moltissime e questo è un dato rassicurante». «I casi gravi non sono tantissimi – aggiunge – Però c’è un numero sufficiente che ci preoccupa non poco: in questi casi le donne sono state allontanate. Anzi c’è un caso purtroppo divenuto di dominio pubblico, tanto che un nostro avvocato ha fatto anche una smentita». Roberta Rota ricorda l’articolo, pubblicato da un giornale online di Sanremo diverso da Riviera24.it, in cui un uomo lamentava di essere stato abbandonato. La realtà, però, era molto diversa: «Si trattava di una donna che era stata allontanata in quanto vittima di violenza perpetrata per anni dal marito stesso – spiega la coordinatrice del centro antiviolenza -. Quindi facciamo attenzione al giudizio e al pregiudizio, perché molte volte il pregiudizio è quello che fa più male alle donne vittime di violenza. Viviamo ancora in una cultura dove il linguaggio è molto limitato e il linguaggio è la base del nostro pensiero».

Alcuni consigli alle donne. «Una cosa che mi preme tantissimo è ricordare alle donne, soprattutto alle ragazze giovani, di non andare sempre in giro con le cuffiette nelle orecchie – ricorda Rota -. La musica, spesso anche alta, non ci fa avere la giusta percezione della realtà. Tenete sempre almeno un orecchio libero per sentire i rumori che sono intorno».

E poi un appello: «Quando non si sta bene in una relazione, noi lo sappiamo, lo sentiamo. Imparate a dare ascolto un po’ di più al vostro corpo, imparate ad ascoltare un po’ di più la vostra pancia, imparate a capire quanto state bene insieme a quella persona. E’ vero che nella vita ci sono tanti momenti di crisi in una coppia, ma se questi momenti continuano nel tempo, vuol dire che è un disagio, che è pervasivo, un disagio intorno a voi. Ricordate sempre questo: la violenza non è facile scoprirla, perché si basa su due strutture: una è l’intermittenza, un po’ c’è e un po’ non c’è. E poi c’è una sorta di escalation: c’è sempre una crescita, ogni volta è sempre un po’ di più. Quindi la banalità del male, come ci ricordava Hannah Arendt (autrice del saggio “La banalità del male”, ndr) in realtà è tutta intorno a noi».

Per info: http://www.centroisv.it

centro antiviolenza isv