Aggressioni di cani in provincia di Imperia, 78 denunce da inizio anno. Parla la dottoressa di Asl1 Eva Podeschi
Mai sottovalutare i segnali che il cane cerca di dare al proprio padrone
Imperia. Sono 78, dal gennaio scorso ad oggi, le denunce per morsicature di cani ad altrettante persone ricevute dall’Asl1 Imperiese. Duecento le aggressioni da parte, in particolare, di meticci e molossi, che si sono registrate nel 2022. Dati, conferma l’azienda sanitaria imperiese, in linea con il resto d’Italia, che vanno rapportati al grande numero di animali da compagnia censiti in provincia di Imperia: 40.078 tra cani, gatti e furetti hanno il microchip, di questi, circa 30mila sono cani.
Gli ultimi episodi accaduti in Val Nervia, con la morte di Patrizia La Marca, sbranata dal cane del fratello a Soldano, l’aggressione di una donna 34enne da parte del suo pitbull a Vallecrosia, e il bimbo di due anni azzannato ieri dal cane, sempre pitbull, del compagno della madre, sono dunque solo alcuni dei casi, i più cruenti, verificatisi nell’estremo ponente ligure. Ma non sono gli unici.
Aggressioni apparentemente immotivate, che possono nascondere problemi o stress subiti dal cane, e che, come spiega la dottoressa Eva Podeschi, direttore sostituto della struttura complessa Sanità Animale di Asl1 Imperiese, oltre ché esperta in comportamento animale, spesso arrivano soltanto dopo una serie di comportamenti assunti dall’animale che cerca di comunicare un disagio al suo padrone. «Gli animali difficilmente aggrediscono in prima battuta – dichiara la dottoressa – Prima di arrivare a un comportamento aggressivo, pongono in atto altri comportamenti, come ad esempio l’evitamento, con il cane che si allontana da uno stimolo oppure volge la testa da un’altra parte. L’animale ci sta dicendo che si vuole allontanare da una situazione che lo mette a disagio».
E ancora: «Uno dei più comuni segnali del cane è il ringhio. Non deve mai essere ignorato – aggiunge Eva Podeschi -. E’ dunque possibile che l’animale ponga in atto il comportamento aggressivo dopo una serie di episodi dove ha comunicato in modo normale, ma ha visto che la sua comunicazione era inefficace e allora, in un secondo tempo, mette in atto la sua aggressività». In pratica il cane, cerca di comunicare con il padrone in diversi modi, meno evidenti, forse, e comunque troppo spesso sottovalutati. Solo se queste strategie di comunicazione non vanno a buon fine, e l’animale non ottiene il risultato sperato, allora diventa aggressivo e quando lo fa “impara” che questo è il metodo migliore per farsi ascoltare.
«Non si può generalizzare – sottolinea l’esperta – Però è importante comprendere come i nostri animali ci comunicano il loro stato emotivo. Le aggressioni di questo tipo vengono definite “affettive”, perché sono diverse da quelle “predatorie”, utilizzate dall’animale per la cattura di una preda».
Come fare per evitare che il cane diventi aggressivo? «Il comportamento di aggressione fa parte dell’etogramma (ovvero del repertorio comportamentale di una specie, ndr) del cane, ma va valutato ogni singolo caso – spiega la dottoressa Podeschi -. Le persone che decidono di prendere un cane, prima di prenderlo possono rivolgersi ad esperti, come un veterinario esperto in comportamenti animali, che può guidare il futuro padrone nell’instaurare una convivenza armoniosa con l’animale. Questo dovrebbe prevenire episodi come quelli avvenuti recentemente».
Inoltre, «non bisogna mai sottovalutare che qualsiasi cambiamento potrebbe essere fonte di stress per l’animale – aggiunge – E l’animale può reagire mettendo in atto una sequenza variegata di comportamenti».
Il caldo potrebbe essere un fattore di stress? «Non ci sono dati scientifici che dimostrino che il caldo porti a comportamenti aggressivi», risponde l’esperta.
Dopo che avviene un’aggressione, grave come quella di ieri a Vallecrosia, che fine fa il cane? «Vengono condotte indagini che riguardano i dati storici dell’animale, se ha già morsicato e in che modo. In Asl abbiamo un registro di tutte le morsicature. In secondo luogo vengono fatte valutazioni in base alla prognosi, alla gravità dell’episodio e al tipo di aggressione. Si valuta anche la dinamica dell’aggressione, per capire se il comportamento viene giudicato plausibile o meno rispetto a quella situazione e si valutano le condizioni in cui viene tenuto il cane – spiega la dottoressa Eva Podeschi -. Bisogna infatti valutare se le condizioni in cui il cane si trova possano costituire un pericolosità dell’animale per l’uomo, ad esempio se c’è un appartamento molto piccolo con tanti bambini. Sono anche capitati casi in cui i cani erano tenuti in giardino e avevano la possibilità di uscire e aggredire altri cani o persone».
Vengono presi in considerazione anche episodi di maltrattamento, ma questo, fortunatamente, «non è molto frequente», dichiara l’esperta. «A fronte di queste valutazioni – continua – Vengono presi provvedimenti di tipo coercitivo: quindi chiediamo ai sindaci di emanare ordinanze contingibili e urgenti: il cane deve essere messo in una struttura idonea, seguire un percorso riabilitativo del quale seguiamo passo passo gli sviluppi e poi potrà essere reintrodotto nella sua abitazione». Un iter, questo, che deve essere sostenuto economicamente dal proprietario dell’animale, che risponde sia civilmente che penalmente di quello che l’animale fa.
Ci sono razze più pericolose di altre? «Le razze nel corso dei secoli le abbiamo selezionate noi per utilizzi specifici. Il Golden retriever, ad esempio, è un cane da caccia che deve prendere le prede senza morderle, quindi la sua è una “bocca morbida”, così detta per la delicatezza nella presa. Il pitbull, invece, è stato selezionato nei secoli per i combattimenti. Non sono tutte uguali le razze e le persone devono tenerne conto prima di prendere un animale. Sono tutti cani buoni, ma devono essere gestiti secondo le proprie inclinazioni. Esistono linee di sangue da lavoro e linee da compagnia all’interno della stessa tipologia razziale. Ad esempio: ci sono pastori tedeschi di linee da lavoro, altri di linee da compagnia, altri ancora da bellezza. Le linee da lavoro devono essere gestite da persone esperte. Ma non ci sono solo cani di razza: lo stesso discorso vale anche per il mondo dei meticci. Anche per loro deve essere fatta una valutazione, quindi è importante rivolgersi sempre a un esperto per ricevere una consulenza».