Corruzione, spaccio e peculato nel commissariato di Sanremo: poliziotti coinvolti davanti al gup

13 ottobre 2023 | 12:58
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Corruzione, spaccio e peculato nel commissariato di Sanremo: poliziotti coinvolti davanti al gup

Sei richieste di abbreviato e tre di messa alla prova

Imperia. Sei richieste di abbreviato e tre di messa alla prova. Si è chiusa così, davanti al gup di Imperia Massimiliano Botti, l’udienza preliminare dell’inchiesta per corruzione, spaccio, peculato e altri reati, che ha visto coinvolti anche alcuni poliziotti del commissariato di Sanremo.

Ad essere processati con rito alternativo saranno: Christian Borea, 47 anni, all’epoca assistente di polizia in servizio al commissariato di Sanremo, al quale vengono contestati diversi capi di imputazione per reati commessi tra il 19 gennaio e il 16 giugno del 2021; Jalil Oujjet, 39 anni, marocchino, residente a Sanremo; Omran Moulod Merssal Asara, 34 anni, nato in Libia, irreperibile; Saimir Biti, 36 anni, albanese, abitante a Sanremo; Alessio Olivieri, 43 anni, nato a Genova, assistente di polizia, all’epoca in servizio presso il commissariato di Sanremo e Karima Belhoue, 70 anni, marocchina domiciliata a Sanremo.

A chiedere la messa alla prova sono stati: Daniele Pannuti, 36 anni di Sanremo; Fabio Di Flumeri, 53 anni, originario di Cuneo, vice ispettore all’epoca in servizio al commissariato di Sanremo e Andrea Sartore, 61 anni, all’epoca sovrintendente capo in servizio presso la polizia municipale di Sanremo.

Secondo l’accusa, il personaggio principale dell’inchiesta è Christian Borea, accusato di corruzione e spaccio dal fatto che, il poliziotto avrebbe omesso di interrompere l’attività di spaccio di un marocchino residente a Sanremo (Jalil Oujjet), che gli forniva la cocaina sia a pagamento che in omaggio, in cambio di ripetuti consigli e informazioni riservate per evitare eventuali controlli delle forze dell’ordine. In un caso, Borea, avrebbe anche avvisato il marocchino della presenza di una telecamera di sorveglianza occultata sul pianerottolo della sua abitazione e gli avrebbe segnalato l’incremento dei controlli di polizia per la presenza in città di personale del reparto prevenzione crimine Liguria giunto da Genova.

E non è tutto, sempre secondo l’accusa, Borea si sarebbe anche offerto di custodire per suo conto dello stupefacente, invitandolo a limitare la propria attività di spaccio. Il poliziotto è anche accusato di truffa, derivante dal fatto che, approfittando del proprio ruolo di componente della squadra di polizia giudiziaria del commissariato, si sarebbe allontanato dall’ufficio in orario di servizio per ragioni non meglio precisate di ufficio, ma in realtà sarebbe andato a fare la spesa o altri acquisti. In un caso sarebbe tornato a casa a ritirare qualcosa, in un altro avrebbe portato la propria auto dal meccanico. E ancora: avrebbe accompagnato il figlio a fare sport, sarebbe andato a procacciarsi della droga e avrebbe provato un’auto di cui stava trattando l’acquisto.

Gli viene poi contestato il reato di rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio. In due casi, a beneficio di altrettante persone, avrebbe rivelato notizie di ufficio, che dovevano restare segrete. In particolare: risultanze di attività tecniche in corso, particolari di operazioni di polizia programmate o compiute, modalità di svolgimento di attività di polizia, indicando anche i nominativi dei soggetti indagati. C’è, quindi, il peculato per avere accompagnato il figlio a fare sport con l’auto di servizio e non solo. Stesso reato contestato in concorso con il collega di pattuglia Fabio Di Flumeri. In particolare a Borea (in concorso con Di Flumeri) viene contestato di avere accompagnato il figlio con l’auto di servizio al campetto di calcio di Bussana. In un altro caso, quand’erano assieme di pattuglia, Borea avrebbe accompagnato il collega ad Arma di Taggia, per prelevare da casa il proprio scooter per portarlo dal meccanico a sostituire gli pneumatici. Quindi, si sarebbero recati a fare la spesa.

Borea avrebbe pure accompagnato Di Flumeri a effettuare un prelievo bancomat e a eseguire un pagamento, per poi rientrare in ufficio. E sempre con l’accusa di peculato: «mentre si trovavano insieme e stavano facendo rientro da Genova – si legge negli atti – ove si erano recati per ragioni di servizio, uscivano dall’autostrada a Savona per recarsi a Quiliano loc. Massapé ove Borea doveva recuperare alcuni accessori di un veicolo che aveva acquistato da un privato».

A Borea viene anche contestato l’accesso abusivo a sistema informatico o telematico protetto da misure di sicurezza per aver interpellato la banca dati per conoscere la data di immatricolazione di un veicolo, che gli sarebbe stato intestato il giorno successivo. Inoltre, avrebbe effettuato ventotto interrogazioni della banca dati, su richiesta della madre, per verificare l’esistenza di precedenti o pendenze riguardanti una persona. Non ultimo, c’è l’omessa denuncia di un reato di prostituzione minorile di cui aveva avuto notizia. Nei guai c’è pure Andrea Sartore, indagato per rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio perché «violando i doveri inerenti alle sue funzioni, rivelava a Di Flumeri Fabio notizie di ufficio che dovevano rimanere segrete: in particolare, lo avvertiva che personale della Squadra Mobile di Imperia aveva chiesto immagini del sistema cittadino di rilevazione targhe “Falco” in relazione ad un’autovettura “civile” del Commissariato PS di Sanremo (ove Di Flumeri presta servizio)».

Il gup ha poi aggiornato l’udienza al prossimo 2 febbraio per la discussione degli abbreviati e della messa alla prova. Il collegio difensivo è composto dai seguenti avvocati: Luca Ritzu, Luigi Patrone, Alessandro Sindoni, Alessandro Moroni, Bruno Di Giovanni, Alessandro Mager e Loris Pizzolla.