Non erano “furbetti”, la sentenza Di Fazio riapre il caso Lanzoni: «Rivoglio la mia dignità»

8 agosto 2023 | 17:58
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Non erano “furbetti”, la sentenza Di Fazio riapre il caso Lanzoni: «Rivoglio la mia dignità»

All’ex vicedirigente dei servizi educativi era stato negato il reintegro sul posto di lavoro: «Mi hanno rovinato la carriera ma ho ancora fiducia nella giustizia»

Sanremo. Nuova svolta all’orizzonte sul caso che ha visto coinvolta Patrizia Lanzoni, ex coordinatore pedagogico dei servizi educativi per la prima infanzia del Comune di Sanremo e del distretto 2 sanremese, dopo la recente sentenza della Corte d’Appello di Genova (sezione lavoro) datata 6 luglio 2023. La decisione di reintegro dell’ex archivista di Palazzo Bellevue, Maurizio Di Fazio, potrebbe aprire la strada alla possibile revisione del licenziamento di Lanzoni, indagata nell’inchiesta “Stachanov” condotta della guardia di finanza nel 2015, infine assolta con formula piena.

Il mese scorso, con data 6 di luglio, Lanzoni – per il tramite del suo avvocato Luigi Zoboli di Genova (foto) – ha comunicato al Comune la richiesta di riapertura del procedimento disciplinare che si era concluso con il suo licenziamento: “La sottoscritta Patrizia Lanzoni, con la presente impugna ad ogni effetto di legge il provvedimento contenente determinazioni conclusive sulla procedura di riapertura del procedimento disciplinare conclusosi in data 15 maggio 2023”, – si legge nella lettera. La comunicazione all’ente locale, ai sensi di legge, è una facoltà del dipendente assolto in sede penale, il quale può comunque tornare a rivolgersi al giudice del lavoro per riottenere il posto o un risarcimento.

«Il ricorso in tribunale è solo questione di tempo. Ci sto lavorando», – conferma l’avvocato Luigi Zoboli, aggiungendo: «Lanzoni è stata sfortunata. Anche lei avrebbe avuto diritto a una sentenza fotocopia di quella Di Fazio, ma purtroppo il suo procedimento civile è stato più veloce di quello degli altri, e la sentenza della Cassazione che le ha confermato il licenziamento è arrivata prima che si formasse il giudicato penale. Dal nostro punto di vista, è oggettivamente chiaro che la prevalenza del giudicato penale è necessaria e non può essere violata semplicemente dalla durata di un processo rispetto a un altro», – conclude Zoboli -.

La sentenza della Corte d’Appello di Genova (sezione lavoro) aveva suscitato grande attenzione per aver decretato il reintegro di Di Fazio sul posto di lavoro, sollevando allo stesso tempo domande riguardo alle implicazioni di tale decisione per altri casi simili, compreso quello dell’ex agente di polizia locale Alberto Muraglia, noto per le immagini diffuse dalla guardia di finanza che lo ritraevano a timbrare in mutande. L’ex vigile in servizio presso il mercato annonario era stato assolto con formula piena e anche per lui l’ipotesi reintegro sembra essere dietro l’angolo.

Diversa la posizione dell’ex vicedirigente dei servizi educativi Patrizia Lanzoni. A lei la Cassazione civile non aveva potuto revocare il licenziamento per un fattore meramente temporale. La sentenza di assoluzione penale era passata in giudicato (giugno 2022) dopo il pronunciamento della Corte d’Appello di Genova (civile, novembre 2021) di conferma del provvedimento disciplinare. In Cassazione non era stato tecnicamente possibile produrre l’assoluzione nel merito. Una situazione kafkiana. Per ottenere una riabilitazione omnicomprensiva, Lanzoni deve produrre la sentenza di assoluzione penale in un nuovo processo di fronte al tribunale del lavoro di Imperia.

«In questi setti anni ho mantenuto sempre un grande riserbo e rispetto per le sentenze dei tribunali, questa è la mia natura. Tuttavia, rispetto al mio percorso professionale e per il lavoro che ho fatto a Sanremo, credo di aver subito una profonda ingiustizia, – rompe il silenzio dopo 7 anni Patrizia Lanzoni (ormai in pensione) -. Forse qualche piccola imperfezione ci può essere stata ma credo che un dipendente comunale debba essere valutato nella sua complessità. Se c’è una cosa di cui andavo fiera era la dedizione che mettevo nel lavoro, testimoniata dalle 265 ore lavorate in più nel periodo oggetto d’indagine, oltre a un’ottantina di ore di flessibilità positiva accumulate. Adesso mi aspetto il riconoscimento di quello che ho fatto e di quello che sono. Mi auguro che la giunta comunale valuti con tempestività la mia istanza di revisione del mio procedimento disciplinare nella speranza di non dover essere costretta a intraprendere un nuovo percorso giudiziario che porterebbe solo a un dispendio di denaro pubblico. La mia carriera è finita ma ho diritto alla mia dignità e a un congruo risarcimento».

L’aspetto cruciale della sentenza della Corte d’Appello di Genova sul caso Di Fazio riguarda l’interpretazione dell’assoluzione penale e il suo rapporto con le questioni disciplinari. La Corte ha sostenuto che l’assoluzione penale copre anche le questioni disciplinari, aprendo la strada al reintegro di Di Fazio. Interpretazione che viene confutata dall’amministrazione comunale, la quale, nel frattempo – con l’ingresso del nuovo segretario comunale Monica Di Marco -, ha optato per cambiare gli avvocati difensori. Al posto di Marco Giannini e Cristina Pizzorni è stato ingaggiato il genovese Marco Barilati.

L’incertezza e la controversia sul rapporto tra le sentenze penali e civili è un punto da chiarire per il municipio che dall’arrivo di Di Marco ha sposato una linea più morbida nei confronti degli ex dipendenti assolti con formula piena. Così è stato per Rosella Fazio e Paolo Righetto, ai quali il Comune ha cancellato le sanzioni disciplinari, ma non per Di Fazio, Lanzoni e Muraglia. Per quest’ultimi conciliazione negata.