«La mia arte fra carta e inchiostro», il fumettista sanremese Fabio Bono, dopo “Geronimo Stilton” incanta il Belgio

22 agosto 2023 | 14:44
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«La mia arte fra carta e inchiostro», il fumettista sanremese Fabio Bono, dopo “Geronimo Stilton” incanta il Belgio

Suoi sono i disegni di “Tea Sister” una collana del celebre topo-investigatore e alcune illustrazioni dedicate al gioco di ruolo delle carte “Magic”

Sanremo. Non solo musica a Sanremo ma anche tante “nuvole” fatte di fumetti, disegni e arte. Il Ponente ligure è da sempre ricco di disegnatori e fumettisti di gran valore, spesso più conosciuti all’estero che in Italia. Uno fra tutti il caso di Antonio Rubino, classe 1880, considerato uno dei 10 fumettisti più celebri al mondo e a cui è dedicata una statua nel museo del fumetto a Parigi. Rubino fu co-fondatore del “Corriere dei piccoli” e, per caso o per destino, le stesse orme sono state seguite da Fabio Bono, disegnatore e fumettista sanremese che nei primi anni della sua carriera collaborò proprio con la versione rinnovata de “Il Corrierino dei piccoli”.

Fabio, classe 1971, sanremese ma di adozione ventimigliese, è uno tra i fumettisti italiani più conosciuti a livello internazionale soprattutto in Francia e in Belgio. Suoi sono alcuni dei disegni di “Tea Sister” una collana dedicata al celebre topo-investigatore Geronimo Stilton, alcune illustrazioni dedicate al gioco di ruolo delle carte “Magic” e ai personaggi fantasy e storici più conosciuti.

Fare il fumettista, strano per molti, è un vero lavoro e per poterlo fare servono capacità artistiche, passione ma soprattutto formazione. «Ho sempre disegnato fin da bambino e quando è stato il momento di scegliere il mio percorso di studio, sebbene controvoglia, ho optato per il liceo scientifico. Sotto consiglio di un importante grafico, ho scelto una scuola che avesse potuto darmi delle basi solide, di cultura e di tecnica di studio, sebbene la rigidità dell’indirizzo scelto andasse a cozzare con la libertà di cui spesso un artista ha bisogno. La mia scelta del liceo Saccheri è stata ripagata nel tempo perché quando, dopo il diploma, mi sono iscritto alla “Scuola del fumetto” di Milano, ero l’unico a non provenire da un istituto d’arte (ai tempi non esisteva ancora quello di Imperia) ma nel giro di un anno non solo sono arrivato al livello degli altri, in molti casi sono andato oltre perché la vena artistica se non è supportata da una cultura di fondo, non è sufficiente» come scrive Fabio sul suo blog personale.

La “Scuola del Fumetto” di Milano all’epoca era una delle poche in Italia, oggi si sono moltiplicate a dismisura ma non sempre l’offerta di giovani fumettisti corrisponde, una volta terminati gli studi, ad una richiesta effettiva di lavoro. «La gavetta è fondamentale, per tutti – spiega Fabio – . Io ho iniziato disegnando copertine e vignette per riviste di enigmistica per bambini: cose spesso poco redditizie ma fondamentali per conoscere e farsi conoscere in questo mondo».

«Dopo aver lavorato con insegnanti che erano allo stesso tempo fumettisti di professione come Stano, Enea Riboldi, Laura Scarpa e molti altri nomi d’eccellenza, la mia svolta è arrivata al “Lucca Comics”» spiega Fabio. E’ il caso di dire che tutte le strade portano a Ponente perché proprio in occasione del ritrovo di fumettisti toscano, Fabio ha incontrato un fumettista e illustratore di Soldano, Luca Erbetta. «Ho iniziato a lavorare con lui come inchiostratore e da lì sono iniziati i contatti con gli editori che mi hanno assunto poi come disegnatore».

Fabio ha collaborato con le più importanti case editrici di fumetto francesi e da circa sette anni lavora per un editore del Belgio: «Ho iniziato con mini serie storiche su Templari e Catari, passando per le avventure di Marco Polo e Darwin (entrambi pubblicati anche in Italia da Mondadori), arrivando al remake di una celebre serie creata negli anni ’60 (“De Rode Ridder”, traduzione: “Il Cavaliere Rosso”). Ultima fatica è il recentissimo “ 20 anni dopo” (per il mercato francese), ovvero la trasposizione a fumetti del secondo libro della trilogia di Dumas sui tre moschettieri.

Quando Fabio ha iniziato a fare il fumettista si usavano solo carta e matita, ora sono stati sostituti dalla tecnologia? «Molti miei colleghi lo fanno, ma spesso hanno avuto di che pentirsene perché usando la tavoletta grafica non si può avere la “tavola originale” che di solito è molto richiesta dai collezionisti. Per quanto riguarda me, rimango vecchia scuola, disegno tutto a mano e inchiostro con la china».

Un consiglio a tutti i futuri fumettisti? «La base di studio è e sarà sempre la cosa più importante. Sconsiglio, una volta terminata la terza media di iscriversi ad una delle tantissime scuole di fumetti che sono presenti oggi. Abbiate cura della vostra cultura perché sarà fondamentale. E, come dissero a me, se il vostro talento c’è, sarà sicuramente destinato ad accompagnarvi, anche se le vostre basi formative vi sembreranno andare da un’altra parte».