Caveman, il leggendario monologo sulle differenze tra uomo e donna diverte ancora
Recensione di Luca Celoria
Sanremo. Sono passati circa 10 anni da quando per la prima volta lo spettacolo Caveman ha sbalordito e divertito il pubblico di Sanremo. Quella volta lo spettacolo era andato in scena al Cinema Centrale e chi aveva avuto il piacere di essere in sala, ricorda quel momento come una svolta del proprio rapporto con l’altro sesso. Per Maurizio Colombi la consacrazione del suo spettacolo è arrivata venerdì sul palco del teatro Ariston.
Perché Caveman non è un semplice spettacolo comico, è un qualcosa di più forte anche se si ride a crepapelle dal primo minuto. Caveman è un trattato di antropologia, è un corso sull’affinità di coppia, è la risposta del perché l’uomo non trova mai le cose in casa e del perché la donna le trova senza neanche cercarle, è una divertente riflessione su come uomo e donna debbano stare assieme con la consapevolezza che sono diversi e che uno non può assolutamente fare le cose come le intenda fare l’altra.
Migliaia di anni di evoluzione, nella convivenza tra uomo e donna, hanno creato differenze che ci hanno portato, e ci portano ancora oggi, agli antipodi della rotta per costruire un rapporto, ma nello stesso tempo ci conducono a un qualcosa che ci unisce per poter creare una coppia e poi, successivamente, una famiglia. Incredibile e curioso ma antropologicamente vero.
Battute storiche e temi evergreen che ormai fanno parte del linguaggio parlato, e che sono diventate luoghi comuni, come i “piedi freddi delle donne nel letto” o “le differenze di comunicazione tra amiche donne e amici uomini” sono la spina dorsale dello spettacolo.
L’umorismo di alto livello lo si trova solamente se si riesce con pochi elementi a far ridere una platea e, con Caveman, si ride, ad esempio, solo per capire chi deve o non deve portare nuovamente le patatine in tavola durante una serata tra uomini e donne. Un decennio dopo, grazie agli innumerevoli successi e migliaia di spettatori in tutta Italia, il monologo di Maurizio Colombi accompagnato dalla sua Band, mette piede nel teatro più prestigioso d’Italia e la magia si ripete.
Si ride, si ride tanto e si ride ancora. Il monologo sembra scritto esclusivamente per l’Ariston pur continuando a parlare di rapporti e situazioni che si creano tra uomo e donna da centinaia, anzi migliaia, di anni. La satira geolocalizzata si mescola sapientemente nel fluido discorso del comico, con le decine di altre battute scritte del copione, creando uno spettacolo dedicato alla platea di Sanremo che, totalmente rapito e coinvolto, risponde con fragorose risate e interventi altrettanto comici e che fanno passare allo spettatore le due ore di Caveman in totale scioltezza.
Gli ultimi ingredienti sono una regia perfetta di Teo Teocoli, una band dal vivo di 4 elementi in totale sintonia con l’attore, pronta ad intervenire e a sottolineare tutto quello che succede sul palco con la musica come se fosse il pit stop al box della Ferrari durante il Gran Premio. Colombi è un Front Man d’eccezione; canta magnificamente, fa riflettere e fa ridere e, infatti, la versione italiana di Caveman si è aggiudicata il prestigioso premio mondiale di “Miglior versione del Mondo dello spettacolo” dal quale gli altri paesi attingono per l’adattamento alla loro cultura.
La stagione teatrale dell’Ariston 2023/24 prende così il via e ci conviene tenerla d’occhio perché i grandi spettacoli teatrali italiani, come la musica del resto, passano anche, e soprattutto, su questo palco prima della consacrazione nella storia del teatro e dell’intrattenimento dal vivo.