Pieve di Teco, non solo Expo, viaggio tra le attività storiche del paese
Negli ultimi anni anche nuove apertura si sono aggiunte al patrimonio commerciale del borgo
Pieve di Teco. Non solo Expo, il piccolo borgo medioevale è ricco di attività commerciali storiche che sono portate avanti da generazioni dagli abitanti del paese. Lottano, si adeguano ai tempi che cambiano, tramandano le tradizioni di famiglia. I portici del 1400 brulicano di negozi e alcuni per più di mezzo secolo non hanno mai cambiato location. Stesso negozio solo con persone diverse, ma appartenenti alla stessa famiglia che si alternano nel corso degli anni dietro il bancone. C’è anche invece chi ha deciso di aprire la propria attività a Pieve negli ultimi anni arricchendo il patrimonio commerciale del borgo. Per loro è amore per il paese e una passione, quella di relazionarsi con il pubblico, che va oltre il timore di nuove sfide.
È il caso di Monia Larosa, 48 anni, che ha aperto il suo negozio “La dispensa della nonna” a luglio. «Mi piacciono i paesi vissuti- racconta- sono originaria di Imperia ma ho sempre abitato nell’entroterra e da cinque anni vivo a Pieve di Teco. Semplicemente mi piace il rapporto con la clientela, soddisfare le loro richieste e cercare i prodotti migliori per loro».
Alessandra Morelli, ha aperto la sua attività “I sapori del Corso” poco dopo la pandemia, nell’agosto del 2021. «Ho sempre lavorato con il pubblico- racconta- prima nel golfo dianese per 25 anni come commessa in un negozio di abbigliamento. Poi ho deciso di aprire la mia attività a Pieve. Mi piace stare a contatto con il pubblico, “rinchiusa” in un ufficio proprio non riuscirei a stare. Aprire dopo una pandemia è stato un atto coraggiosa ma è un’attività che per fortuna continua a crescere».
Da cinque anni nell’antico borgo presente anche Note Floreali di Romina Moretto, 37 anni che affianca all’attività anche la passione del restyling con un laboratorio all’interno del negozio. Mobili antichi, vecchie porte riprendono vita grazie al suo lavoro.
Voglia di cucire? Da alcuni anni a Pieve c’è una nuova merceria, dopo la chiusura delle due storiche attività. Cristina Scano, ha aperto il suo negozio poco prima della pandemia cuce, ripara vestiti e fa riparazioni di sartoria. Il negozio un luogo magico per gli amanti del cucito e oltre ad ago e filo si possono trovare anche tutte i prodotti essenziali delle mercerie. Inoltre insegna taglio e cucito ai bambini e il ricavato dei prodotti realizzati è destinato tutto al Gaslini di Genova per i bambini diabetici di tipo1.
Un laboratorio artistico proprio nel cuore dei portici del 1400 grazie a Tania Viani, 47 anni, che lo ha aperto a fine aprile del 2022 dopo nove anni di gestione di un negozio di abbigliamento per bambini. «Quella del disegno era la mia passione ma per 30 anni l’ho lasciato chiuso in un cassetto, ho lasciato tutto per realizzare un desiderio».
Pieve, una volta conosciuto come il paese dei calzolai, ora è un ricco patrimonio di attività storiche, centenarie. Storie di mestieri ma anche delle famiglie che le portano avanti nel corso dei secoli.
Non appena si prende il bivio per entrare in paese al posto di proseguire per via Eula, troviamo sul lato destro della via il negozio di calzature della famiglia Fassone, e di fronte il loro laboratorio di riparazioni. «L’attività ha inizio nel dopoguerra- si legge sul sito web del negozio- quando Luigi Fassone costruiva scarpe in una stanza della sua abitazione a Pieve d Teco e come lui circa duecento persone di questo borgo situato nella Valle Arroscia producevano artigianalmente scarpe, calzando anche l’esercito italiano. Negli anni ’60, Luigi trasferì il suo laboratorio casalingo in via Mazzini 4, (dove è situato tuttora), un locale aperto al pubblico continuando a produrre calzature su misura. Con il nascere dell’industria calzaturiera iniziò a vendere anche scarpe prodotte da calzaturifici e a intervenire sulle riparazioni di quest’ultime. L’attività nel corso degli anni è poi passata al figlio Aldo, il quale affiancò ai loro prodotti artigianali sempre di più il prodotto calzaturiero e di conseguenza le nuove tecniche di riparazione per le calzature prodotte a livello industriale. Negli anni ’80 Aldo iniziò ad insegnare l’arte al figlio Franco, il quale negli anni ’90 con l’aiuto del papà ha inaugurato un nuovo punto vendita di fronte al laboratorio specializzandosi anche nella vendita di calzature tecniche con le migliori marche del settore. Dopo più di cinquant’anni nel settore calzaturiero Aldo ha lasciato l’arte al figlio, che nel 2009 ha ristrutturato il laboratorio mantenendo però quel pavimento tipico di pietra che vide passare gli scarponi chiodati, “con le brocchette”, dei partigiani. Il nuovo laboratorio ora è fornito di macchine di ultima generazione per un servizio al passo con i tempi. Nel negozio di fronte al laboratorio, la figlia Federica con la zia Simona si occupano della vendita di collari satellitari per cani, calzature pronto moda e articoli tecnici (calzature da montagna, trekking e caccia), per soddisfare le esigenze di tutta la clientela».
