Due punti nascite provinciali, la mission impossible dell’Asl1 Imperiese
«Il rischio della chiusura del reparto attivo a Imperia esiste. Stiamo facendo il possibile per scongiurarlo»
Sanremo. Per centrare l’obiettivo di riaprire le sale parto dell’ospedale Borea di Sanremo, scongiurando contestualmente la chiusura del reparto di Ginecologia e Ostetricia di Imperia, occorrerebbe assumere almeno sei nuovi ginecologi e trovare un’ulteriore cooperativa di medici a gettone per la copertura dei turni notturni e del fine settimana. Tutto questo in due mesi, se la scadenza da rispettare è quella di ottobre, annunciata prima dall’assessore regionale Angelo Gratarola e, quindi, ribadita questa mattina dal direttore generale di Asl1 Luca Stucchi.
Appare una missione impossibile quella che hanno di fronte a sé i vertici della sanità ligure. Impossibile, alla luce del fatto che, dati alla mano, gli ultimi bandi di concorso promossi da Asl1 per dirigenti ginecologi si sono conclusi con la risposta di soli tre specializzandi, i quali però hanno rinunciato a prendere servizio per proseguire gli studi. Eppure il direttore Stucchi – stamane, di fronte al sindaco della Città dei fiori Alberto Biancheri e ai rappresentanti dei gruppi di minoranza consigliare, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia (maggioranza in Regione) -, l’impegno se l’è preso e l’ha confermato pubblicamente, con l’unica riserva di voler vedere cosa prevederà, in via definitiva, il piano socio sanitario regionale emendato eventualmente con le osservazioni del ministero della Salute.
«Ho avuto l’occasione di incontrare personalmente il ministro della Sanità Orazio Schillaci, proprio a Sanremo. Al ministro ho sottoposto la questione dei punti nascita che rappresenta un’emergenza generale in tutta Italia, così come il reperimento delle professioni sanitarie nelle province di periferia», – ha spiegato Stucchi in conferenza stampa -. «Purtroppo, a causa di contratti pubblici vecchi che prevedono stupidate, le possibilità di azione per noi manager sono molto limitate. Bocciato l’emendamento che avrebbe dovuto ammettere forme incentivanti per i medici che vanno a esercitare nei cosiddetti “territori disagiati”, e in mancanza del potere di imporre un trasferimento coatto, anche quando i dottori operano all’interno della stessa regione ma in Asl diverse, per reperire personale le uniche leve che ci rimangono sono l’assunzione tramite concorso e le cooperative»,
«Se guardiamo alla situazione imperiese, il rischio che possa venir chiuso anche il punto nascita del capoluogo esiste. Stiamo facendo il possibile per mantenere il reparto attivo, grazie alla collaborazione con il primario Pierluigi Bracco (in età pensionabile, ndr) e con i gettonisti che ci stanno supportando», – ha chiosato il direttore generale di Asl1 -.