Dopo la tempesta Alex, l’emergenza siccità: viaggio nelle centrali Tirreno Power nel Ponente Ligure

24 maggio 2023 | 16:16
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Danni per 15 milioni di euro, poi la crisi idrica che ha fatto crollare la produzione dell’80 percento

Airole. «Prima abbiamo avuto troppa acqua, poi troppo poca». Si può riassumere con questa frase il lavoro di ricostruzione e ricerca di nuove soluzioni che la Tirreno Power ha dovuto affrontare nel Ponente ligure, dove possiede sei centrali, a causa prima della devastazione portata, nell’ottobre del 2020, dalla Tempesta Alex, che ha distrutto gli impianti e le opere di presa delle centrali, e poi dall’emergenza idrica, con la siccità che ha lasciato a secco fiumi e torrenti.

«In un anno – ha spiegato l’ingegnere Enrico Erulo, direttore Corporate Affairs di Tirreno Power – Nelle sei centrali di Tirreno Power del Ponente ligure, situate tra Airole e la Val Bormida, nel Savonese, la siccità ha determinato un crollo della produzione dell’ottanta per cento e in alcuni punti anche di più». «Il dato è rapportato alla produzione storica – ha aggiunto Erulo -. Confidiamo che si tratti di un periodo critico, nella speranza, così come ha confermato la storia degli ultimi anni, che ci possa essere una ripresa».

Nel corso di una visita alle centrali di Airole, rientrata in funzione, e di Bevera, dove è operativo un impianto provvisorio, la delegazione della società, nata nel 2003 a seguito della liberalizzazione del mercato elettrico nazionale e oggi tra i principali produttori italiani di energia elettrica, ha spiegato cosa è cambiato e come da quella tragica data del 3 ottobre del 2020, quando il fiume Roja è esondato, causando danni ingenti agli impianti idroelettrici e non solo. Basti pensare che per ripristinare gli impianti di Airole e Bevera, e quelli in valle Argentina, sono stati spesi circa quindici milioni di euro. Il danno da mancata produzione, invece, ammonta a circa dieci milioni.

«Con la Tempesta Alex – ha spiegato l’ingegnere – L’acqua è arrivata a metà del portone (c’è ancora un pezzo di legno incastrato nel muro che segna l’altezza toccata dal fiume durante la piena, ndr). Questa centrale ha quasi cento anni e non si ricorda un evento di questa magnitudo».

Malgrado il fiume Roja si trovi sotto il livello della centrale, che produce 10mila chilowatt di potenza, e la quota di utilizzo delle macchine sia superiore al fondo del fiume, la piena ha allagato completamente la centrale, comportando la sostituzione di tutte le macchine. «Questo evento ha permesso di confrontarci con tutto quello che è la normativa internazionale – ha aggiunto Erulo – Visto che una parte delle opere di questo impianto è in Francia. In termini burocratici abbiamo dovuto affrontare sia le autorità italiane che quelle francesi».

«Siamo intervenuti subito, come Comune, per constatare i danni – ricorda il sindaco di Airole, Maurizio Odoero -. I detriti coprivano sino all’altezza della porta di entrata. All’interno della centrale c’era il fiume, con tutto quello che ha portato: quindi detriti, rocce, sassi, automobili che provenivano dalla Francia, alberi. La centrale era totalmente distrutta, così come tutti i macchinari che servono a produrre energia. C’era anche una cabina di trasformazione dall’altra parte del fiume Roja, che era totalmente coperta e piena di fango, quindi l’intero abitato di Airole è rimasto senza luce per diverse ore. Fortunatamente con il pronto intervento di Enel distribuzione e un escavatore che era qui a portata di mano ad Airole, visto che non si riusciva a venire da Ventimiglia perché la strada non c’era più e nemmeno c’era dalla Francia, siamo riusciti a trovare la cabina in circa sei ore, ripristinarne l’efficenza e quindi ridare, intorno alle 18,30 della domenica, la luce in tutta Airole».

Centrale di Bevera. «A inizio 2023 – spiega l’ingegnere Enrico Erulo – E’ entrata in funzione, nell’impianto di Bevera (da circa 5,6 megawatt), una nuova turbina da 500 kilowatt, denominata “Bevera 2”, grazie alla quale viene prodotta maggiore energia. In pratica, all’interno della centrale, originariamente l’acqua attraversava una prima turbina generando potenza e quindi energia che andava in rete. Ora, prima di tornare nel fiume e quindi nel tratto tra la turbina originaria e il fiume, quindi all’interno dello stesso edificio, è stata inserita una nuova turbina che va ad aumentare, a parità di acqua utilizzata e restituita, un dieci per cento in più di potenza e quindi di energia prodotta dall’impianto stesso». «Questo è il risultato della continua ricerca della società nel migliorare gli impianti, che hanno tutti un centinaio di anni – aggiunge Erulo -. Dopo una prima ricostruzione post bellica, Tirreno Power aveva rinnovato completamente le centrali nel 2000».

Ma neanche vent’anni dopo, il passaggio della tempesta Alex nell’ottobre del 2020, ha danneggiato anche l’opera di presa della centrale. Solo nel febbraio del 2022 è entrato in servizio l’impianto provvisorio, con uno sbarramento a monte della centrale. «Siamo in attesa dell’autorizzazione definitiva per il ripristino dello sbarramento finale in accordo a quello che è il progetto», dichiara l’ingegnere.

Curiosità. L’ opera di presa della centrale di Airole si trova in Francia, a pochi chilometri dal confine di Fanghetto, frazione di Olivetta San Michele. «E’ stata ricostruita a seguito della tempesta Alex che l’aveva completamente devastata, sembrava quasi che ci fosse stato un bombardamento – dichiara Daniele Vigo, responsabile del settore Fonti Rinnovabili di Tirreno Power -. Sulla parte sinistra c’è la nostra opera di captazione: l’acqua passa attraverso le griglie di captazione e poi ancora attraverso altre griglie a maglia più fine che sono state richieste dall’autorità francese per far sì che la ittofauna possa tornare nel corso d’acqua».

Sempre per la fauna, sul lato opposto c’è la “scala di risalita dei pesci”, «che in quasi tutti gli sbarramenti fluviali che vengono fatti – aggiunge Vigo – Viene richiesta nell’ambito dell’esecuzione dei lavori. In Francia è un concetto che usano da anni e questa l’abbiamo sin dai primi 2000. Era tutta coperta da ghiaia e da materiale litoide che abbiamo provveduto a ripulire e nella prossima estate provvederemo a rimetterla completamente in funzione». Grazie alla “scala di risalita” i pesci possono muoversi nel fiume, superando un dislivello che altrimenti, per loro, sarebbe insormontabile.