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Festa della Liberazione, le celebrazioni del 25 aprile nel Comune di Vallecrosia

25 aprile 2023 | 14:10
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«Ringrazio coloro che hanno combattuto per noi e coloro che ogni giorno si impegnano per aiutare il prossimo», ha affermato Biasi

Vallecrosia. Questa mattina, in occasione dell’anniversario della liberazione d’Italia che si celebra il 25 aprile, l’amministrazione comunale di Vallecrosia ha voluto commemorare i caduti depositando delle corone d’alloro ai monumenti presenti sul territorio comunale.

Per onorare la memoria di tutti coloro che hanno combattuto, l’omaggio è stato deposto presso il monumento presente nei giardini pubblici di via San Rocco, quello dedicato agli Alpini sito in via Don Bosco, quello dedicato ai Marinai sul lungomare e, sempre sul lungomare, quello dedicato ai Partigiani del mare. Inoltre, la corona d’alloro è stata depositata anche al cippo dei Partigiani nel cimitero e presso la lapide dei caduti nel centro storico.

Presenti all’incontro anche i candidati sindaci Quesada e Perri, il consigliere regionale Veronica Russo nonché le autorità civili, militari e religiose come ad esempio, l’associazione Ampi, l’associazione Marinai d’Italia, l’associazione Alpini, la croce azzurra, la protezione civile, i sindacati e le forze dell’ordine.

«In questo momento e soprattutto il 25 aprile mi sento ancor di più italiano, ed esserlo significa in primis non dimenticarsi del fatto che alcune persone si sono sacrificate e hanno combattuto proprio nel momento in cui siamo stati invasi, proprio quando qualcuno pensava che con la sopraffazione avrebbe potuto toglierci la libertà di pensiero, di espressione e di vita», afferma il sindaco Armando Biasi e aggiunge:

«Molte delle persone che vediamo nella stele hanno donato la loro vita per garantire a noi, ai nostri figli e ai nostri nipoti la libertà. Ma allora cos’è la libertà? Ne esistono di diverse forme e la più alta si verifica proprio quando sei pronto a sacrificarti, e per questo, oggi, ringraziamo chi ha compiuto questo gesto.

Sempre di più le libertà passano da quella totale a quella di espressione, condivisione e a quella di evitare la sopraffazione. Oggi, in questi tempi moderni, è importante riflettere su ciò a cui assistiamo: alle guerre non solo in Europa ma in tutto il mondo. Ad oggi siamo tutti attenzionati dalla guerra in Ucraina, ma solo pochi giorni fa anche in Africa è ripartita un’altra guerra dove ci sono ulteriori tipi di sopraffazione.

Cosa possiamo fare? Noi ora possiamo fare tanto oppure poco: il poco deriva dal fatto che si continui a pensare che la libertà sia un atto dovuto e che sia qualcosa che si possiede a prescindere, continuando a fare della nostra quotidianità gli indifferenti, continuando a puntare il dito al prossimo e non avendo quel principio di condivisione, di sussidiarietà e di mutuo aiuto. Dal mio punto di vista invece, osservo una società moderna che tenta costantemente di togliere la libertà altrui attraverso la demagogia o attraverso l’idea che esista la possibilità di attaccare sempre il prossimo per trarne un privilegio.

Quando dico che mi sento italiano, intendo sottolineare che mi sento italiano nel ricordo del passato, del presente, ma dobbiamo impegnarci per il futuro: ogni giorno ci dovremmo alzare per fare il nostro compito quotidiano inteso come sommatoria di impegni di ciascuno nelle proprie funzioni di ruolo, ma anche nelle azioni di uomini e donne che ogni giorno si devono impegnare ad alzare l’asticella della democrazia. Diamo sempre tutti per scontato che la democrazia sia un atto dovuto, ma non è così. Nella visita del prefetto è capitato uno spunto di riflessione interessante, in merito all’intelligenza artificiale e come vi sia il rischio che essa possa toglierci delle libertà.

A questi uomini e alle donne che hanno perso la vita va dato il nostro senso di ricordo: quando parliamo con i giovani e i ragazzi, molte volte chiediamo loro se si ricordano che cosa sia il 25 aprile. A furia di non ricordare anche in momenti conviviali l’importanza della libertà, rischiamo di sprofondare nella non memoria e che questa ci possa riportare a momenti non felici. Il rischio di oggi non è manifestato tanto tramite le armi, quanto la sopraffazione attraverso la quotidianità che può portare le persone ad uscire per fare del male. In realtà noi dobbiamo essere bravi a riprendere in mano il bene, l’amore, perché allontanandoci troppo dai principi ci allontaniamo dalla libertà.

Per questo io ringrazio tutti coloro che si alzano, si svegliano e si impegnano per il nostro Paese, per l’Italia, perché qualcuno si è alzato e non è più tornato a casa, un previlegio che ancora noi possediamo. Ringrazio coloro che hanno combattuto per noi e coloro che ogni giorno si impegnano per aiutare il prossimo».

Dopo l’intervento di Biasi è stata data la parola alla segretaria provinciale della Cisl Antonietta Pistocco che ha affermato: «Importante ricordare, celebrare, testimoniare il valore e il coraggio l’abnegazione di chi, a scapito della propria vita, ha contribuito a liberare l’Italia dal nazifascismo. Nell’estremo ponente, partigiani, pescatori, operai, studenti, militanti, civili, preti, scrittori, donne hanno dato vita ad una resistenza coraggiosa caratterizzata da una difficoltà estrema in cui si svolgevano le operazioni e per questo, una resistenza ancora più straordinaria.

E’ bene ricordare come, alla fine del 1943, è stato instituito proprio qui, un campo di concentramento provinciale per gli ebrei dove sono stati imprigionati giovani riluttanti alla leva, persone prese in ostaggio, avversari politici, persone sospettate di collaborare con i partigiani e cinque donne ebree internate nel campo con un destino crudele: Raimonda Deivò con le figlie Mirella Pereira (20 anni) e Gabriella Pereira (12 anni) e le signore Emma Foa e Sara Franco.

Da sindacalista non posso non fare un riferimento al mondo del lavoro, una vera emergenza nazionale. I cittadini sono chiamati a concorrere alla crescita del Paese con la propria attività lavorativa che è un diritto  e un dovere, purtroppo però il lavoro non è sempre dignitoso e ben retribuito, esso è spesso a tempo determinato, stagionale, precario, a chiamata, ad intermittenza, sottopagato e somministrato per non parlare del lavoro in nero. Questo condanna i giovani a lavori saltuari oggi e alla povertà domani, quindi ad una riduzione della libertà».

Antonietta Pistocco, ha colto l’occasione anche per riflette sulla posizione della donna, sul problema dell’intelligenza artificiale intesa come fattore di rischio della libertà nonchè alle situazioni delicate che si stanno verificando in quest’epoca di modernità. Infine ha colto l’occasione per ricordare alcuni dei combattenti che si sono sacrificati per la nostra libertà: Pasqualino Fontana, Carlo Bertelli, Amalberti Alitio, Fantoni Giuseppe, Ferraro Armando, Furin Virginio, Guglielmi Alberto, Leone Francesco, Valgoi Antonio.