Le dichiarazioni

Ventimiglia Progressista contro l’amministrazione Di Muro: «Lontani i tempi delle promesse elettorali»

«L'esempio più eclatante è quello del “voglio il Cpr a Ventimiglia” richiesto da Di Muro già a partire dall’agosto 2021, cambiato poi in “avete capito male, io voglio un Cpr per Ventimiglia”»

maria spinosi

Ventimiglia. Le dichiarazioni di Ventimiglia Progressista:

«La complessità crescente di Ventimiglia necessitava di un cambio di rotta, di una politica nuova e più alta che restituisse la dignità e il giusto ruolo alla Città. Dopo più di cento giorni dall’insediamento dell’amministrazione Di Muro, lo slogan “Torna grande Ventimiglia” sbandierato in campagna elettorale si traduce in mera demagogia e in pressapochezza tecnica, giuridica finanche morale di chi è stato eletto.

L’esempio più eclatante è quello del “voglio il Cpr a Ventimiglia” richiesto da Di Muro già a partire dall’agosto 2021 con un’interrogazione alla Camera dei Deputati (https://parlamento18.openpolis.it/atto/documento/id/229395) e solo di recente, dopo che il Ministro Piantedosi si è detto contrario, cambiato dallo stesso Di Muro in “avete capito male, io voglio un Cpr per Ventimiglia”, nel senso di “datemene almeno uno, il più vicino possibile a Ventimiglia”.

Peccato che anche davanti a questa nuova richiesta di Di Muro, tutti i Sindaci, da Vallecrosia ai 7 del Golfo Dianese, ad Albenga si siano affrettati a ricordargli che è la scelta più devastante per il territorio e che si opporranno in ogni modo, dimostrando ben più accortezza e lungimiranza di lui e molto poca solidarietà.

Altri danni all’immagine della città e dei cittadini sono derivati dalla superficiale gestione del brand “Ventimiglia porta d’Italia”, dalla questione tesseramenti per “procura” dell’assessore Calcopietro e dall’astrusa nota difensiva confezionatale dal Sindaco in persona, dai vergognosi epiteti sui migranti del consigliere Parodi, dalla vicenda dell’incompatibilità del consigliere Ventrella e, ieri, dall’incandidabilità dell’assessore Raco. E scusate se è poco. La risposta dell’amministrazione è sempre evasiva, manca di autocritica e di assunzione di responsabilità.

È la vecchia politica, più propensa a consolidare il proprio potere che a studiare seriamente i problemi. Il garantismo “a targhe alterne”, il permettere un linguaggio offensivo e un fare sommario denotano un’incapacità a comprendere che la questione non è tanto e solo giuridica o personale, ma anche etica e istituzionale.

Se la politica non riconosce che il proprio valore e decoro non possono essere mortificati perde di autorevolezza e viene meno ad una sua funzione essenziale che è quella di dare l’esempio e di educare al bene comune. Sono lontani i tempi delle promesse elettorali».

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