Lavanda, una storia ponentina tra sacro e profano

20 agosto 2023 | 16:36
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Lavanda, una storia ponentina tra sacro e profano

Tra le eccellenze dell'”Expo” del 1886 anche l’“Acqua di Porto Maurizio”

Imperia. I colori e i profumi dell’estate sono spesso associati a quelli della lavanda e al suo spettacolo naturale in molte zone della provincia di Imperia. Al di là delle fotografie sempre più social legate alla coltivazione della lavanda, la storia di questa pianta e della sua essenza nell’imperiese ha radici e tradizioni molto lontane.  Il nome lavanda deriva dal verbo latino “lavare”, in quanto il fiore era già utilizzato in tempi antichi per la profumazione personale e degli indumenti. Secondo gli storici nelle terme “ponentine” di Ventimiglia e presso la villa romana della foce di Sanremo si ha testimonianza dell’utilizzo della pianta, che vi cresceva spontaneamente.

Nel corso della storia alla lavanda è stato anche attribuito un aspetto mitologico e magico, tra sacro e profano. Per quanto riguarda il sacro, rappresenta un simbolo di purezza, associata in tempo cristiano al Battesimo. Per quanto riguarda il profano, avrebbe invece proprietà magiche di diverso tipo, sia contro il “malocchio” dove la spiga potrebbe proteggere da disgrazie improvvise e per allontanare le streghe sia come sostegno per la fecondità. Secondo punti di vista più scientifici, la lavanda avrebbe proprietà ipnotiche, in passato veniva utilizzata, insieme ad altri composti vegetali, per fronteggiare malattie nervose e agitazione.

Nel corso degli anni la pianta ha assunto sempre più importanti connotati economici, dapprima come utilizzo terapeutica degli oli essenziali e in Italia è la provincia di Imperia la massima produttrice, che nel 1924 vantava aziende a capitale italo-francese, che distingueva le tipologie di essenze in super-essenza, dolce e forte e in modo particolare la sua coltivazione è legata alle Alpi Liguri e Marittime: Ormea, Castelvittorio, Carpasio ed Entracque. Nel 1868, in quello che oggi chiameremmo Expo ma che all’epoca era una “esposizione agraria-provinciale” la lavanda veniva considerata una eccellenza della realtà agricola imperiese, declinata in varianti quali saponette, essenze e anche una “Acqua di Porto Maurizio”.

Tra le zone che vantano la distillazione del fiore si ha Carpasio, centro nel quale la tradizione del trattamento della lavanda ha lunga storia, a seguire Cosio d’Arroscia, Acquila d’Arroscia, Bajardo, Carpasio, Castelvittorio, Mendatica, Pieve di Teco, Pigna, Triora, Rezzo, Olivetta San Michele e la zona adiacente Colla d’Oggia.  Le prime distillerie importanti sono quelle di Emanuele Morchio a Taggia nei primi del ‘900, e Aicardi A.,G. e G.B. a Sanremo in via Vittorio Emanuele (ora corso Matteotti).

Storia a parte ha la “Lavanda Coldinava” che rimase l’unico profumo ad essere prodotto fino al 1980, anno in cui la ditta cambiò proprietario, La storia della lavanda oggi prosegue ed la pianta è ritenuta oggi, come sempre, un elemento prezioso.