Cocaparty con le escort, nell’inchiesta genovese anche il nome dell’imperiese Alessandro Piana

9 ottobre 2023 | 15:31
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Cocaparty con le escort, nell’inchiesta genovese anche il nome dell’imperiese Alessandro Piana

Venerdì gli arresti di due professionisti. Il vice presidente della Regione Liguria (non indagato) figura in un episodio del marzo 2022

Imperia. Spunta anche il nome dell’imperiese, originario di Pontedassio, Alessandro Piana, tra quelli inclusi nelle carte dell’inchiesta che venerdì ha portato all’arresto di due notabili Genovesi, l’architetto Alessandro Cristilli e l’imprenditore Cristian Rosolani. Le manette sono scattate a seguito di un’articolata indagine della procura di Genova che ha fatto emergere un giro di droga e escort messe a disposizione per festini ai quali partecipavano persone note e politici liguri.

Il nome di Piana (non indagato) – già assessore della giunta Toti uno ed esponente di spicco della Lega (candidato al parlamento alle ultime elezioni politiche) -, emerge tra le prime pagine dell’ordinanza emessa nei confronti di Jessica Nikolic, Giovanna De Fazio, Alessandro Cristilli, Christian Rosolani, Emanuele Merlini. Secondo l’accusa, nel festino organizzato da Alessandro Cristilli (arrestato), quest’ultimo avrebbe ceduto alle escort, si legge nelle carte, «un quantitativo imprecisato di stupefacente di tipo cocaina in modo da agevolarne le prestazioni sessuali» in favore, tra gli altri, del vice presidente della Regione Liguria. Stando a quanto ricostruito dalle indagini, le ragazze venivano ricompensate da Cristilli con una cifra di 400 euro a “cliente”.

Dal complesso degli atti di indagine, in particolare, il modus operandi degli accusati contemplava il procacciamento, tramite la Nikolic, di prostitute da inserire in feste private, organizzate sia nelle abitazioni dei due indagati che altrove, alle quali partecipavano clienti che avrebbero pagato le prestazioni sessuali offerte dalle ragazze; in quelle occasioni il duo, al fine di animare le feste, disinibire maggiormente le ragazze e soddisfare anche le esigenze dei partecipanti di sesso maschile, metteva a disposizione cocaina in abbondanza, procurata attraverso una rete affidabile di spacciatori, spesso per il tramite del terzo indagato, Emanuele Merlini.

Nelle 36 pagine di ordinanza di custodia cautelare, a firma del gip di Genova Riccardo Ghio, è ricostruito come i festini a base di sesso e coca si svolgessero nelle «abitazioni del Cristilli, del Rosolani o altrove e, mentre quelle a casa del primo avevano una base più ristretta, quelli presso il Rosolani erano aperti ad un maggior numero di persone: dalle indagini si può agevolmente ricavare la considerazione per cui la villa con piscina di quest’ultimo, sita nel quartiere di Quarto, in Viale Quartara, fosse un luogo molto noto tra i frequentatori della movida notturna genovese, si sapeva che era possibile, in particolare per giovani ragazze, reperire agevolmente cocaina».

«Sono in coda in autostrada che sto venendo a Genova, sono distrutto – ha dichiarato Piana all’Agenzia Dire -. Devo vedere il mio avvocato e poi farò una conferenza stampa. Così si fanno ammazzare le persone, è una cosa mostruosa: cosa devo fare? Devo buttarmi giù da un viadotto? Io sono completamente estraneo ai fatti: in 45 anni di vita non mi sono mai drogato, non sono mai andato a puttane e non sono mai andato a un festino. Sono un donatore di sangue, se volete vado subito a fare le analisi del sangue».

L’assessore è fuori di sé. «Sono completamente estraneo ai fatti, non so perché sia uscito il mio nome, non so neanche chi siano queste persone. Non devo pensare io a chi sono queste persone, ma vorrei sapere come sono state fatte queste indagini. Mi arrabbio perché ho una famiglia. Sono veramente nervoso. Se fare politica ed essere figlio di nessuno vuol dire essere sempre esposto ad attacchi di questo tipo, vuol dire che in questo Paese non tutti possono fare politica». Lo sfogo di Piana non si arresta. «Non sono indagato, non mi devo giustificare, non devo chiedermi con chi ho condiviso un aperitivo perché le cose che dicono di me non le ho mai fatte. Mi state chiamando in mille: giornalisti, amici. Tanto l’opinione pubblica mi ha già condannato, mi considerata un drogato e un puttaniere. Ma non voglio fare la fine di Enzo Tortora: vengo a Genova e chiarisco. Non so chi faccia le indagini e che cosa c’entri io, questo sistema mi fa sempre più schifo».