Cold case

Omicidio di Sargonia Dankha, parla la madre della 21enne: «Non potete immaginare quello che abbiamo passato»

L'appello di famiglia e investigatori ai testimoni: «Fatevi avanti»

Linköping. Piange e si dispera Ghariba Dankha, la madre della 21enne Sargonia Dankha, scomparsa dalla cittadina svedese di Linköping 28 anni fa, molto probabilmente uccisa e poi fatta sparire da chi avrebbe dovuto amarla. Il “cold case” che dalla fredda Svezia ha raggiunto Imperia, potrebbe ora finalmente arrivare a una conclusione.

La speranza di una famiglia distrutta è stata riaccesa dalla Procura di Imperia, che ha preso in mano il caso, riaprendo un’indagine che gli inquirenti svedesi non avevano mai del tutto chiuso e portando in carcere il presunto assassino: il pizzaiolo Salvatore Aldobrandi, da anni residente a Sanremo, dove si era costruito una nuova famiglia.

All’indomani della diffusione della notizia dell’inizio del processo per omicidio volontario aggravato e soppressione di cadavere, che vedrà, a partire dal prossimo 13 ottobre, Aldobrandi sul banco degli imputati, nella cittadina svedese dove tutto è iniziato si è svolta una conferenza stampa. Presenti l’avvocato Francesco Rubino, che tutela la famiglia, due investigatori, oggi in pensione, che 28 anni fa avevano indagato sul caso, giungendo alle conclusioni che fosse proprio Aldobrandi il colpevole, e la madre di Sargonia, Ghariba Dankha.

La donna ha implorato i testimoni a farsi avanti per contribuire all’esito del processo. Le prove contro Aldobrandi, secondo gli inquirenti, sono schiaccianti, ma resta da capire chi e come abbia aiutato il pizzaiolo a disfarsi del corpo della giovane, con la quale all’epoca dei fatti aveva una relazione tormentata.

Secondo gli inquirenti c’è almeno una persona, forse di più, che ha aiutato l’uomo a spostare il cadavere di Sargonia. Se questo si facesse avanti, e decidesse di testimoniare, il quadro indiziario nei confronti di Aldobrandi sarebbe completo e nulla potrebbe salvarlo dall’ergastolo. Tra l’altro, hanno ribadito le autorità svedesi, il reato commesso per l’occultamento del cadavere è ormai prescritto e nessuno potrebbe condannare il presunto aiutante.

Come anticipato dall’avvocato Rubino, il processo sarà complesso, visto che la Corte d’Assise dovrà pronunciarsi dopo aver messo a confronto due diverse legislazioni: quella svedese di 28 anni fa, quando avvenne la scomparsa della giovane donna e si presume anche l’omicidio (visto che la salma non è mai stata trovata), e quella italiana odierna, dato che il presunto colpevole è stato identificato e arrestato a Sanremo.

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