Sindaco Orengo: «Badalucco e diga sono un ossimoro»
«Il nostro simbolo è l’abbraccio del torrente Argentina al paese e vogliamo che continui»
Badalucco. Questa mattina in tutto il paese di Badalucco sono comparsi degli striscioni per dire “No alla diga”, una vicenda complicata e che vede la Valle Argentina compatta nell’evitare questa soluzione, in primis Badalucco.
«I manifesti rappresentano il sentimento di questo paese, fatto di paura, di preoccupazione e di una posizione ben chiara: no alla diga, perché Badalucco e diga sono un ossimoro. Ancora dopo 60 anni nella gente c’è questa paura e la volontà di schierarsi in maniera decisa contro un progetto che chiaramente non è ben accetto nella parte alta della valle Argentina» commenta il sindaco Matteo Orengo.
Una situazione che vede compatti i sindaci dell’area interessata: «Ringrazio i miei colleghi sindaci di Taggia, Montalto Carpasio e Molini di Triora perché insieme abbiamo chiesto un incontro urgente a Rivieraqua per capire le reali intenzioni e per confrontarci, oltreché a tutta la documentazione relativa allo scambio con il Ministero per ricostruire questa vicenda e capire quali sono i presupposti che hanno portato ad una scelta contronatura, che risale al progetto della diga di Glori del 1949 e che, a nostro avviso, oggi potrebbe essere la soluzione dell’acqua ma potrebbe anche essere risolto in maniera diversa» continua il primo cittadino.
Badalucco dice no alla diga ma quali potrebbero essere altre soluzioni? «Io non sono un tecnico ma in un periodo in cui si parla di green e turismo e in cui si apprezza l’entroterra per i laghetti, un progetto simile è anti storico. La soluzione del problema ci dovrà essere ma non è possibile che sia una sola comunità a pagare per tute le altre. Auspichiamo che il fiume e la nostra acqua possano continuare a scorrere in mezzo al paese e che questo non diventi un deserto nel nostro bel centro storico».
Sono tre le date comparse sugli striscioni: 1963, 1984 e infine 2023: «In realtà manca il 1949 ovvero la data di avvio del progetto. L’11 novembre 1963 tutto è stato fermato mentre nel 1984 l’Enel è subentrata provando a riportare in auge i lavori, poi definitivamente bloccati fino ad arrivare all’incognita di oggi» conclude il sindaco Orengo.