A lezione

Ventimiglia, procuratore Lari e magistrato della Dna Canepa incontrano gli studenti: «Ecco come voi potete sconfiggere la mafia»

Incontro organizzato da Libera per presentare il volume "Punto a capo. Storia ed evoluzione di mafia e antimafia in Liguria"

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Ventimiglia. «Cosa potete fare? Potete fare moltissimo. In primo luogo informarvi, come state facendo. In secondo luogo orientare il vostro comportamento quotidiano alla legalità. La legalità parte dalle piccole cose. Avere fiducia nelle istituzioni. Mi riferisco anche a piccoli episodi di bullismo a cui magari assistete, dovete fidarvi dei vostri educatori e riferirli. E anche evitare di fumare uno spinello, perché anche lo spinello alimenta il grande mercato delle droghe. Non è una questione moralistica, è una questione di cominciare dal basso». E’ l’invito che il magistrato Anna Canepa, sostituto procuratore della Dna (direzione nazionale antimafia, ndr), ha rivolto agli studenti delle scuole superiori di Ventimiglia che si sono recati stamani al teatro comunale per ascoltare il suo intervento, e quello del procuratore capo di Imperia Alberto Lari, in merito alle mafie in provincia di Imperia.

Un incontro, quello odierno, organizzato da Libera con il supporto delle scuole, in cui è stato presentato il volume “Punto a capo. Storia ed evoluzione di mafia e antimafia in Liguria”.

Nata e cresciuta a Ventimiglia, dove ha frequentato le scuole, Anna Canepa ha raccontato la sua esperienza lavorativa ai ragazzi presenti, parlando del suo primo incarico, nel 1989, a Caltagirone in Sicilia, dove è rimasta tre anni prima di essere allontanata per motivi di sicurezza, visto che nel 1992, un pentito le ha rivelato la mafia stava preparando un attentato con dell’esplosivo allo scopo di ucciderla. Dalla Sicilia, il magistrato torna in Liguria, a Genova, e continua a occuparsi di mafia. Da qui, dopo diversi anni, raggiunge Roma dove attualmente lavora nella direzione nazionale antimafia.

«Le mafie – ha detto ai giovani – Non si sconfiggono né con la polizia giudiziaria né con l’autorità giudiziaria, che comunque fanno un grande lavoro, si sconfiggono conoscendo i problemi ed è quello per cui siamo qua. Si sconfiggono conoscendo le ragioni del perché si radicano in questi territori e conoscendo le problematiche. Questa non è perdita di tempo, è educazione».

Parlando della Liguria, il magistrato ha ricordato la presenza di quattro locali di ‘ndrangheta di tutta la Liguria. 
«Tengo a sottolineare – ha detto – Che la Liguria veniva vista come terra di buona opportunità lavorativa, soprattutto nel dopoguerra, quando sono state fatte le autostrade, quindi c’era lavoro, c’era il florovivaismo, era vicina alla Francia quindi c’era possibilità di andare a lavorare anche là. La buona parte della migrazione, che ha visto arrivare intere famiglie di calabresi, è formata da gente molto perbene. Quando sono arrivati, invece, i mafiosi, si sono trovati una comunità che, suo malgrado, li ha accolti». 
Ma i mafiosi hanno raggiungo la Liguria anche per un altro motivo: «I mafiosi sono arrivati da queste parti anche attraverso un provvedimento, che è stato veramente improvvido, quello del confino: si pensava di poter sradicare i mafiosi, portarli via dal proprio territorio, spostandoli altrove. In questo modo invece si è esportata la mafia: questa è una delle ragioni per cui si è radicata in Liguria».

Quella che si vive in Liguria, così come nel nord Italia è una «mafia silente, mafia invisibile perché non ha più bisogno di manifestazioni eclatanti come ha fatto al sud dove doveva conquistare il territorio. Qui conquista le imprese, rinveste in attività (traffico di rifiuti, ad esempio)».
Nel libro presentato, ci sono capitoli proprio su questi argomenti, così come sul confronto tra mafia e politica, il discorso che riguarda le eco-mafie in Liguria e i beni confiscati.

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