Funerali di Michela Murgia, la risposta al vescovo di Marco Antei (Mia Arcigay)

16 agosto 2023 | 08:01
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«Invito il vescovo alla riflessione, poi infine a fare un tuffo nel 21esimo secolo, così potrà anche perdonare la cristiana Giorgia Meloni per aver dato luce ad un bimbo fuori dal matrimonio»

Sanremo. «Questo video nasce dalla necessità di rispondere alle provocazioni, presumo involontarie, pronunciate dal vescovo Antonio Suetta nella video intervista del 14 agosto». Inizia così il video messaggio di Marco Antei, presidente di Mia Arcigay, che risponde al vescovo della diocesi di Ventimiglia-Sanremo in merito al contenuto della video intervista di monsignor Suetta relativo ai funerali della scrittrice sarda Michela Murgia.

«Ricordiamo – aggiunge Antei – Che stiamo parlando dello stesso vescovo che definì la vittoria di Giorgia Meloni alle ultime elezioni come “la vittoria dell’umanesimo cristiano”, giusto per inquadrare il contesto. E in effetti l’Italia non ha mai accolto così tanti migranti come da quando Giorgia Meloni è presidente del consiglio. Nel 2023 c’è stato addirittura un aumento del 115 percento rispetto ai primi mesi del 2022: 89mila immigrati anziché 41mila: in linea con gli insegnamenti di Gesù Cristo, per carità».

Sul contenuto del messaggio del vescovo, il presidente di Mia Arcigay dichiara: «Ci sono almeno due cose che mi hanno urtato e mi concentrerò solo su queste per non dilungarmi troppo. La prima è l’avversione ossessiva del vescovo per la concezione della famiglia di Michela Murgia. Io invece voglio difendere questa concezione di famiglia queer, nel senso di famiglia scelta, che può essere composta da un uomo e una donna e dei figli, oppure una donna single con figli, o due donne, con o senza figli, o come nel mio caso due uomini e un cane grosso e peloso. Ma anche famiglie allargate come compagni, amici, ecc ecc. Che poi è la stessa concezione che noi attivisti difendiamo ogni giorno, con le nostre lotte sui social media, nei tribunali e nelle piazze. Per quanto riguarda l’aborto direi invece che né io né il vescovo abbiamo un utero. E pertanto lasciamo decidere liberamente chi ne ha uno: chi dovrà abortire deve continuare a poterlo fare, con o senza la benedizione del vescovo o la mia, che conta ancora meno ovviamente».

«Tralasciando l’aborto – continua – Passiamo al secondo punto su cui invece molto banalmente Suetta commette un errore grossolano. Riferendosi a quelle persone che si sentono invece rappresentate da questa visione progressista del mondo, che senz’altro Michela ha saputo descrivere in questi anni, il vescovo si scaglia contro “il coro pressoché unanime di approvazione, conseguenza di esternazioni e convinzioni, che corrispondono al pensiero oggi dominante”. Così dice. Forse ho capito male: di quale pensiero dominante sta parlando? Delle religioni cristiane e, in particolare di quella cattolica, che dominano da un paio di millenni le menti di miliardi di persone sparse in tutti i contenti, quel dominio che nei secoli si è presentato come oppressione o conversione forzata dei dissidenti, degli eretici, dei non credenti e dei diversamente credenti? Stiamo parlando di questo o del desiderio di due persone che si amano di potersi spostare e del consenso che questo desiderio suscita? Invito pertanto il vescovo alla riflessione, poi infine a fare un tuffo nel 21esimo secolo, così potrà anche perdonare la cristiana Giorgia Meloni per aver dato luce ad un bimbo fuori dal matrimonio».