Reportage

A Dolceacqua sulle tracce di Luca Dolce, l’anarchico arrestato da Digos e Nocs

In paese nessuno lo ha mai visto, ma si parla del suo nascondiglio

Dolceacqua. E’ sulle alture del borgo dei Doria, tra olivi secolari e casali di pietra trasformati in B&b che si nascondeva l’anarchico Luca Dolce: il 37enne triestino arrestato nel primo pomeriggio di ieri in piazza Garibaldi, a Dolceacqua.
Complice la pioggia, che in quel momento cadeva copiosa, e l’allerta arancione ancora in corso, in quel momento per strada non c’era praticamente nessuno. Gli uomini della Digos e del reparto speciale del Nocs della Polizia di Stato, sapevano che Dolce sarebbe arrivato. Lo hanno preso in piazza, con i mefisto a coprire il volto per proteggere la loro identità. Poi la corsa nelle auto civetta fino al commissariato di Sanremo e il trasferimento in carcere.

Latitante dal 2021, Dolce deve scontare una condanna a 3 anni di reclusione per reati in materia di ordine pubblico per i disordini relativi al 2016, quando il sodalizio anarchico trentino di cui è considerato un referente di alto livello ha partecipato alla manifestazione contro le frontiere svoltasi al Brennero. Alle spalle, una sfilza di precedenti, che già lo avevano portato in carcere insieme ad Alfredo Cospito.

L’arresto di Dolce, ieri, a nel borgo dei Doria, non l’ha visto praticamente nessuno. «Stavo lavorando, non mi sono accorto di nulla», dichiara Nicola Raffo, titolare del “Bar Bip” di piazza Garibaldi: l’unico locale aperto in quel momento di diluvio. «Qui non l’ho mai visto», aggiunge Raffo guardando la foto di Dolce mostrata dal cronista. Inutile chiedere se il nome era conosciuto in paese: l’anarchico usava una falsa identità.

A Dolceacqua, il latitante viveva come un fantasma: non si sa con esattezza quando fosse arrivato. Nessuno lo avrebbe mai visto: né nella panetteria di via Roma, né nella gelateria “Monet” di Angelo Fusaro, che era chiusa al momento in cui è avvenuto l’arresto. Nemmeno gli avventori del locale, gente del paese, riconosce il volto di Dolce. Improbabile, però, che il 37enne non si muovesse mai dal suo covo, che dicono essere in località Passerina: una strada asfaltata che corre tra gli uliveti e si inerpica per tre chilometri sulle montagne della val Nervia. Un nascondiglio perfetto per mimetizzarsi tra le migliaia di turisti che affollano il pittoresco borgo medievale e gli abitanti che ancora si dedicano alla coltivazione della terra.

«Mai visto, ma qui passa tanta gente», dichiara Federico Rosso, tabacchiere. Nel vicino “Bar Centrale” il leit motiv è lo stesso: «Non lo conosco, non l’ho mai visto prima», dice la barista Federica Cacciatore. Neanche i tanti avventori, quasi tutti del paese, lo hanno mai incontrato. «Ultimamente vedevamo molte forze dell’ordine passare soprattutto alla sera, entrare nei bar. Magari lo cercavano», dicono dai tavoli. Mai entrato nemmeno nel negozietto “Alimentari Silvia”.

Eppure, anche se nessuno pare aver mai incontrato Luca Dolce, in paese la voce insistente è quella che il triestino si accompagnasse a un gruppo di alternativi che, appunto, gli avrebbero dato ospitalità in località Passerina. Sapevano chi era? Conoscevano la sua identità e i suoi precedenti? Proteggevano un latitante? Sono tutte domande che, al momento, restano senza una risposta certa.

Formatosi politicamente a Trieste, quale esponente del locale centro sociale, Dolce è divenuto parte integrante del gruppo anarco-insurrezionalista trentino fin dal 2009 attestandosi via via come un vero leader carismatico. Diventa una figura di spicco anche all’interno della galassia anarchica nazionale dove è fortemente impegnato nell’attività di propaganda e di diffusione del pensiero ideologico contribuendo alla redazione di numerosi scritti e pubblicando numerosissimi testi ed articoli caratterizzati molto spesso da profili istigatori ed apologetici. Durante un periodo di detenzione, espiato nel 2019, ha mantenuto una costante produzione di scritti prevalentemente indirizzati alla tematica anti-carceraria, destinati ai siti d’area, in particolare riconducibili al gruppo anarchico trentino; questa attività è una chiara espressione di una ideologia insurrezionale improntata all’azione diretta.

Le diverse attività investigative hanno permesso di accertare la presenza in Trentino di una radicata organizzazione anarco-insurrezionalista dedica al compimento di attentati e danneggiamenti anche parallelamente ad attività contestative di piazza oltre che di proselitismo e propaganda ideologica.

È stata altresì individuata anche una rete di solidarietà intrinseca al sodalizio volta al sostegno, economico e logistico, della latitanza dei sodali. In questo ampio contesto è stabilmente inserito proprio il triestino Luca Dolce che, con un ruolo di primo piano, ha prodotto e diffuso copiosa documentazione di natura sovversiva svolgendo precise funzioni logistiche ed operative.

Lo stesso, dopo una prima carcerazione, mantenendo i rapporti con la compagine trentina, è diventato punto di riferimento per il Triveneto: in questa veste assume anche il ruolo di figura di collegamento con le contigue realtà dell’antagonismo e del marxismo-leninismo sia livello locale che nazionale. Una trasversalità, questa, che aveva già percorso tra il 2013 ed il 2018 quando intratteneva rapporti epistolari con noti detenuti appartenenti alle Brigate Rosse.

Le indagini hanno evidenziato il ruolo di coordinamento a livello nazionale di Dolce nell’ambito di attività anti-carcerarie promuovendo iniziative e mantenendo forti legami con esponenti d’area di rilievo. La tematica anti-carceraria costituisce uno dei principali fronti contestativi delle compagini anarchiche e le rivolte verificatesi nel periodo marzo/aprile 2020 hanno contribuito alla decisa ripresa delle lotte anarchiche: non a caso Dolce, nel recente passato, era detenuto all’interno del carcere di Modena, struttura carceraria dove si sono verificati gli episodi più cruenti. Di assoluto rilievo sono le condotte caratterizzate dall’uso della violenza in occasioni di pubbliche manifestazioni sfociata in invasione di terreni ed edifici, imbrattamento, resistenza a pubblico ufficiale, accensione di cose pericolose, radunata sediziosa e porto di oggetti atti ad offendere.

 

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