L'inchiesta

Combine al punto e banco del Casinò, blitz nella notte: arrestata tutta la banda

Misure cautelari in carcere per due soggetti. In quattro finiscono ai domiciliari

Sanremo. Sei arresti, di cui due finiti in carcere e quattro ai domiciliari, sono stati eseguiti nella notte all’esito di un’inchiesta della Procura della Repubblica di Imperia, su indagini della polizia di Stato, che nell’ottobre dello scorso anno aveva portato alla scoperta di una banda di truffatori attiva ai tavoli del punto e banco del Casinò di Sanremo. Prima di essere scoperta dagli inquirenti la banda era riuscita a vincere in maniera illecita circa 300 mila euro.

Tra gli arrestati risulta anche Luigi Carbone, ex cartaio cinquattottenne del casinò municipale, con vent’anni di servizio alle spalle (conosciuto come Silvio), in seguito alle indagini licenziato dal consiglio di amministrazione della casa da gioco. Gli altri provvedimenti riguardano un altro sanremese e alcuni giocatori originari del Piemonte. Per l’accusa, l’addetto alla preparazione dei mazzi da gioco è ritenuto presunto responsabile di aver modificato volontariamente le carte utilizzate al punto banco per renderle riconoscibili ai giocatori complici. In seguito agli approfondimenti condotti dalla polizia, sfociati nell’avviso di garanzia per truffa, per Carbone era scattato il licenziamento in tronco. Determinanti ai fini investigativi si erano rivelate le immagini delle microcamere installate dalle forze dell’ordine. Oltre agli arrestati, a ulteriori quattro indagati è stata inflitta la misura cautelare dell’obbligo di dimora.

Il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa viene contestato anche a Antonio Del Core, 56 anni, è il secondo soggetto residente a Sanremo tra i convolti nella combine. I piemontesi sono Luigi Betti, 46 anni; Emilio D’Eliso, 52 anni; Francesco Ricotta, 55 anni e Luciano Rossi, 51 anni. Dalle investigazioni è emerso che il sodalizio poteva contare sull’essenziale contributo del roulettier Carbone, il quale sottraeva al casinò le carte da gioco e le metteva a disposizione dell’organizzazione. I mazzi tornavano indietro segnati dai complici in modo percepibile solo dai soggetti informati dell’alterazione. In seguito, assumevano un ruolo fondamentale altri membri della compagine criminale, i quali, impiegati come “giocatori” presso il casinò, conoscendo il tipo di manomissione delle carte e, quindi, potendo riconoscere quelle migliori, avevano ottime possibilità (se non la certezza) di vincere e realizzare profitti fraudolenti ai tavoli di punto e banco. La fase esecutiva del provvedimento è stata supportata dal servizio centrale operativo della polizia di Stato e ha avuto luogo nelle province di Imperia e Torino, ove dimoravano i destinatari delle misure cautelari che sono stati arrestati attraverso l’impiego di una cinquantina di agenti mobilitati per l’operazione.

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