La mia vita col candidato sindaco: parlano le partner degli aspiranti

15 aprile 2023 | 13:08
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La mia vita col candidato sindaco: parlano le partner degli aspiranti

«Così sosteniamo i nostri mariti, viviamo questo momento con serentià»

Imperia. Ascoltano, consigliano, rimangono al loro fianco cercando di supportare anche così, solo con la loro presenza, i mariti in questa avventura. Katia Sarazzi,Nathalie Houriet,, Maria Teresa Verda e Eva Metelkova: sono le mogli dei candidati sindaci di Imperia che dietro le quinte della campagna elettorale danno tutto il loro appoggio ai  mariti. Non hanno avuto nessun dubbio quando, i compagni di una vita, hanno espresso il desiderio di diventare primi cittadini. «Vada come vada uno ci prova» questa la frase che ripetono spesso, tutte quante. Lavorano, fanno le mamme e supportano i compagni in questo lungo viaggio che si conluderà il 14 e 15 maggio alle urne.

Nathalie Houriet, 53 anni moglie è la moglie del colonnello dei carabinieri Luciano Zarbano. Originaria della svizzera (papà svizzero e mamma siciliana) ha vissuto in Svizzera fino all’età di 29 anni quando poi ha conosciuto il colonnello e si è trasferita in Italia. «Ci siamo conosciuti a Catania- racconta- e per me questa è la prima campagna elettorale. Quando mio marito ha deciso di candidarsi all’inizio è stato un colpo, essendo un colonnello dei carabinieri non pensavo che la politica potesse essere il suo ambito. Un mezzo choc all’inizio però in famiglia ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di appoggiarlo. Facciamo squadra attorno a lui, queste sono decisioni familiari perché sono esperienze che comportano sacrifici e vanno prese in famiglia. Dopo il voltafaccia di Fratelli d’Italia abbiamo vissuto momenti difficili ma si va avanti. Abbiamo vissuto militarmente, nelle caserme- prosegue- abbiamo il dovere di andare avanti. Essendo vissuti in ambiente militare molti sono stati i trasferimenti e quindi sacrifici». Quanti pianti sopratutto il figlio più grande però «si doveva fare perché era il lavoro di papà, lavora per l’Italia, per l’Arma e si andava avanti con il sorriso. Ogni volta che ci siamo trasferiti mio marito mi diceva scherzando “tu dove vai ti trovi benissimo” sì perché voglio trovarmi bene in ogni luogo in cui vado e la vita è bella e unica e devi stare bene dove vai e quando sono arrivata ad Imperia è stato amore a prima vista anche solo per il mare, è stata la città dove ho deciso di piantare le radici per me e i mie figli. Quando prepara discorsi e programma ci confrontiamo, partecipo non a tutto ma a quello che posso sì».

Cuoca, quasi 44 anni, Katia Sarazzi arriva da Domodossola e si è trasferita a Diano Marina con la famiglia quando aveva sei anni. Moglie del candidato 5 stelle Stefano Semeria si sono conosciuti durante un torneo di pallavolo nella città degli aranci e dopo un anno sono convolati a nozze. «Sto vivendo la candidatura di mio maritro in maniera serena e tranquilla. Lui è riuscito ad entrare in Comune solo da fine settembre per cui la cosa che mi è dispiaciuta di più è che non è riuscito a farsi conoscere prima. Ci mette impegno e gli piace e a prescindere di come possano andare le cose lo sostengo al cento per cento. All’inizio gli ho solo detto di fare bene le sue valutazione perché appunto non era molto conosciuto però quello che ha fatto lo ha fatto bene fino a questo momento. Se posso fare qualcosa nel mio piccolo lo faccio come aiutarlo con alcuni documenti, starlo a sentire. Parliamo sempre di tutto, mi dice sempre quello che vuole fare, e poi ovviamente decide lui cosa fare. Oltre alla cucina ho la passione dei gatti, del mare, della montagna e lo sport in generale».

E poi c’è lei, la “veterana” delle moglie per quanto riguarda le campagne elettorali, Maria Teresa Verda, moglie del sindaco uscente, Claudio Scajola. Presente ma non invadente è sempre al suo fianco. Silenziosa e discreta ha un sorriso per tutti ed è la pietra portante della famiglia che come sottolinea lei « è la cosa più importante e la mia e anche quella di mio marito ci sono sempre state». «La prima campagna elettorale in assoluto- ricorda- è stata nel 1980, quando mio marito era diventato sindaco di Imperia a 32 anni. Da allora molto tempo è passato e molte cose sono cambiate, tranne una ossia la sua voglia di fare politica per fare del bene e non per sé stesso. Nel 2018 sono stata io a spingere mio marito a candidarsi,dicendogli“la città ha bisogno, non è per noi ma per il futuro” . Erano stati anni complicati e dal mio punto di vista gli sarebbe servito. Ha poi accettato di riemettersi in gioco nella sua Imperia. Invece per questa campagna elettorale non l’ho spinto a ricandidarsi ma è stato lui che ha deciso di finire quello che aveva iniziato». Tra le mura domestiche è un continuo confrontarsi, su qualsiasi cosa, dal programma, alla strada che ha bisogno di riparazione, ai lampioni per i nuovi portici.

«La storia è lunga- prosegue- e ho sempre vissuto così. So tutta la situazione del suo lavoro anche se siamo diversi. Io mi occupo di arte lui si fa le sue cose. Ci capiamo senza darci fastidio e ho imparato a capire i suoi silenzi e i suoi turbamenti. Un po’ come una pittrice che dipinge, sta in silenzio ma osserva e comprende».

Ma non c’è solo lei al fianco dell’ex ministro. A dare una mano anche i due figli, Lucia e Pier Carlo sono non solo una famiglia ma un vero e proprio team. «Siamo una famiglia cristiana nel senso totale del termine- spiega la figlia Lucia- tutti per uno uno per tutti. Amore incrociato sulle varie diagonali. Compatti. Ognuno con le sue caratteristiche. Papà ci ha regalato una storia di vita straordinaria, se non ci fosse stato così tanto amore sono sicura che sarebbe andata diversamente».

Sessantanni, infermiera, Eva Metelkova, 60 anni, è originaria della Repubblica Ceca ed è la moglie del candidato Enrico Lauretti. «Ero tranquilla – racconta- perché lui ha sempre lavorato nelle amministrazioni pubbliche e ha anche le capacità e con Paolo, nostro figlio, siamo stati d’accordo con la sua candidatura, almeno provarci. A casa viviamo la candidatura in maniera serena l’unica cosa è che lo vediamo un po’ meno ma ci siamo abituati perché lui lavora sempre tanto».