La crisi energetica affonda il bilancio di Rivieracqua, debito a quota 80 milioni. Arriva la tariffa unica provinciale
Il 2021 si era chiuso con un utile di 1,4 milioni. Il nodo dei Comuni non soci
Sanremo. E’ di circa 6 milioni di euro il risultato negativo che la società pubblica Rivieracqua ha iscritto nel bilancio consultivo 2022 già approvato dal consiglio di amministrazione guidato dal presidente Gian Alberto Mangiante e in corso di validazione da parte della struttura commissariale dell’Ato idrico imperiese. La perdita d’esercizio – che capovolge l’utile registrato dall’ente nel 2021 +1,4 milioni -, è dovuta principalmente all’impatto che il caro bollette ha avuto sui costi di produzione, pari a circa 13 milioni di euro di maggiori oneri. Se non ci fosse stata la crisi energetica il bilancio di Rivieracqua chiuderebbe con un utile netto di quasi 7 milioni.
Più preoccupante il passivo totale che la società per azioni – controllata da alcuni comuni imperiesi (socio di maggioranza relativa è Palazzo Bellevue, con il 40% delle quote) -, riporta nel suo ultimo rendiconto finanziario. Il debito sta raggiungendo quota 80 milioni di euro. Una montagna colossale, cresciuta di circa 20 milioni rispetto all’anno precedente. «L’incremento – spiega il presidente Mangiante – è costituito da maggiori debiti nei confronti dei fornitori energetici e dal consolidamento di quelli ereditati da Amaie Spa, relativi alla gestione del trattamento di fine rapporto dei dipendenti trasferiti a Rivieracqua. Le negatività non avranno conseguenze immediate sui bilanci dei nostri soci, in virtù del rinvio nazionale al 2025 di ogni obbligo di ripianamento».
A guardare dall’esterno l’andamento a dir poco complicato di Rivieracqua – con una procedura di ristrutturazione del debito avviata -, rimangono i grandi comuni di Imperia, Ventimiglia e Bordighera. I pochi che non sono ancora entrati nell’azienda in house. Con il sindaco del capoluogo Claudio Scajola che si trova nella triplice veste anche di presidente della Provincia di Imperia e di commissario ad acta dell’autorità d’ambito. Scajola dovrebbe dettar legge per risolvere l’impasse in cui si è venuta a trovare l’ex società consortile, cercando di portare a termine il compito lasciato a metà dall’ex commissario Gaia Checcucci. Il primo degli obiettivi da raggiungere rimane l’introduzione della tariffa unicaprovinciale. Se ne parla da anni. Stando alle ultime informazioni, il provvedimento conclusivo dell’Ato idrico imperiese (commissariato dal presidente Toti) potrebbe essere emesso a breve, nella peggiore delle ipotesi entro la fine dell’anno.
Secondo i calcoli lasciati da Checcucci, la tariffa unica dovrebbe assestarsi sui 0,60 – 0,70 centesimi a metro cubo per tutti. Meno di quanto pagano i dianesi attualmente, ma molto di più del prezzo applicato ora ai bordigotti. L’aumento toccherebbe quasi sicuramente anche i cittadini di Imperia che oggi l’acqua la pagano meno degli utenti del comprensorio sanremese, pur ritrovandosi un acquedotto messo peggio di quello matuziano. Con l’avvento della tariffa unica, le disparità di trattamento che hanno caratterizzato la gestione del servizio idrico integrato nel Ponente ligure verranno meno. A tutto vantaggio di Rivieracqua che potrà contare su un gettito capace di coprire adeguatamente i costi d’esercizio e gli investimenti programmati. Entro la fine del 2023 dovrebbe vedere la luce anche la gara a doppio oggetto per l’individuazione di un nuovo socio privato.
(In copertina, al centro, il presidente del Cda Gian Alberto Mangiante. A destra il sindaco Alberto Biancheri, a sinistra i consiglieri di amministrazione Sara Rodi e Giacomo Chiappori. A metà pagina il sindaco Claudio Scajola)