Altro negozio storico di calzature è quello di Pastorino che ha più di ottant’anni. L’attività è stata rilevata da oramai un quarto di secolo da Vera Aschero. Oltre alle calzature il negozio offre alla sua clientela la possibilità di affittare E-bike per le escursioni e in inverno le ciaspole. «L’amore per l’entroterra ligure che è soprattutto tanta montagna- spiega Vera- ha dato impulso anche di ampliare l’attività, ossia non solo vendita di calzature urban ma anche prodotti tecnico specifici».
Partendo dall’inizio del paese, troviamo il Forno novecento (che rimane nel borghetto) che quest’anno compie settant’anni di attività. Nell’autunno del 1953, infatti, proprio a Pieve, il signor Armando Odetto apriva un nuovo forno per fornire il pane ai militari della Caserma degli Alpini. Ma perché proprio Panificio Novecento come nome? Perché sia il forno che tutti i macchinari erano del modello novecento. Con l’aiuto della moglie Gabriella e della nonna Pina hanno recuperato la vecchia ricetta della pasta frolla con la quale facevano i “caniscetti” ei “gobeletti” che da secoli sono i dolci di Pieve. La tradizione è portata avanti dal figlio e dalla moglie Cristina che negli anni hanno seguito le ricette antiche aggiungendo la produzione di pasta fresca. «Nel settantesimo anniversario- spiegano- ringraziamo i nostri clienti di sempre per la loro fedeltà e i nuovi che verranno in negozio».
Proseguendo il viaggio tra le botteghe storiche, risalendo i portici da piazza Cavour, troviamo la tabaccheria Caprile, giunta alla quarta generazione gestita ora da Valentina Caprile. «Con me siamo alla quarta generazione- spiega- al nonno di mio papà avevano dato la licenza perché invalido dopo la prima guerra mondiale, poi è passata a mio nonno Givoanni, a mio papà Vito e ora a me».
A pochi metri troviamo il negozio di calzature Marchesino che va avanti da tre generazioni e che, dal 1977, è gestito da Luisella e dal marito Andrea. Luisella, che ha ereditato la passione per questo lavoro prima dal nonno e poi dal padre, entrambi di nome Giacomo dove inizialmente il nonno e il papà lavoravano nella cooperativa di calzolai. Il negozio vero e proprio è stato aperto nel 1927, quando il papà di Luisella ha preso la licenza per esercitare il commercio. Il loro segreto per portare avanti l’attività? Un buon rapporto con la clientela.
Attività storica anche la macelleria Tricheri giunta alla terza generazione e gestita oggi da Manuela Trincheri. «Ha iniziato mio nonno Emanuele, nel 1915 che ha continuato l’attività di suo papà- racconta Manuela- dopo è subentrato mio papà Faustino che ha iniziato a lavorare all’età di quindici anni e quarantacinque anni fa ho raccolto io il testimone di mio papà. La tipicità della nostra macelleria è la testa in cassetta».
È alla seconda generazione l’Alimentari dell’Erba prima gestito da Nicoletta (aperto negli anni ’50) e ora dalla figlia Serena che è dietro al bancone da trent’anni. Un duro lavoro fatto di sveglie all’alba per andare al mercato a cercare prodotti freschi e di qualità per la clientela.
Il panificio Pignone è una realtà pievese sin dal 1960. «La storia è incominciata con mio marito e suo fratello- racconta Giovanna- e poi, quando il fratello si è ritirato siamo avanti noi con i nostri figli e ci piace fare questo lavoro anche se è molto dura e un lavoro fatto di tanti sacrifici. Però noi cerchiamo di metterci il meglio con prodotti più naturali e genuini possibili dal salato al dolce. Le nostre specialità sono gli amaretti, la pinolata, il pane di Pieve e le focacce».
