Punto nascite di Sanremo, il segretario provinciale del Pd Quesada risponde al segretario cittadino di Liguria Popolare

«Governate la Liguria da 8 anni – senza aver risolto i problemi della sanità – e avete il coraggio di dare dell’inadeguato a Biancheri?»
Sanremo. «Governate la Liguria da 8 anni – senza aver risolto i problemi della sanità – e avete il coraggio di dare dell’inadeguato a Biancheri?». Inizia così la replica del segretario provinciale del Pd, Cristian Quesada, a quanto dichiarato dal segretario cittadino di Liguria Popolare, Mauro Delbò, sulla vicenda del punto nascite di Sanremo.
«La cosa più divertente del comunicato è l’ auspicio che Sanremo torni nelle mani del centrodestra, senza ricordare che la Liguria è governata dal centrodestra da 8 anni e che è proprio la Regione l’unico ente titolato a prendere decisioni in materia di sanità», aggiunge Quesada, che fa una breve cronistoria del caso «a beneficio di coloro che hanno la memoria corta».
«Nel 2019 – spiega – La giunta regionale di centrodestra ha annunciato un intervento di ristrutturazione pari a 5 milioni di euro e si è impegnata a riportare il punto nascite a Sanremo alla conclusione dei lavori, impegno preso prima con l’amministrazione di Sanremo e ribadito poi più volte, in consiglio regionale, in risposta alle interrogazioni presentate dal consigliere regionale del Partito Democratico Enrico Ioculano, unico eletto imperiese ad aver chiesto quali fossero le reali intenzioni di Toti».
E ancora: «Più volte è stato ribadito che il punto nascita di Sanremo sarebbe stato riaperto una volta conclusi i lavori di ristrutturazione. La vera “news” è che pochi giorni fa l’assessore di centrodestra Grattarola ha comunicato ciò che ormai tutti sanno, ossia la volontà della regione di tenere aperti due punti nascita pur con la consapevolezza che questo non sarà possibile, correndo il grosso rischio di aver utilizzato 5 milioni di euro di soldi pubblici senza una reale prospettiva di quel reparto».
«Inoltre, ha dichiarato un dato che è passato inosservato ai più, ossia che l’ospedale unico di Taggia potrebbe essere pronto entro quattro o cinque anni, cosa che tutti sanno essere impossibile – conclude Quesada -. Sono d’accordo con Delbó sull’utilizzo del termine “inadeguato”, non posso essere ovviamente d’accordo con lui sul destinatario: fossi in lui, lo destinerei infatti a chi ha prodotto tutto ciò, non a chi non ha nessuna responsabilità in merito».