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Pieve di Teco, per il venerdì santo ritorna la caratteristica processione della Buona Morte

4 aprile 2023 | 09:05
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Pieve di Teco, per il venerdì santo ritorna la caratteristica processione della Buona Morte
Pieve di Teco, per il venerdì santo ritorna la caratteristica processione della Buona Morte
Pieve di Teco, per il venerdì santo ritorna la caratteristica processione della Buona Morte
Pieve di Teco, per il venerdì santo ritorna la caratteristica processione della Buona Morte
Pieve di Teco, per il venerdì santo ritorna la caratteristica processione della Buona Morte
Pieve di Teco, per il venerdì santo ritorna la caratteristica processione della Buona Morte

Tutte le luci del paese saranno spente ed il centro storico con i suoi portici del 1400 illuminati dalle sole torce a cera. I confratelli porteranno in processione sotto il grande baldacchino nero portata a spalla la “cassa” del Cristo Morto

Pieve di Teco. Incappucciati, una tunica nera che arriva fino ai piedi e lo stendardo che recita “Quando sepeliebas mortuos ego obtuli orationem tuam domino” ossia Quando seppellivi i morti, io presentai al Signore la tua preghiera. Dopo lo stop del covid ritorna per il venerdì Santo la caratteristica processione della confraternita della Buona Morte nel centro storico. Partenza alle ore 20.30 con i confratelli incappucciati che porteranno torce infuocate per il paese al ritmo lento delle note funeri  suonate per la prima volta dalla banda di Pompeiana diretta dal maestro Daniele Conio.  Sotto il grande baldacchino nero portata a spalla la “cassa” del Cristo Morto.  La processione sarà guidata dall’ Arciprete del paese Enrico Giovannini.

Fondata nel 1697 l’Arciconfraternita della Buona Morte ed Orazione nasce come congregazione segreta.  Nel 1701 monsignor Spinola, vescovo di Albega, in occasione della visita pastorale a Pieve di Teco, concede ai confratelli di vestire la cappa nera, simbolo di pietà e di sacrificio, con una  calata sul viso per mantenere segreta l’identità del confratello che pratica le opere di misericordia che consistevano nel visitare gli infermi, seppellire i morti poveri e abbandonati, nel pregare per le loro anime, procurare la dote alle fanciulle povere e assistere i condannati a morte.
Dopo trecento ventisei anni la confraternita è rimasta immutata- anche se non più segreta dai primi anni del ‘900-  e consiste ancora oggi in una veste nere stretta ai fianchi da un cingolo pure nero cui si intreccia una corona del rosario. Completa la buffa nera calata ancora oggi sul volto. Una particolarità è la lunghezza delle maniche; la manica sinistra è più lunga di quella destra perché nello svolgere la carità la mano di sinistra non sappia quello che fa la destra a dimostrazione che la carità deve essere assolutamente disinteressata e gratuita.
La massima manifestazione professionale è il “mortorio” che oggi come allora raduna moltissimi fedeli dalla Valle Arroscia e dalle Valli circostanti. Attrae per la suggestione e da il senso di un balzo nel passato. Tutte le luci sono spente e il centro storico con i suoi portici quattrocenteschi sono illuminati dalle sole torce a cera. Sfilano lungo le vie del paese i confratelli incappucciati e portano a spalle, sotto ad un grande baldacchino nero, il Cristo Morto. Precede la processione la banda che con brani di marcia funebre cadenza il passo della processione.
Il “Governatore” attuale , perché nell’Arciconfraternia della Buona Morte il priore appunto si chiama Governatore, è Bruno Alessandri.