Negozio storico anche il mobilificio Denegri che quest’anno festeggia i novant’anni di attività. Un’attività portata avanti da Anita Denegri assieme ai figli Marco ed Elena. «È iniziato tutto con il mio bisnonno- racconta Marco- che all’epoca vendeva cose differenti dai mobili come macchine da cucire, fucili, gioielli. Poi con la fine della guerra si sono resi conto che le case degli abitanti erano rimaste vuote e decise di intraprendere assieme a mio nonno, Giuseppe Denegri, la strada dell’arredamento. Ad oggi il core business l’abbiamo spostato al settanta per cento sugli stranieri perché questa Valle si sta popolando e hanno bisogno di punti di riferimento perché sono persone hanno le seconde case qua non ci sono sempre e “usano” noi come punti di riferimento per le loro ristrutturazioni sia grandi che piccole. Difficoltà di gestire un’attività nell’entroterra noi non ne le vediamo perché vivere a Pieve è un vantaggio: abbiamo tutto, farmacia, due banche, ristoranti, negozi di frutta e verdura, perciò per noi pievesi vivere qua è quasi un lusso, usciamo di casa e abbiamo tutto. I pievesi amano vivere a Pieve e amano investire a Pieve». Quest’anno all’Expo hanno deciso di esporre anche le opere dell’artista internazionale Sophie Dickens. «Con Sophie- prosegue Marco- siamo molto amici e ci è sembrato giusto valorizzare quello che fa perché effettivamente è un artista a livello internazionale e farla conoscere anche qua nell’entroterra ci è sembrato un giusto punto di riferimento per differenziarci come sempre dagli altri che propongono arredamento “nudo e crudo” e invece noi qua vogliamo proporre un’esperienza e l’esperienza passa anche dall’arte».
Più di quarant’anni di attività per la macelleria Arione-Ginulla che ha aperto i battenti nel 1981 e giunta alla seconda generazione. «Abbiamo rilevato l’attività- raccontano- dal precedente macellaio Augusto Zacurri, siamo una società di due famiglie a gestire il negozio».
A pochi passi dalla macelleria si trova la gioielleria e il negozio di ottica Roba. «L’attività ha aperto alla fine della seconda guerra mondiale- racconta Renata- ed è giunta alla terza generazione. Tutto è iniziato con mio papà Pietro, fotografo di professione anche durante la guerra. Lui fotografava in volo le basi nemiche. Come fotografo una volta iniziata l’attività si appoggiava a dei laborati esterni e poi da questo lavoro si sono sviluppate due attività, quella della gioielleria e quella dell’ottico gestita dal figlio Gabriele. Quando è andato in pensione sono subentrata e ora ho passato il testimone a mia figlia Elena».
L’Emporio di Pieve è storico e nasce nei primi del 1900. Situato “sotto i portici” in corso Mario Ponzoni, appartiene alla famiglia Fazio dal 1950 e dal 1989 diventa proprietà degli attuali titolari: Giuliano con la moglie Eliana e in ultimo la figlia Marta che simboleggia il ricambio generazionale e che ha contribuito allo sviluppo dell’azienda migliorando l’offerta tecnologica del negozio. «La nostra filosofia- spiegano i proprietari- è quella di vendere prodotti di qualità ad un prezzo corretto e per questo ci proponiamo di venire incontro alle esigenze del giorno d’oggi offrendo ai nostri clienti chi già ci conoscono e speriamo a molti altri la possibilità di acquistare prodotti garantiti e selezionati dalla nostra esperienza».
Un’altra bottega storica, giunta oggi alla sua seconda generazione, è quella inaugurata nel 1975 da Enrico Fazio, barbiere che ha passato il testimone alla figlia Roberta, anche lei parrucchiera.
Tre panifici tre storie che oltrepassano il secolo. È il caso del panificio Ferrari attivo dal 1870 oggi giunta alla quinta generazione. Tutto ebbe inizio con i trisnonni Ferrari (pievesi al cento per cento) che iniziarono l’attività e che diedero vita al rinomato panino “la francesina” che non ha niente a che vedere con la parte francese della famiglia. La storia del famoso panino nasce proprio a Pieve di Teco. Una vecchia via del paesino era stata ribattezzata via Nizza a Vegia perché in quel “borghetto” ci abitavano molti pievesi che lavorano stagionalmente nella vicina Francia. Proprio nel paese d’oltralpe i transfrontalieri mangiavano un pane davvero buono che però gli mancava quando ritornavano a Pieve. Decisero così di recarsi dai panettieri del paese chiedendo di ricreargli il mitico panino. Da lì il nome della “francesina”. Negli anni ’80 gli attuali proprietari comprarono il forno del paese , dove tutt’ora è situato, per continuare l’attività di famiglia.
Quest’anno, invece, a metà settembre cade il ventennale del negozio di abbigliamento Marco Polo di Laura Airone che lo gestisce assieme al marito Dario Rosta. «Tante esperienze in vent’anni- raccontano- ma abbiamo instaurato un sentimento di affetto reciproco con i nostri clienti».
Storica anche la farmacia del paese, dove da generazioni si sono alternati i componenti della famiglia Ceppi. Ora è getdita dal dottor Paolo Ceppi affiancato anche dal figlio Gianluca.